Fuori dal tempo e dal mondo. Difficile trovare una definizione migliore per Jack Reacher, l’investigatore partorito dalla mente di Lee Child. Dopo una prima versione cinematografica con il volto di Tom Cruise, non propriamente gradita da Child, Prime Video ha visto nel titanico Alan Ritchson il perfetto interprete di Reacher. Il successo della prima stagione di Reacher ha propiziato una seconda stagione, arrivato lo scorso 15 dicembre su Prime Video, con una nuova indagine che ha scavato profondamente nel passato del granitico ex-militare.
Nella precedente stagione era emersa l’anima solitaria e anacronistica di Reacher. Un tempo investigatore della polizia militare, Reacher ha abbandonato l’esercito per intraprendere una vita raminga per gli States, privo di legami ed evitando di intessere nuovi rapporti. In un mondo perennemente interconnesso, Reacher vive completamente isolato, rifiutando persino di possedere un telefono.
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Questa sua caratterizzazione ha reso il personaggio di Child una figura particolarmente affascinante, reduce di un mondo analogico che, proprio grazie a questo suo essere fuori dal tempo, si basa su un approccio deduttivo, non disdegnando di utilizzare i muscoli quando necessario.
Reacher 2: il passato di Reacher al centro della sua nuova indagine
Dopo averci fornito questo ritratto di Reacher, dando una visione malinconicamente coriacea dell’ex militare, con i nuovi episodi viene acuita la dimensione emotiva di Reacher, basandosi proprio sulla sua solitudine e la scelta di abbandonare una vita sociale. Ispirandosi all’undicesimo romanzo della serie di Child, Vendetta a Freddo (Bad Luck and Troubles), si scava nel passato di Reacher, rendendo i suoi trascorsi militari fondamentai per un’indagine che tocca Reacher personalmente.
Durante il suo solito girovagare per gli States, Reacher viene raggiunto da un messaggio di una sua vecchia compagna d’armi, che lo avvisa che un loro commilitone è stato ritrovato in circostanza poco chiare, ma che indubbiamente conducono a una sola ipotesi: omicidio. Questo lutto colpisce duramente Reacher, che decide di non lasciare alle autorità l’indagine, portandolo a intraprendere una missione di vendetta personale che affronta assieme alla sua vecchia squadra.
La morte del primo compagno d’armi si rivela un punto di partenza che rischia di coinvolgere l’intera unità di Reacher, quando anche altri due membri sembrano sparire nel nulla. A complicare l'indagine off the record interviene Russo, detective della polizia di New York, che mal tollera la presenza di un cane sciolto come l’ex investigatore militare, mettendosi inizialmente in aperto contrasto con Reacher e la sua squadra.
La seconda stagione di Reacher si discosta, sul piano delle relazioni interpersonali dai precedenti episodi, ma conferma che la produzione di Prime Video vanti una scrittura curata, che rendere le indagini di Reacher il cuore di una serie crime che non si limita alla mera speculazione investigativa, ma che rende la caratterizzazione del protagonista centrale in ogni passaggio. Per sua natura, Reacher sembra a un primo impatto un residuo di una visione machista degli anni ’80, ma nei suoi dialoghi e nei suoi modi ruvidi e spicci traspare invece una personalità monolitica e regolata da rigidi principi, da cui trapela anche una fragilità inattesa. Nel cercare una risposta alla misteriosa morte di un suo compagno di armi, Reacher deve affrontare la conseguenza delle proprie scelte, che vengono rivelate allo spettatore con una serie di flashback che non minano la vis umorale del protagonista, ma anzi ne esalta l'aspetto malinconico che abbiamo visto trasparire anche nella serie precedente.
