Da settimane, TikTok e Instagram pullulano di personaggi dal nome improbabile come Trallalero Trallalà, Bombardiro Crocodilo o Tung Tung Sahur. Non provengono da fumetti, film o videogiochi, ma sembrano emersi da un sogno surreale partorito da intelligenze artificiali impazzite.
Li troviamo in video ipnotici, montaggi sonori martellanti e narrazioni nonsense che catturano l’attenzione per la loro totale imprevedibilità. Ma cosa significa davvero brainrot? E perché sta diventando una cifra espressiva così potente, soprattutto tra i giovanissimi?
Questo articolo prova a fare ordine nel caos creativo di questo nuovo trend culturale, esplorandone le origini, i protagonisti, e le implicazioni più profonde, tra satira, linguaggio generazionale e intelligenza artificiale
Cos’è il brainrot (italiano)?
Brainrot, letteralmente “marciume cerebrale”, nasce nelle community online anglofone per descrivere lo stato mentale in cui ci si ritrova dopo ore passate a consumare contenuti surreali, ripetitivi, apparentemente privi di senso. Non un insulto, ma un’etichetta ironica per una realtà molto diffusa nell’epoca del feed infinito. Scrolli, ridi, condividi, e poi ti chiedi: perché sto guardando per la settima volta un video di un coccodrillo parlante che urla “Vongole da guerra”?
Nella sua versione italiana, il brainrot si trasforma in un genere pop a sé stante: visivo, delirante, sfrontato. Un’esplosione di immagini generate da intelligenze artificiali, audio remixati con accenti improbabili e creature tanto ridicole quanto iconiche. L’estetica è spinta all’estremo: colori psichedelici, animazioni traballanti, voci distorte e nomi al limite del demenziale come Trallalero Trallalà, Bombardiro Crocodilo o Tung Tung Sahur (già cult nelle battaglie tra amici sotto ai post su TikTok).
Più che uno scherzo virale, è diventato un vero linguaggio alternativo, che sovverte le regole della narrazione classica per crearne una tutta nuova, in cui l’assurdo è la norma. I personaggi hanno valori di gioco esagerati, si affrontano in storie epiche improvvisate, e diventano totem digitali per chi li riconosce e li condivide (un po’ come le figurine Panini, ma dopo averle lasciate in acqua e Red Bull per 3 giorni). In sintesi: il brainrot è internet che si prende gioco di sé. E noi, da spettatori, siamo sempre più complici (e a volte anche un po’ dipendenti).
Come nasce un personaggio brainrot
Nessuno sa davvero come o perché nasce un personaggio brainrot. Non c’è uno studio di design dietro, né una sceneggiatura ben scritta. C’è invece l’AI – spesso Midjourney, ma anche DALL·E, Leonardo AI o generatori vocali – usata senza troppi filtri e con un gusto dichiaratamente “sbagliato”. Il processo creativo è più simile a quello di una jam session tra algoritmi impazziti che a un progetto editoriale vero e proprio.
Tutto parte da prompt deliranti: "cane con mitra laser sul dorso, occhi a cuore, ambientazione medievale ma con colori fluo”. Da lì l’immagine prende forma, magari viene animata, doppiata con voce robotica che imita un italiano da cartone animato anni ’80, e infine montata con un audio reggaeton distorto o un loop vocale ipnotico. È così che nascono Bombardiro Crocodilo, Porcospino Gamberetto, Padre Spinello o Regina delle Vongole Armate (non ci stiamo inventando niente, giuriamo).
A volte è proprio l’errore a generare la perla. Una gamba in più? Benissimo, lo renderà più forte. Una faccia da gelato fuso? Perfetto, sarà il cattivo della lore. I creatori (che poi spesso sono ragazzini o creator digitali semi-anonimi) non correggono: esaltano il difetto, lo rendono iconico. E il pubblico segue. Memorizza, ridisegna, trasforma in sticker e persino in carte da gioco.
