Non ci sono terroristi né assalti kamikaze in Figli del sole, eppure è un film ricchissimo di tensione e pericoli, che tiene lo spettatore incollato alla poltroncina del cinema. Sulla carta uno si aspetterebbe il solito film drammatico di denuncia della condizione in cui vivono migliaia di bambini - profughi, migranti e rifugiati - in paesi come l'Iran. Tuttavia Majid Majidi è una vecchia volpe, perciò prende il problema alla larga, risparmiando agli spettatori l'insopportabile pornografia del dolore e della povertà esibita attraverso gli occhioni dei più piccoli. Figli del sole è quanto di più distante esista da Cafarnao - Caos e miracoli, pur trattando sostanzialmente lo stesso tema del film della regista libanese Nadine Labaki.
Il protagonista di Figli del sole è interpretato da Rouhollah Zamani, che grazie a questa splendida performance ha vinto il Premio Marcello Mastroianni. Alì è un ragazzino acuto, intelligente, sveglio, che ha già capito come gira il mondo e che modula il suo modo di agire di conseguenza. Sguardo basso e occhio lungo, a dodici anni riesce in qualche modo a provvede alla famiglia, lavorando alla giornata o rubando qua e là nei sobborghi di Teheran.
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Poi la zampata degna dello scrittore Robert Louis Stevenson: Ali scopre per caso l'ubicazione di un tesoro sepolto. Per arrivarci però bisogna per forza entrare in una scuola locale, accedere ai sotterranei e scavare un lungo tunnel a mani nude. Qui sorgono i problemi, nonostante Ali sia un ragazzino che per età a scuola dovrebbe andare tutti i giorni: come frequentare l'istituto senza destare sospetti e continuando a guadagnare soldi per la sua famiglia?
Figli del sole, il thriller iraniano in cui i ragazzini sono veri protagonisti
In questi giorni in cui il mondo guarda all'Afghanistan con preoccupazione mi è tornato in mente il film di Majid Majidi: nella banda di Ali infatti c'è un ragazzino profugo afghano, che a un certo punto viene costretto dai genitori a tornare in patria dopo aver legato con i coetanei di Teheran. È una scena straziante, come lo sarebbe a qualsiasi latitudine del mondo. Di film che parlano di minori in condizioni d'indigenza ce ne sono tanti, ma spesso puntano sull'eccezionalità drammatica della situazione, indulgendo nel pietismo e nel sensazionalismo.
Il pregio di Figli del sole è che la capacità di costruire una storia solida e che tiene alta l'attenzione dello spettatore, non mettendo sulla scena vittime da commiserare, ma protagonisti per cui tifare e stare in pena. Ali è un personaggio a tutto tondo, consumato e roso da una bramosia ossessiva per il denaro che spera gli cambierà la vita. Il suo rapporto con i soldi (o per meglio dire, con la mancanza di) è in tutto e per tutto quello di un adulto.
Quando quindi sul finale - amaro, potente, bellissimo - lo riscopriamo bambino e fondamentalmente ingenuo, è quasi uno shock. Il mondo ha costretto Alì a diventare adulto anzitempo e la sua finzione quasi ci convince, ma poi ce lo ritroviamo davanti per quel bambino che è. Sarebbe bello immaginare così i trecentomila minori che rischiano un futuro di malnutrizione e miseria in Afghanistan, secondo la denuncia dell'Unicef di queste ore.
Non come vittime per cui indignarsi un minuto e poi scordarsi, ma come protagonisti di storie pericolose e amarissime, bambini che s'ingegnano per essere adulti e sopravvivere, fino a quando non vengono messi spalle al muro con i limiti (violati) della loro età. A fare male in Korshid non è la violenza, quanto l'atteggiamento di assoluto disinteresse che Alì ha verso la scuola; un mezzo per raggiungere il suo fine, qualcosa che gli è totalmente inutile e che considera estranea, almeno fino a quando ha modo di metterci davvero piede.
Peccato per l'unica sbavatura della scena di chiusura. Anche il regista iraniano Majid Majidi si dimostra incapace di andare fino ad estreme (ma realistiche) conseguenze, indorando un po' la pillola. Pur avendo a disposizione un finale brutale e memorabile, decide di risparmiarlo al suo Alì, rifugiandosi in uno spiraglio di ottimismo.
Figli del sole arriverà nelle sale italiane dal 2 settembre 2021.
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