La scelta di attingere a un romanzo come Vendetta a freddo risulta vincente per la serie, che ha modo di stupire lo spettatore presentando lati inediti di Reacher. Non solamente tramite i ricordi del passato di Reacher con i suoi commilitoni della 110th, ma anche nei momenti di nostalgico ricordo, in cui domande personali spingono Reacher a riconsiderare le sue scelte. Mentre tutti i suoi ex colleghi sembrano essere andati avanti con le loro vite, Reacher appare sempre più come un uomo cristallizzato nel tempo, forse per la prima volta consapevole delle proprie, sofferte scelte. Eppure, questo suo attaccamento al proprio codice morale è il motore di una rimpatriata forzosa che si risolve con una caccia all'uomo che si fonda su un senso di onore e famiglia che pone Reacher e la sua squadra oltre i limite della legge. Una consuetudine per Reacher, che in questo caso si sposa con la presenza del detective Russo, poliziotto newyorkese, che vive un'appassionante rivalità con Reacher, fondata su un contrasto muscolare e caratteriale sfruttata al meglio dagli sceneggiatori.
L’espressione solida di Alan Ritchson, perfetta nel trasmettere la compressa personalità di Reacher, si apre a sorprendenti momenti di rimpianto e di malinconia. Una ricchezza emotiva inattesa e piacevole, che ben si sposa alle dinamiche più corali di questa indagine, alimentate dalla presenza di commilitoni che, grazie a una conoscenza intima di Reacher, creano situazioni divertenti e amicali, inattese considerato la caratterizzazione del personaggio. E pur creando questa apparente dissonanza con quanto visto in precedenza, Reacher non perde di coerenza, rimane fedele a sé stesso, risultando quasi più definito nei suoi tratti salienti proprio grazie a questi frangenti di cameratismo.
Vendetta e rimpianti per la nuova indagine di Reacher
Oltre all’aspetto prettamente emotivo, gli episodi della seconda stagione di Reacher non mancano di concentrarsi sull’aspetto investigativo del personaggio. Come accaduto nella precedente stagione, Reacher non agisce da solo, ma se in precedenza questa interazione risultava forzosa e spesso complicata da una fiducia da costruire, la ricostituita unità degli Investigatori Speciali opera secondo una rodata prassi, concedendosi però di ironizzare e punzecchiarsi, sfruttando una familiarità libera ora da vincoli di grado.
Fedele alla cifra narrativa della serie, non mancano scene action in cui la fisicità di Ritchson domina la scena. Come in precedenza, non assistiamo a combattimenti coreografici o con sfoggio di grandi acrobazie, la matrice militare dell’ambientazione privilegia scontri tatticamente rapidi e spartani, con soluzioni che puntano coerentemente all’efficienza. Un’identità stilistica perfettamente assimilata dalle scelte registiche, tramite movimenti di camera che assecondano l’azione muovendosi in parallelo all’azione stessa, acuendo un senso di esplosività che trasmetta la rapidità delle scene. Il tutto trasmettendo una violenza pratica e funzionale, con rari momenti di ferina crudeltà legata soprattutto alla vendetta che anima questa indagine, in cui persino il compassato Reacher si concede una personale, graffiante soddisfazione.
Dopo la visione della seconda stagione di Reacher, il roccioso investigatore interpretato da Alan Ritchson riesce a riamnere fedele a se stesso, pur mostrando aspetti profondamente diversi dalla sua precedente indagine. Ne esce una figura meno misteriosa rispetto alla sua prima apparizione, ma al contempo più affascinante e umana, capace di non rinunciare ai propri principi, muovendosi in un mondo frenetico con un passo pacato, asincrono con la massa umana che lo circonda. E forse, il miglior ritratto di Reacher è racchiuso nella parole del suo amico O' Donnel:
Sai Reacher, quando ho scoperto che tu girovagavi quello che hai in tasca, ho pensato che ti fossi bevuto il cervello. Ma c'è una parte di me, che crede che tu sia l'unico tra noi che ha capito tutto .
Commento
Voto di Cpop
80Pro
- Rispetto del personaggio
- Dinamica corale ben integrata nelle meccaniche della serie
- Primi episodi promettenti
Contro
- Da vedere come saranno uniti tutti gli indizi dei primi episodi
- Ritchson a volte troppo rigido in scena
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