Il migliore dei mondi, la nostra intervista a Maccio Capatonda, il cast e i registi

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Autore: Nicholas Massa ,

In vista dell’uscita de Il migliore dei mondi, disponibile su Prime Video dal 17 novembre 2023, abbiamo avuto la possibilità di intervistare sia i protagonisti principali della storia, che i registi alla base del progetto. Trattandosi di un film che si concentra sul tema della tecnologia contemporanea, e sulle varie agevolazioni e limiti trascinatisi dietro dal nostro progresso, abbiamo cercato di approfondire queste dinamiche con Maccio Capatonda, Martina Gatti e Pietro Sermonti, per poi traslarle in una dimensione più formale con Danilo Carlani e Alessio Dogana.

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Il migliore dei mondi è un film estremamente attuale nel suo incedere, in grado di affrontare, in modo diretto, l’impatto che la tecnologia e i social stanno avendo sulla nostra esistenza, per poi plasmarlo in una storia sia grottesca e surreale che, al tempo stesso, divertente e con un fondo amaro da non sottovalutare affatto. Durante il nostro incontro col cast e i registi abbiamo provato ad affrontare questo lato della pellicola, cercando di comprendere i vari punti di vista sia fuori che dentro al set.

Il migliore dei mondi e il nostro particolare rapporto con la tecnologia

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La prima domanda effettuata al cast de Il migliore dei mondi è stata sia mirata che generica: Nel film si parla tanto di alienazione, di solitudine e di sovralimentazione dell’attenzione; secondo voi quanto è importante, in un film affrontare dinamiche del genere e porle al pubblico in termini di tecnologia?

Il primo a rispondere è stato Maccio Capatonda (Marcello Macchia), dicendo che:

È molto importante, altrimenti non avrei fatto un film con questi contenuti. Anzi, per me, attualmente, è l’unico argomento di cui mi andava parlare, di cui so forse parlare, e mi va di farlo. Si tratta di un argomento che sento di conoscere da un lato in quanto vittima, di questo processo, standoci dentro con tutte le scarpe, e dall’altro perché conosco anche la versione di me che non era ancora vittima di questo processo, cioè quella analogica prima del 2000. In quel periodo avevo 22 anni, e so un po’ guardare da questo punto di vista la cosa, e quindi per me era necessario fare una riflessione su questo tema.

Marcello Macchia (Aka Maccio Capatonda) foto di Katia Zavaglia. Courtesy of Prime Video
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Marcello Macchia (Aka Maccio Capatonda) foto di Katia Zavaglia

La seconda domanda l’abbiamo fatta a Pietro Sermonti, concentrandoci sul personaggio che interpreta ne Il migliore dei mondi, e sul ruolo che potrebbe, o meno, avere se esistesse anche al di fuori della pellicola: Il tuo personaggio, differentemente dagli altri, sembra non risentire del cambio di realtà; secondo te saranno i personaggi come il tuo a salvarci dalla nostra dipendenza e disattenzione tecnologica portando alla rivoluzione?

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No, io penso che più che salvarci lui si trovi fra i personaggi che probabilmente soccombono. Il mio personaggio è un malinconico soccombente, che ha una nostalgia atroce per gli esseri umani, perché vede quanto l’essere umano è viziato, stravolto, distorto dalla tecnologia. Noi siamo una generazione, in occidente, noi siamo l’ultima generazione che non sarà aumentata. Nel 2025 avremo  tutti dei microchip che aumenteranno la nostra memoria e ci faranno pagare la spesa senza supporti esterni. Gli ultimi esseri umani tali e basta, senza protesi diciamo tecnologiche, saremo noi. Il mio personaggio è spaventato da un processo del genere. Secondo me è molto interessante fare questo film adesso, perché siamo veramente in questa terra di mezzo. Sono contento di averlo fatto perché s’interroga su una cosa che io conosco poco ma è centrale ed evidentemente nella vita di tutti noi.

Successivamente abbiamo parlato con Martina Gatti della sua Viola, centrale nella trama de Il migliore dei mondi e fondamentale per lo svolgersi dell’intreccio: Il tuo personaggio è quello che obbliga, spinge il protagonista ad allinearsi con la socialità umana. La sua caratterizzazione la senti particolarmente tua? Ci hai messo del tuo nel crearla?