Il bello – o il terribile, a seconda di quanto tempo hai già passato su TikTok oggi – è che ogni contenuto brainrot sembra uscito da un universo coerente… che però nessuno ha davvero deciso (un po’ come l’MCU, ma in trip acido).
I Brainrot italiani più famosi
Nell’universo del brainrot italiano, alcuni personaggi sono diventati rapidamente ricorrenti, riconoscibili e condivisi in centinaia di video, remix e varianti. Il loro successo deriva dalla combinazione di nomi improbabili, estetica AI generativa e dinamiche tipiche della viralità social. Qui di seguito analizziamo i più emblematici.
Trallalero Trallalà è probabilmente uno dei primi volti del fenomeno. Apparso su TikTok già a inizio 2025, è raffigurato come una creatura antropomorfa simile a uno squalo, ma con tre gambe umane, spesso in corsa o in movimento dinamico. La figura è accompagnata da una narrazione audio che enfatizza la sua velocità, il suo potere e la sua unicità, con valori “maxati” in stile carta da gioco. I video a lui dedicati si caratterizzano per effetti sonori da arcade anni ’90, grafiche colorate e montaggi ipnotici. Il suo nome viene declamato più volte con enfasi teatrale, diventando una firma sonora del brainrot stesso.
Bombardiro Crocodilo nasce da un incrocio visivo e linguistico tra l’immaginario militare e quello animale. La sua immagine, generata da AI, raffigura un essere rettiliano con elementi meccanici, simile a un coccodrillo armato. Il personaggio è protagonista di video che lo inseriscono in “battaglie” contro altri brainrot, dove viene presentato come “inarrestabile”, “invincibile”, o dotato di “poteri assoluti”. Il tono è sempre epico, parodico, e volutamente sovraccarico. Il successo del personaggio è legato anche al contrasto tra la serietà delle descrizioni e l’evidente assurdità della creatura stessa.
Tung Tung Sahur è un caso a parte. Il nome deriva da un’onomatopea realmente usata in alcune culture islamiche per segnare l’orario del pasto all’alba durante il Ramadan. Nella sua declinazione brainrot, viene trasformato in una sorta di figura rituale, rappresentata come un totem ligneo, spesso con un bastone, che ripete ciclicamente il proprio nome in tono grave e ipnotico. Il suono stesso, unito alla figura fissa, ha dato vita a numerosi video remix dove il personaggio assume una funzione quasi “mistica” o da capo culto. È uno dei meme più riconoscibili per sonorità e ripetizione.
Ballerina Cappuccina, infine, è un personaggio emerso intorno a febbraio 2025, nato con ogni probabilità da prompt visivi come “ballerina italiana con cappuccino”. Il risultato è una figura femminile in abiti da danza classica, con una tazza di cappuccino fumante al posto della testa. L’effetto straniante è accentuato dalla scelta di accompagnare le immagini con musica classica o poetica, alternata a frasi surreali sulla bellezza e il sacrificio. A differenza di altri personaggi più aggressivi o grotteschi, la Ballerina viene trattata quasi con reverenza estetica, in una forma di brainrot “lirico”.
Futuro del brainrot o brainrot del futuro?
È difficile dire quanto durerà questo trend, ma è certo che il brainrot italiano ha già lasciato un’impronta. Ha contaminato linguaggi, generato comunità e trasformato l’assurdo in estetica. Ora, con l’arrivo del Trading Card Game ufficiale, il brainrot non è più solo uno sfogo virale sui social: si fa prodotto, si fa collezione, si fa economia.
La confezione, i personaggi e le regole esagerate delle carte “Skifidol - Universo Psicheledico” ad esempio, mostrano chiaramente quanto il brainrot stia impastando l’immaginario pop contemporaneo: dai video generati con l’AI fino alla materializzazione in edicola. È l’assurdo che diventa tangibile, da sfogliare, scambiare e collezionare. Ed è proprio qui, tra nonsense e marketing, che il fenomeno ci costringe a riflettere: siamo davvero noi a usare i meme, o sono i meme a usare noi?
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