Stasera in TV c'è L'Arminuta: è una storia vera? Cosa c'è dietro il film di successo

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Autore: Carlo Lanna ,

L’Arminuta è il film di Giuseppe Bonito ispirato all’omonimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio (edito da Enaudi). Un film di rata bellezza, attualissimo anche se è ambientato negli anni ’70, e che è stato capace di conservare tutto il fascino e la bellezza del libro di riferimento. Un’operazione non facile da portare sul grande schermo, ma il regista è stato capace nel fotografare l’essenza stessa del romanzo, traslando al cinema una storia universale di formazione e di crescita di una tredicenne.

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Stasera sabato 13 luglio in TV su Rai3 c'è L'arminuta dalle 23.15

Il significato del titolo L'Arminuta

L’Arminuta ha un significato molto particolare. Termine dialettale del vernacolo abruzzese, sta a indicare “la ritornata” o più in particolare “la restituita”. Un termine che spiega alla perfezione il significato che c’è dietro al film.

Ambientato proprio nell’entroterra abruzzese, l’Arminuta è una ragazzina di 13 anni che viene restituita ai genitori che, informalmente, l’avevano adottata. All’epoca, durate gli anni ’70, non c’era ancora una legge sull’adozione che è entrata in vigore in Italia solo nel 1983. E così la giovane, trascinata in una realtà nuda, cruda e senza un futuro, si trova costretta ad affrontare la sua condizione di ritornata in una terra che deve ancora imparare a conoscere.

L’Arminuta è una storia vera? Ne parla l’autrice del libro

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Prima del film c’era il libro di Donatella di Pietrantonio che nel 2017, anno in cui è stato pubblicato, ha ricevuto un buon consenso da parte del pubblico e della critica. Un successo che ha portato l’autrice a vincere anche il Premio Campiello. È un romanzo commuovente che rievoca una parte della nostra storia recente con un tratto potente e una scrittura ruvida. Non è liberamente ispirato a un fatto di cronaca, ma la Di Pietrantonio afferma che l’Arminuta è una storia che racconta l’Abbruzzo in cui ha vissuto da giovane e lo spiega in un'intervista rilasciata a Donna Moderna.


Quando ero piccola gli adulti raccontavano di bambini che le famiglie povere e numerose cedevano a coppie sterili perché li crescessero. Il romanzo è nato dal ricordo di queste storie e dal mio interesse per i temi della maternità e della relazione madre-figlia.

L’autrice oggi ha 59 anni e ancora non si rende conto del grande successo che ha ottenuto con l’Arminuta. Il libro, come il film, è un lascito per le generazioni future. Una storia per non ripetere gli errori del passato e cristallizzare nel tempo gli usi e costumi di un’Italia che, all’epoca, non riusciva proprio a dimenticare le sue tradizioni più particolari.

In un ambiente dove il senso del dovere e il sacrificio erano valori molto forti. Le donne lavoravano nei campi di giorno e la sera, quando scendeva il buio, rientravano in casa e sbrigavano le faccende. Il tempo per stare con i figli, il tempo per le coccole, era molto limitato. E noi bambini trascorrevamo le giornate in questo continuo desiderio di madre.

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L’Arminuta è il suo terzo romanzo. Prima è stato pubblicato Mia madre è un fiume e Bella Mia per Elliot edizioni. Poi la storia della ritornata per Enaudi e Borgo Sud, mandato in stampa nel 2020.

Scrivo perlopiù dalle 5 alle 7 di mattina, quando in casa tutti dormono, anche il cane e i gatti. Ma non sempre, solo quando ho qualcosa da raccontare. Non sono una scrittrice metodica. Scrivere è un modo di tirare fuori ciò che mi agita e mi addolora. Ora che ho dei lettori, anche per condividere contenuti personali.

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