Bonanni compra sempre lì. Prezzi scontati, possibilità di vincere buoni regalo nei concorsi a premi come capitato al fortunato Antonio Borazzi (di Cantalupo in Sabina), ampia scelta, anche se scarseggiano in pancere interno cotone/esterno lana. Sono i Grandi Magazzini del film di Castellano e Pipolo, il supermarket della commedia italiana inaugurato nel 1986.
Montoni rovesciati, wc da incartare in pronta consegna, robot di ultima generazione, bici da corsa superleggere. Ce n'è per tutti i gusti, insomma. Merito della politica aziendale portata avanti da un direttore inflessibile (che però si scioglie dinanzi all'allegria di un barbone povero disgrazieto), alle cui dipendenze lavorano vigilanti infallibili, fattorini puntuali e validi addetti alle pulizie.
Un fortino del commercio pubblicizzato dai grandi attori del cinema, la cui merce attira però diversi malintenzionati, dai "gratta" con precedenti penali ai picchiatori "mandati da Puccio", avido strozzino.
Grandi Magazzini è, in poche parole, l'Avengers della comicità italiana anni '80, una sfilza di episodi incollati tra loro con protagonisti molti dei volti noti di quel decennio cinematografico.
- Grandi Magazzini, trama e cast
- Scena Valsecchi e il cane
- Scena Lino Banfi con la canzoncina
- Scena "Anche Bonanni compra... "
- Le curiosità su Grandi Magazzini
Grandi Magazzini, trama e cast
Commessi imbranati, direttori alle prese con clienti stravaganti, ladri e truffatori. Sui cinque piani di un grande magazzino romano in un'unica giornata succede di tutto e sfilano in rassegna alcuni tra i nomi più famosi del cinema comico italiano. Non c'è una vera e propria trama per il film diretto da Franco Castellano e Giuseppe Moccia (Pipolo). Solo un valzer di attori, ognuno dei quali si esibisce in un assolo: c'è l'Evaristo Mazzetti di Enrico Montesano, che occupa il gradino più basso tra il personale e che per uno scambio di persona finirà malmenato al posto del figlio del proprietario dei Grandi Magazzini (Massimo Ciavarro), non prima di aver distrutto alcuni sanitari; Christian De Sica è invece il fortunato beneficiario di un buono spesa del centro commerciale, finirà però per cedere il ticket ad un'avvenente commessa in cambio di una notte di passione; non brilla per puntualità il Fausto Valsecchi di Renato Pozzetto, addetto alle consegne vessato dal proprio superiore (Victor Cavallo); Corrado Minozzi è invece l'inetto addetto alla sorveglianza impersonato da Massimo Boldi, il quale si vedrà portar via una bici da sotto gli occhi (il ladro è Teo Teocoli alias Venturini Armando, detto "Gratta Gratta Amico Mio") proprio mentre il suo operato è nel pieno della valutazione da parte dell'inflessibile direttore dei GM (Michele Placido).
In Grandi Magazzini fanno capolino anche Lino Banfi, nei panni di un barbone cantastorie dall'allegria contagiosa ("E co... e co... e co... e come son contento nel cu.. nel cu... nel cu... nel cuore me lo sento!"), Paolo Villaggio e Gigi Reder, due truffatori appena usciti di prigione, Alessandro Haber, il nevrotico direttore del personale (nonché bravissima persona) dottor Anzellotti e Leo Gullotta nel ruolo di Simoni, press agent occhialuto.
La pellicola, soprattutto, si avvale di due straordinarie partecipazioni, quelle di Paolo Panelli, sor maestro e padre del povero Mazzetti (sua una delle battute cult del film: "E sti ca*zi!") e di Nino Manfredi, ricordato con affetto nel ruolo di un'alcolizzata ex stella del cinema, Marco Salviati.
Come se non bastasse, Grandi Magazzini annovera nel cast alcune delle attrici italiane più belle di sempre, da Ornella Muti a Laura Antonelli (senza contare il cameo di Sabrina Salerno, icona sexy di quegli anni).
Scena Valsecchi e il cane
Una delle scene più memorabili (e citate) del film è quella con protagonista il Valsecchi di Pozzetto, impegnato a consegnare uno dei tanti pacchi GM (nemmeno fosse uno dei corrieri Amazon di oggi). Il fattorino, appena varcato il cancello di una villa, viene assalito da un feroce alano, che ringhia e abbaia al malcapitato. All'ennesimo tentativo di rassicurazione da parte della padrona di casa, Valsecchi chiarirà la natura dei propri timori, uscendo poi furtivamente dall'abitazione convinto che il cane si sia dileguato. Niente affatto...
Scena Lino Banfi con la canzoncina
Il Nicola Batecola (nato a Cerignola) di Banfi che canta "Oh Happy nesse" riuscirà nel finale di film a far sorridere l'austero direttore commerciale dei Grandi Magazzini impersonato da Michele Placido. Come? Con un pizzicheto a tempo di rock underground il cui testo è un miscuglio di articoli di giornale che parlano perlopiù di tragedie internazionali, dal Tanganica a Bogotá fino a Sidney.
Scena "Anche Bonanni compra... "
Grandi Magazzini può contare su un carosello di comici impreziosito dalla presenza di due grandi del passato, Panelli e Manfredi. L'attore di Straziami ma di baci saziami costruisce in poche scene un personaggio unico, un divo del cinema ormai caduto in disgrazia perché alcolizzato. Girerà uno spot pubblicitario (supplicato dal suo agente) proprio ai GM. L'esito del promo sarà disastroso perché il grande attore finirà per ubriacarsi. Proprio quando regista e troupe sembrano ormai aver perso ogni speranza, il grande Salviati girerà il ciak perfetto.
Le curiosità su Grandi Magazzini
- Nella celebre scena "Anche Bonanni compra ai Grandi Magazzini" osserviamo un Salviati ormai ubriaco storpiare lo slogan dello spot dopo aver male interpretato il suggerimento di un membro della troupe, impersonato da uno dei più prolifici caratteristi del cinema italiano, apparso in cult come Febbre da cavallo e Un sacco bello: Luciano Bonanni, che dunque recita col proprio nome.
- Il film è stato in parte girato presso i grandi magazzini Okay di Viterbo, in via Beato Domenico Barberi.
- Il ruolo dell'attore in declino inizialmente era stato proposto ad Alberto Sordi. L'attore rifiutò la parte, che venne quindi affidata a Nino Manfredi.
- La sigla di coda del film è stata girata a pezzi, con ognuno dei dodici attori che cantava la sua parte davanti ad un pannello grigio e poi montata insieme.
- Il ruolo dell'esattore che "Me manda Puccio" è affidato a Bruno Di Luia. Da anni lo stuntman e caratterista romano è una star sui social proprio per la scena con Montesano, in cui sfoggia un look che ricorda quello del cantautore Antonello Venditti. Di Luia è apparso anche in molti poliziotteschi come La banda del gobbo (è uno dei gorilla dell'albanese Sal Borgese).
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