Alla fine di luglio 2001, la divisione investigativa Spotlight del Boston Globe ha iniziato a indagare sul caso di un prete cattolico accusato di molestie sessuali ai danni di diversi bambini. All'inizio del 2002, il quotidiano ha pubblicato una inchiesta che svelava un vero e proprio sistema all'interno dell'arcidiocesi per insabbiare decine di casi violenza.
Il lavoro dei giornalisti del Boston Globe ha portato alle dimissioni del cardinale Bernard Francis Law, accusato di avere coperto i prelati colpevoli, e ha portato alla luce quella che si è rivelata una rete di abusi enorme (e come si è scoperto in seguito, diffusa in tutto il mondo).
L'inchiesta è stata premiata con il Premio Pulitzer nel 2003 e nel 2015 è arrivata sul grande schermo con un cast stellare, composto da Liev Schreiber, John Slattery, Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Brian d'Arcy James e Stanley Tucci.
La pellicola ha vinto l'Oscar per il Miglior film e l'Oscar per la Migliore sceneggiatura originale e ha conquistato numerosi altri riconoscimenti per la sua rappresentazione essenziale ed emozionante di una vicenda complessa e che ha avuto un impatto enorme sull'opinione pubblica.
Ma quanto è aderente Il caso Spotlight alla storia vera che racconta?
Come riporta History vs Hollywood, una delle autrici dell'inchiesta, Sacha Pfeiffer, ha rivelato che il film di Tom McCarthy è una rappresentazione molto accurata. Compresa la disturbante intervista a un prete che ammette di avere compiuto degli abusi, ma di non avere violentato nessuno e di non avere provato piacere (l'unica differenza è che a realizzarla è stato un altro giornalista del Boston Globe e non lei):
La sceneggiatura riporta quello che è accaduto realmente. Ci sono pochissime licenze in termini di cambiamenti rispetto a quello che è successo. Gli autori hanno realizzato una storia davvero reale, autentica, fedele ai fatti per come si sono svolti. E io sono loro grata per questo.
Lo scandalo pedofilia nell'arcidiocesi di Boston
L'inchiesta sulla pedofilia nell'arcidiocesi di Boston ha preso le mosse nel 2001 dal caso di padre John Geoghan, accusato di avere molestato sessualmente decine di bambini tra il 1962 e il 1993.
Secondo una delle vittime, Mark Keane, il cardinale Bernard Francis Law non solo era al corrente dei fatti, ma aveva anche agito in prima persona per mettere a tacere la vicenda.
Nonostante l'attività dell'autorità ecclesiastica per coprire ogni traccia, gli abusi di padre Geoghan sono arrivati sui giornali già nel 1996. Ma è stato solo nel 2001 che la stampa ha iniziato a occuparsi della vicenda in maniera strutturata, quando il nuovo direttore del Boston Globe, Marty Baron (Liev Schreiber), ha deciso di approfondire un pezzo della columnist Eileen McNamara.
Nell'articolo veniva fatto riferimento a una serie di cause legali intentate contro il prete per presunti abusi sessuali ed è da qui che il team di Spotlight è partito per riannodare i fili della storia. Inizialmente, senza potere accedere gli atti ufficiali del tribunale, secretati per volere del giudice.
Con l'appoggio dell'editore, Baron ha avanzato un'istanza a nome del Boston Globe per potere consultare le carte sigillate. Intanto, la divisione investigativa del quotidiano ha iniziato la sua attività di ricerca.
Walter "Robby" Robinson (Michael Keaton), Michael Rezendes (Mark Ruffalo), Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams) e Matt Carroll (Brian d'Arcy James) hanno preso contatto con l'avvocato delle vittime, Mitchell Garabedian (Stanley Tucci), e con il procuratore che ha gestito i casi, Eric MacLeish (Billy Crudup). Poi hanno incontrato alcuni degli ex ragazzini molestati.
In un articolo del Boston Globe di qualche tempo fa, Rezendes ha ricordato il coraggio di Patrick McSorley, che è stato il primo ad accettare di parlare degli abusi subiti (nel suo caso, da padre Geoghan) e a dare l'autorizzazione a citare il suo nome (come viene mostrato nel film):
Il coraggio mostrato da Patrick a parlare con me e ad autorizzarmi a citare il suo nome ha ispirato molte altre vittime a rivelare gli abusi che avevano subito da parte di religiosi e che avevano taciuto a lungo. Ma neanche due anni dopo che ci eravamo incontrati, McSorley era morto. Vittima di una overdose e dell'incapacità di scuotersi di dosso il ricordo di un prete che aveva violato il suo corpo e la sua anima e che gli aveva rubato la possibilità di vivere la sua vita.