Secondo me sono Viola nei giorni migliori. No, non credo di somigliarle e vorrei somigliarle di più. Ho dei punti in comune?Sicuramente… Però è molto più forte, molto più libera. Io sono molto più razionale, e questa è una cosa che a volte non mi piace. A volte vorrei essere più istintiva, non che non segua l’istinto, però lei è puro istinto e quindi no, non ci somigliamo.

Maccio Capatonda, Pietro Sermonti foto di Katia Zavaglia. Courtesy of Prime Video
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Maccio Capatonda, Pietro Sermonti foto di Katia Zavaglia

Come ultima domanda abbiamo chiesto loro: secondo voi, ad oggi, nel progresso c he ci ha facilitato la vita, qual è il confine fra agevolazione e dipendenza? Maccio Capatonda ha così risposto: 

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Questa è proprio la domanda che si pone lo stesso film, questa è la stessa domanda che io ho voluto fare al pubblico. Io il confine non lo so, lo vedo labile. Il confine è come qualsiasi droga o sostanza che noi ingeriamo, come i dolci ad esempio, ma qual è la giusta quantità? Dobbiamo decidere noi, secondo me, da come ci fa sentire quando mettiamo in primis l’umanità. Il confine sta lì, quando perdiamo la nostra umanità sforiamo, quando veniamo posseduti dal mezzo, invece che possederlo, perché è sempre di un mezzo si tratta. 

Due chiacchiere con i registi de Il migliore dei mondi

In separata sede abbiamo avuto modo di parlare anche con gli altri due registi che insime a Maccio hanno diretto Il migliore dei mondi: Danilo Carlani Alessio Dogana. Pure con loro abbiamo approfondito gli aspetti tematici della pellicola, e alcuni aspetti della costruzione più formale.

La prima domanda si è sviluppata sempre intorno all’alienazione derivante dalla tecnologia, chiedendo loro l’importanza del parlane con il piglio sia comico che tragicomico che hanno scelto. Il primo a rispondere è stato Alessio Dogana: 

Quello che abbiamo cercato di fare è di mantenere una sorta di equilibrio tra realtà e parte narrativa, noi comunque raccontiamo, per estremi, la messinscena di un personaggio particolare, ma allo stesso tempo dalla lettura relativa, perché molti di noi magari si rispecchiano in lui dato che conservano quella bolla di difesa che la tecnologia ci aiuta a preservare, perché ora è tutto facile, tutto a portata di mano. Dall’altra parte forse l’approccio comico, quel discorso di riderci anche sopra, aiuta e fa evolvere il protagonista facendolo aprire.

Marcello Macchia (Aka Maccio Capatonda) foto di Katia Zavaglia. Courtesy of Prime Video.
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Marcello Macchia (Aka Maccio Capatonda) foto di Katia Zavaglia

Danilo Carlani ha detto che:

Parlando da Millenial, noi millenial abbiamo un conto in sospeso con la tecnologia, ancora c’è qualcosa che non quadra semplicemente perché abbiamo vissuto il passaggio. Non siamo boomer o nativi digitali e abbiamo vissuto quel cambiamento, e ancora probabilmente non lo abbiamo totalmente fatto nostro, per cui per me era importante raccontare questa storia che mettesse pace una volta per tutte a questo conflitto per i millenial.

Nel cercare di approfondire allato più formale de Il migliore dei mondi, abbiamo chiesto loro quali sono state le ispirazioni alla base del progetto. Dogana ha risposto che: 

Il mondo di Her e altre contaminazioni con la tecnologia come Black Mirror in generale nei concept; anche il concetto del multiverso abbiamo sempre cercato di approcciarlo con un tono realistico. Ci ispiriamo a un certo immaginario, a un certo mondo per poi farlo nostro, cercando di mantenerlo credibile, vero fino in fondo.

Sull’argomento Carlani ha invece detto:

In moltissime scene, soprattutto in quelle nel secondo atto, noi affrontavamo quelle scene come se fosse la scena d’un film dell’orrore. Volevamo trasmettere l’incubo del protagonista, e inostro approccio doveva essere quello al trauma più grande. L’approccio doveva essere quello, tant’è che a volte anche la colonna sonora si muoveva in questo senso.

Vi ricordiamo che Il migliore dei mondi è disponibile nel catalogo di Prime Video dal 17 novembre 2023.

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