Tra le tanti affermazioni discutibili che il regista di Joker Todd Phillips ha rilasciato in questi giorni, infiammando la stampa e l'opinione pubblica, se ne registra una che pare quasi una scusante per il suo momentaneo addio alla commedia, genere che lo ha lanciato. Secondo il regista siamo in un'epoca di correttezza politica così estrema che è diventato impossibile ridere e far ridere senza finire per offendere qualcuno.
Certo in questo senso qualche deriva preoccupante la si percepisce dentro e fuori il mondo del cinema ed è più che lecito chiedersi se sia giusto o meno porre dei limiti all'espressione artistica (discorso che lo stesso Joker è tornato a sollevare). L'affermazione di Phillips sulla comicità odierna però si sgonfia come un soufflé appena si dà un'occhiata alle uscite cinematografiche della settimana. Lontana dei clamori di Joker approda infatti al cinema una commedia che dimostra quando la visione del regista sia limitante e limitata. Non succede, ma se succede... (lo stucchevolissimo titolo italiano di Long Shot) dimostra che è sempre possibile sfidare lo status quo della politica e del comune sentire, risultando irriverenti.
Il procedimento, che richiede una netta ricalibratura ironica con il variare della sensibilità collettiva, è ben diverso (e ben più complesso) dell'essere oltraggiosi, irrispettosi o offensivi. Lo prova ancora una volta Seth Rogen, a cui dobbiamo anche questa inedita Charlize Theron, vincente nei panni comici e romantici quanto in quelli drammatici.
Casa Bianca a parti invertite
Ci vuole un po' di tempo a spogliare Non succede, ma se succede... di tutti i suoi strati narrativi, dei suoi personaggi brillanti e delle sue parentesi comiche, fino a vedere con chiarezza la natura dell'operazione. Ridotto ai minimi termini, Long Shot si rivela la riproposizione di un grandissimo classico della commedia romantica statunitense: la storia d'amore presidenziale alla Casa Bianca. Non è chiaro sin dall'inizio quanto si sia dalle parti di Presidente, una storia d'amore e Dave, presidente per un giorno perché il film si presenta da subito come una commedia la cui identità è fortemente influenzata dalla presenza come attore e produttore di Seth Rogen.
Anche sotto questo aspetto però le cose sono differenti rispetto al recente passato. Nei panni di un giornalista ebreo dalla rigida morale professionale e dal più che liberale utilizzo di droghe, Rogen fa un'analisi del suo personaggio tipo. L'attore rende sé stesso il primo bersaglio delle battute più taglienti del film, tirando fuori tutto il cinismo e il nichilismo celato dietro le sue stesse posizioni progressiste e liberal.
Come personaggio (e probabilmente come persona) Rogen è più introspettivo e critico che mai verso sé stesso, dando al film una profondità che manca altrove e che lo aiuta a essere qualcosa di più di una semplice commedia scorretta.
Ridere consapevolmente
Al suo fianco c'è Charlize Theron, che dimostra di funzionare molto bene anche in un contesto comico. La sua Segretaria di Stato degli Stati Uniti subisce un vaglio più superficiale rispetto a quello di Rogen, il che le permette di mantenere un certo approccio idealista e propositivo, garantendo una buona dose di levità alla pellicola. L'attrice di Monster riesce senza apparente sforzo ad essere una giovane politica elegante e perfetta sempre sull'orlo di una crisi di stato, di nervi o di sonno (scacciata a suon di micropisolini da consumarsi ad occhi aperti e in piedi). Grazie all'attenta costruzione del personaggio, Theron conquista il pubblico pur incarnando il long shot del titolo originale; la donna per bellezza, potere e intelletto assolutamente fuori dalla portata del protagonista. L'attrice risulta credibile sia mentre risolve una crisi diplomatica in Medio Oriente da strafatta di pasticche sia mentre balla un tango appassionato con il bizzarro premier canadese, uscendo indenne dai passaggi politici più favolistici della pellicola.
Certo manca una bella dose di concretezza a Non succede, ma se succede... per essere davvero incisivo o proporsi come classico del genere. Tuttavia si ride dei personaggi e un po' di sé stessi, si sogna una liaison presidenziale romantica e si sovverte l'ordine naturale del Mr President e della sua Marylin, in un ribaltamento di ruoli che oltre che ad essere fresco, è realizzato senza risultare stucchevole o forzoso. L'improbabile duo di protagonisti funziona davvero bene, tanto che al regista Jonathan Levine non rimane che fare lo stretto necessario per portare a casa il film.
Questa commedia dimostra la superficialità dell'obiezione di Todd Phillips: certo che si può fare ancora comicità scorretta, anzi, la si può mescolare persino con la commedia romantica senza mitigarne la forza. Bisogna però essere disposti a lavorare innanzitutto su sé stessi e scrivere tanto e bene, non accontentandosi pigramente del primo bersaglio stereotipato che si incontra sul cammino, dell'offesa o dello stereotipo che usano la risata come arma contundente.
Non succede, ma se succede...è nei cinema italiani dal 10 ottobre 2019.
Commento
Voto di Cpop
70Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!