Il mondo intero guarda a Greta Thunberg come una paladina della giustizia ambientale ma noi, in Italia, abbiamo un altro nome a cui fare riferimento: Federica Gasbarro è una delle attiviste italiane che ha saputo portare il suo messaggio in giro per il mondo e che, da qualche settimana, ha riempito gli scaffali delle librerie con il suo libro Diario di una striker. Io e Greta per il clima dalle piazze all'ONU.
Quello di Federica è un resoconto di ciò che le è accaduto negli ultimi dodici mesi, da quando ha deciso di sposare la causa e schierarsi al fianco di Greta e di tutti gli altri attivisti nella lotta contro il cambiamento climatico.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con Federica, per capire da dov'è nata questa esigenza di trasmettere agli altri il proprio pensiero e fin dove si è spinta per portare i suoi ideali.
Quand’è che è saltata fuori l’idea di pubblicare il tuo diario?
Federica Gasbarro: L'idea del Diario è nata a valle di tutte le esperienze che in circa un anno ho avuto il privilegio di vivere! Ho sempre appuntato ciò che accadeva in quel periodo, magari con brevi pensieri o frasi. Così mi sono detta: "Perché non scrivere qualcosa?". Ho pensato di poter dare coraggio a tanti ragazzi che hanno vissuto situazioni simili alle mie, di poter far capire in qualche modo la crisi che stiamo vivendo e l'importanza delle azioni. Infine, il mio intento è stato quello di chiudere lasciando qualcosa di concreto, arricchendo il tutto con spiegazioni scientifiche ma semplici e un manuale per essere sostenibili!
Cos’è cambiato da quando l’hai scritto a oggi?
Sono successe molte cose, ho viaggiato tantissimo per l'Italia/mondo. Ho girato scuole e partecipato a numerosi convegni, tra cui un simposio UNESCO nella sede veneziana, COP21 sul mediterraneo e COP25 a Madrid. Sono cresciuta molto e, entrando in contatto con ragazzi provenienti da ogni estrazione/angolo della Terra, ho avuto modo di vivere un po' delle loro vite... prendere coscienza ed imparare!

Nel tuo diario sottolinei spesso che, per quanto difficile, è importante apportare dei cambiamenti per salvare il mondo: c’è qualcosa di cui non riesci proprio a fare a meno, pur sapendo che nuoce al pianeta?
Purtroppo, mi sono accorta nel tempo che molti prodotti cosmetici sono difficilmente sostituibili. Puoi comprare cose alla spina o usare il sapone solido, però non è per tutte le cose così. Per esempio, in quanto ragazza, il mascara con una confezione biodegradabile o una valida alternativa è estremamente complesso da trovare... così come tante altre cose legate all'ambito.
Durante questo lungo anno, qual è stata l’esperienza che ti ha spaventato di più? E quale la più bella?
L'esperienza che mi ha spaventata di più è stata la consegna della borsa di studio dalla fondazione Mike perché avrei dovuto incontrare il Principe Alberto II di Monaco e parlare di fronte ad una platea composta da persone molto importanti, invitate dalla famiglia Bongiorno. Non volevo deluderli. Di belle in realtà ce ne sono moltissime, forse quella più emozionante è stata l'ONU. Primo viaggio oltreoceano, primo viaggio da sola oltreoceano, prima volta al Palazzo di Vetro con i Leader e i capi di stato di 196 paesi nel mondo. I riflettori dell'Italia, per quanto riguarda i giovani, erano puntati solo su di me. Volevano notizie in tempo reale e, con il fuso, è capitato che mi chiamassero alle 4 del mattino. Sicuramente ho sentito una bella pressione e una bella responsabilità percorrermi il corpo durante quei giorni. Di punto in bianco mi sono ritrovata in uno dei posti più importanti, per decidere le sorti del pianeta e con le principali emittenti televisive che aspettavano di sapere il primo vertice sul clima dei giovani come fosse andato e le impressioni sull'assemblea generale.
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C’è mai stato un momento in cui avresti voluto dedicare il tuo tempo a tutt’altro piuttosto che occuparti di FFF? E quanto quest’impegno ha rivoluzionato (o meglio danneggiato) la tua vita privata?
Ammetto che per i primi sei mesi sono riuscita a portare avanti sia università che attivismo, le interviste erano sempre come membro del movimento. Quindi non c'era una vera e propria attenzione su di me. Da settembre è stato tutto più complesso. Qualsiasi cosa lo è diventata, dall'incontrare le amiche per una pizza (che poverine è capitato non vedessi per un mese e mezzo) allo studiare, all'andare in palestra, vedere i genitori ... non sono stata a Roma per due giorni di fila per 2 mesi. È stato complesso, banalmente, avere una vita normale… ma rifarei ogni singola cosa! Spesso invece si è rivelato poco piacevole ricevere commenti o messaggi sui social da parte di persone che mi davano contro per il gusto di farlo. Ho cominciato a prestare un’attenzione maniacale a qualsiasi foto condividessi e a non sentirmi più molto libera. Poi nei mesi ho imparato a lasciarmi scivolare le cose di dosso. Per quanto riguarda il resto, ora pian piano, sto cercando un nuovo equilibro che mi permetta di continuare a spingere come ho fatto finora con l'attivismo, ma allo stesso tempo mi permetta almeno di studiare. Voglio laurearmi e proseguire gli studi di pari passo al resto.
Parliamo appunto dei social, un’arma a doppio taglio. Qual è stata la critica più forte, che non hai mai dimenticato?
Ce ne sono state molte che mi hanno ferita, di ogni genere o pesantezza. In questi casi preferisco lasciar correre e rispondere con gentilezza.
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Hai replicato la tua plastic free challenge?
Ancora no, ma ci sto lavorando e a breve voglio farlo più organizzata e preparata! We can do it!
Hai più visto o sentito Greta?
Cerco di disturbare il meno possibile, poveretta è sempre di corsa e circondata da gente. Ci siamo viste di persona a metà dicembre e poi, tramite un ragazzo del suo team che la segue fisicamente e conosce l'italiano, ho avuto modo di mostrarle il libro e farle tradurre delle pagine!
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Cosa prevede il tuo futuro da qui a qualche anno?
Bella domanda! Sicuramente laureata e specializzata... e a lavorare per il nostro pianeta!
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