L'assassinio di Gianni Versace, la narrazione del quarto episodio

Autore: Chiara Poli ,

La TV di nuovo. Un servizio televisivo ci parla della città di Minneapolis - ambientazione principale di questo quarto episodio de #L'assassinio di Gianni Versace, per ricordarci che siamo di fronte a fatti realmente accaduti, benché trasformati dalla narrazione. E per ricordarci che il filtro della telecamera, allora come oggi, ci mostra una ricostruzione non oggettiva degli eventi.

Minneapolis in questa storia è una città importante: la città in cui Andrew Cunanan si trasforma in un assassino. Ripetutamente. Ed è senz'altro lui, Andrew Cunanan, il protagonista assoluto di questa seconda stagione di American Crime Story. Perché si tratta dell’assassinio di Gianni Versace, non della sua vita. Del suo assassinio e del suo assassino.

Il primo omicidio di Andrew Cunanan

L’escalation della follia di #Andrew Cunanan ci viene mostrata episodio dopo episodio, con un viaggio fra presente e passato che ha una sola, inevitabile conclusione. Ma è così ben costruito, questo viaggio, da illuderci. Illuderci che Cunanan, ricercato per 4 omicidi, venisse fermato prima di arrivare a Casa Casuarina. Illuderci che il percorso della sua follia fosse solo un brutto sogno. Illuderci che la storia possa cambiare adesso, davanti ai nostri occhi.

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Ma non è così che American Crime Story finirà.

Finirà come tutti sappiamo, perché il suo scopo è uno solo: raccontarci l’orrore dell’odio, del pregiudizio, della follia. Delle menzogne, dell’invidia e della gelosia. L’orrore di quando i brutti pensieri e i sentimenti peggiori si trasformano in azioni. Sì, Andrew Cunanan è il protagonista assoluto di questo racconto - tratto dal libro di Maureen Orth: Il caso Versace  - La storia, i protagonisti, il mistero, edito in Italia da TRE60 - perché la storia che ci viene mostrata è la storia della sua discesa all’inferno. E della nostra, insieme a lui. E alle sue vittime.

La scena in cui Cunanan avvolge in un tappeto il cadavere dell’unico amico che abbia mai avuto, l’amico che egli stesso ha ucciso a martellate, ha un valore altamente simbolico: Andrew Cunanan aveva la capacità di compiere atrocità e poi, semplicemente, di nasconderle alla propria vista. Gli bastava questo per dimenticare. Era sufficiente per rimettere tutto in ordine. Esteriormente, almeno.

Le immagini del quarto episodio di American Crime Story

La discesa all'inferno di American Crime Story 

Non sappiamo davvero dove siano andati Andrew e David, che era di fatto tenuto in ostaggio. Sappiamo però che, prima che Cunanan diventasse uno dei maggiori ricercati del Paese, c'è voluto un po' di tempo. Troppo tempo. I detective si comportano come fanno sempre: si basano più sulle proprie deduzioni che sulle prove oggettive. La rivoluzione C.S.I. deve ancora arrivare. E all'epoca funzionava così.

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Nessuna analisi e nessuna squadra scientifica - non prima di aver ottenuto un mandato, almeno. Niente di niente, perché una legge incomprensibile (la perquisizione illegale che porta i detective ad andarsene dopo la scoperta del cadavere di Jeff) e un modus operandi, nei modi e nei tempi, che forse costa la vita a David Madsen. E e a tutte le altre future vittime di Cunanan.

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Ma la colpa non è dei detective. Perché negli anni ’90 funzionava così. E il flashback su David bambino a caccia col padre, anche questo puramente narrativo, ha un solo scopo: mostrarci la sensibilità di un ragazzino che sarebbe diventato un uomo dolce e sensibile, incapace di reagire i maniera aggressiva. Anche di fronte alla minaccia di una pistola.

E c’è di più: David era terrorizzato all’idea che Andrew facesse del male a qualcun altro. Di conseguenza, si comportava in modo docile per tenere sotto controllo la sua follia.

Ancora una volta, i dialoghi fra Andrew e David durante la fuga sono il frutto della fantasia degli autori: nessuno può sapere davvero cosa si fossero detti. Eppure, non è difficile immaginare che Cunanan ripetesse realmente, magari anche credendoci, che non avrebbe mai fatto del male a David.

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In fondo, era l’unico uomo che avesse mai amato… Se solo Andrew Cunanan fosse stato davvero in grado di amare qualcuno. L’amore, in questa seconda stagione di American Crime Story, è uno snodo fondamentale: ad amare, ad amare davvero, sono solo le vittime di Cunanan. Eterosessuali, omosessuali, non importa: l‘amore è amore.

E l’unica cosa realmente discriminante riguarda il protagonista assouto. Un uomo incapace di amare. Di capire l’amore. O di rispettarlo.

Il quinto episodio di #American Crime Story vi aspetta venerdì prossimo solo su FoxCrime. 

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