L'indagine di Spotlight si è rapidamente estesa (anche grazie alla preziosissima collaborazione di un'altra vittima, Phil Saviano, fermamente intenzionato a rendere pubblica la vicenda) ed è arrivata a comprendere centinaia di religiosi. Come riporta History vs Hollywood, Walter Robinson ha rivelato che i risultati sono andati tragicamente oltre quello che immaginavano:
C'erano molti, molti altri sacerdoti. All'epoca, pensavamo che fossero coinvolti 15 o 20. L'arcidiocesi li aveva coperti, ottenendo la secretazione degli atti. Alla fine, è emerso che a Boston c'erano 250 prelati che avevano molestato bambini per decenni.
La divisione investigativa del Boston Globe ha scoperto che l'arcidiocesi aveva creato un vero e proprio sistema per insabbiare i casi di abusi. I preti pedofili venivano spostati (anche più volte) di parrocchia in parrocchia per nascondere le tracce delle molestie e delle violenze e in alcuni casi venivano "ricoverati" in strutture create ad hoc.
Inoltre, Spotlight ha rivelato che l'arcidiocesi aveva siglato innumerevoli accordi stragiudiziali riservati con le vittime.
Di tutto questo, stando alla documentazione e alle informazioni raccolte dal quotidiano, il cardinale Bernard Francis Law non solo era a conoscenza, ma anche promotore e parte attiva. E come lui, anche il suo predecessore, il cardinale Humberto Sousa Medeiros.
L'inchiesta di Spotlight, pubblicata all'inizio del 2002, ha portato Law a rinunciare al governo pastorale dell'arcidiocesi di Boston e a ritirarsi in un convento di Suore della misericordia. Alcuni mesi dopo, il cardinale si è trasferito a Roma e nel 2004 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato arciprete della basilica liberiana di Santa Maria Maggiore, suscitando molte polemiche.
Bernard Francis Law è morto il 20 dicembre 2017 e la sua sepoltura nella Cripta di Santa Maria Maggiore è stato considerato l'ultimo e definitivo affronto dalle vittime di abusi da parte di religiosi.
Le conseguenze dell'inchiesta di Spotlight
Come scrive History vs Hollywood, citando il regista del film, Tom McCarthy, l'inchiesta di Spotlight è stata particolarmente rilevante perché ha denunciato un sistema:
Ci sono stati casi d'abuso in tutto il paese. Ma questa storia, questa indagine, ha collegato i punti e ha scoperchiato la crisi.
Durante le loro ricerche, i giornalisti del Boston Globe hanno intervistato tra le 30 e le 40 vittime. Ma dopo che il reportage è stato pubblicato, centinaia di persone si sono fatte avanti per raccontare la loro drammatica esperienza, come ha raccontato Walter Robinson:
Nell'arco di un mese o due, abbiamo ricevuto più di 300 chiamate da parte di vittime nella sola arcidiocesi di Boston.
Marty Baron ha dichiarato di essere soddisfatto dei "passi significativi compiuti dalla Chiesa" in merito alla vicenda, ma ha osservato che ha impiegato troppo tempo per istituire un tribunale per giudicare i vescovi che hanno coperto i sacerdoti pedofili:
Sono passati 14 anni [il tribunale è stato creato nel 2015, n.d.r.]. Era lecito pensare che sarebbe stato fatto prima. Chiaramente, si tratta di un problema che permane e con il quale la Chiesa è ancora alle prese.
History vs Hollywood scrive che il successore di Bernard Francis Law, Sean P. O'Malley, non si sente di dissuadere le persone dal vedere Il caso Spotlight, che rappresenta "un periodo molto doloroso" nella storia della arcidiocesi di Boston e della Chiesa tutta. Inoltre, riporta che il cardinale ha espresso una posizione di "tolleranza zero" nei confronti dei preti che si sono macchiati e si macchiano di violenza sui minori.
Dall'inchiesta al film, l'indagine del Boston Globe ha tracciato una nuova strada e continua a fare parlare.
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