Il regista taiwanese Ang Lee è uno dei più importanti della sua generazione. Classe 1954, Lee ha profondamente segnato il corso cinematografico dell'ultimo paio di decenni con una filmografia che affonda le radici in riflessioni che legano indissolubilmente il rapporto che intercorre tra il passato e il futuro. La tecnologia e la sperimentazione tecnica occupano un posto di ordine primario nel suo lavoro, che intercetta le coordinate di una modernità che non cessa mai di interfacciarsi con il ruolo delle tradizione.
Premio Oscar per la miglior regia prima con I segreti di Brokeback Mountain (2006) e poi con Vita di Pi (2013), Lee arriva nel 2019 a dare ancora una sterzata alla sua carriera con Gemini Man, action thriller che il regista sceglie di elaborare con mezzi e strumentazioni innovative. Girato interamente in digitale con una risoluzione in 4K e un frame rate assestato sui 120 frame per secondo, è per la sua audacia tecnica che il film ha ottenuto la maggior parte del suo plauso, mentre la critica è stata decisamente più tiepida sulla qualità complessiva del film.
Ma Gemini Man si porta dietro una serie di riflessioni che dalla fase realizzativa finiscono per spaziare anche all'interno del cortocircuito logico del film, dove il discorso del rappresentante e del rappresentato è la chiave di volta di tutta la narrazione. Si ruota, infatti, attorno al tempo che passa per il sicario Henry Brogan (Will Smith) che si trova a fare i conti con una sua versione più giovane, più sveglia, più scattante che è lui ma allo stesso tempo non lo è, ovvero il Junior interpretato sempre da Smith ma ringiovanito poi digitalmente grazie al lavoro della Weta Digital.
Insomma, Gemini Man è l'ennesima sfida concettuale di fronte alla quale ci pone Ang Lee, forse più interessante da analizzare sotto un'ottica produttiva e dell'influenza che il digitale ricopre in questa fase che da una prospettiva strettamente legata al racconto. Ma in ogni caso, come finisce il film? A quali implicazioni porta la sua conclusione? Vediamolo assieme.
Il finale e il suo significato di Gemini Man
Il primo incontro tra Henry e Junior è stato traumatico. Hanno provato a uccidersi, a eliminare quella realtà alternativa fatta di carne e sangue. Entrambi, dopo essersi combattuti e aver riconosciuto l'uno le proprie caratteristiche nell'altro, si portano dietro gli strascichi del perché l'avversario sia così simile e ricordi così da vicino una propria versione più giovane o più anziana. Junior è un figlio di Henry? Henry è un padre che Clay Verris (Clive Owen), l'agente a capo della sezione top secret chiamata GEMINI, ha da sempre tenuto nascosto a Junior?
Le domande che i due si pongono sono molte e la sensazione di spaesamento, di slittamento della percezione del reale che Lee mette in campo attraversa le emozioni dei personaggi e supera lo schermo a influenzare anche la visione dello spettatore. D'altronde il lavoro compiuto sul ricreare in digitale il giovane Junior è spiazzante, sembra davvero di vedere muoversi il Will Smith degli anni '90. Henry viene però a conoscenza di un progetto governativo segreto allestito per la creazione di cloni forti, senza emozioni e senza dolore da impiegare poi in battaglia.
Henry capisce quindi che è il momento di svelare la verità alla sua versione più giovane e decide di tendere una contro-imboscata proprio a Junior mentre il sicario sta tentando di riportare un'altra agente, Danny (Mary Elizabeth Winstead), negli Stati Uniti. Questa è l'occasione del confronto più diretto dell'intero film, è il momento in cui ci si guarda in uno specchio che però restituisce una versione alterata di sé, che mostra un passato ormai perduto oppure un futuro che ancora non è stato scritto.
Henry riesce a convincere Junior della veridicità delle informazioni sul progetto di clonazione. Junior è distrutto, torna alla base GEMINI e si sente definitivamente tradito da Clay, quella figura paterna che ora si rende conto essere posticcia, in realtà solo un burattinaio che muove i fili per raggiungere i proprio scopi. Il clone abbandona quindi segretamante la struttura per andare ad allearsi con Henry e pianificare il modo per mettere la parola fine alle oscure macchinazioni di Verris.
Lo scontro finale arriva quando è Clay a ordire un'imboscata ai due, durante la quale l'ex figlio Junior affronta l'ex padre Clay che finisce KO dopo un breve scontro fisico. A questo punto Henry e il clone si trovano a fronteggiare un'ingente ondata di agenti della GEMINI che vengono agilmente sconfitti e ricacciati indietro. Ma una nuova sfida è dietro l'angolo con l'arrivo di un super-agente che indossa un'armatura speciale e difficilmente perforabile.
Affrontando la minaccia facendo gioco di squadra, i due riescono non senza difficoltà a sconfiggere questo agente misterioso al quale, una volta in terra, viene tolto l'elmetto che rivela le fattezze di un altro clone di Henry. Questa è la versione definitiva del progetto GEMINI, una creatura forte e quasi inarrestabile, senza la possibilità di provare sentimento, senza la possibilità di percepire dolore e quindi un doppio ideale e svuotato di significato intriseco, riflesso spersonalizzato di un qualcuno.
I piani di Clay vanno in fumo e l'agente prova a spiegare le proprie ragioni. Junior vorrebbe ucciderlo, ma viene fermato in tempo da Henry che compie l'atto al posto suo, conscio di come quel gesto rappresenti una parte del proprio passato e che non deve segnare il futuro ancora tutto da scrivere del suo giovane clone. Junior può diventare la sua versione alternativa, può imboccare una strada diversa e configurarsi come il suo Io migliore che Henry ha mancato per sempre. In sostanza, è la possibilità di scegliere, davvero, per la prima volta.
Henry si assicura in seguito che il progetto di cloni di Verris sia tramontato del tutto e che in giro non vi siano più minacce. Si ricongiunge quindi insieme a Danny, mentre Junior si è nel frattempo iscritto al college con il nome di Jackson Brogan e progetta i piani per un divenire radioso.
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