Il Mostro di Firenze: si riapre l'indagine con un reperto dimenticato

Autore: Chiara Poli ,

Passano i decenni e il mistero rimane: i delitti del Mostro di Firenze rappresentano una delle pagine più drammatiche della nostra storia recente e rimangono circondati dagli interrogativi.

E questo nonostante i colpi di scena non manchino, anche molto recenti: oggi, a 33 anni di distanza, il caso si riapre a seguito del ritrovamento di un proiettile “dimenticato” per oltre tre decenni.

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Si trovava fra i numerosi reperti dell’inchiesta - la cui catena di custodia, è noto, all'epoca si avvaleva di tecniche non proprio scrupolose - ed è stato rinvenuto nel corso dei rilievi della Procura di Firenze. 

Ora verrà analizzato dopo tutto questo tempo.

Secondo le prime informazioni, il proiettile farebbe capo a un colpo andato a vuoto, sparato dall’assassino di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichviili, ritrovati senza vita l’8 settembre del 1985 agli Scopeti.

Un team di killer

Fra i moltissimi dubbi che circondarono le indagini su Pietro Pacciani, e in seguito sui cosiddetti “compagni di merende”, c’erano le abilità chirurgiche dimostrate dal killer - incompatibili con un contadino poco istruito, secondo gli inquirenti - ma soprattutto le modalità delle uccisioni, che facevano pensare alla presenza di più assassini.

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Le piste sono state tantissime. Dal coinvolgimento di diverse associazioni per delinquere al collegamento con il caso Narducci (il medico ritrovato morto nel Lago Trasimeno non molto tempo dopo l'ultimo delitto del Mostro), dalla pista sarda a quella che vorrebbe identificare il killer come un membro delle forze dell'ordine.

Dozzine di libri e di resoconti, redatti anche dagli avvocati, dai giornalisti e dagli inquirenti che seguirono direttamente il caso, contribuiscono ad alimentare il mistero.

Nessuno ha ancora appurato completamente la verità, nonostante le condanne (fra le quali i 7 ergastoli dati a Pacciani). Troppi "buchi" nella trama dei delitti restano incolmabili. Una cosa, per il presidente della Corte d’Assise che condannò appunto Pacciani nel 1994, però, è fuori discussione:

Il Mostro di Firenze non era solo.

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Le parole di Enrico Ognibene si accompagnano alle altre deduzioni di chi aveva studiato a fondo il caso: fu proprio la dinamica degli omicidi agli Scopeti, la morte di Nadine e Jean Michel, a convincere gli inquirenti che il Mostro non poteva agire da solo.

La perizia sul proiettile ritrovato ora, e relativo a quel delitto, potrebbe cambiare radicalmente la storia dell’inchiesta, con informazioni inedite che potrebbero costringerci a rivedere tutte le teorie elaborate finora.

ANSA
Pacciani a processo
Pietro Pacciani al processo sui delitti del Mostro di Firenze

Pacciani e i compagni di merende

Per i delitti del Mostro, o almeno una parte di essi, vennero condannate tre persone: Pietro Pacciani, trovato morto nella sua casa il 22 febbraio del 1998 mentre era in corso il secondo processo d’appello; Mario Vanni, condannato in via definitiva all’ergastolo ma poi scarcerato per motivi di salute e trasferito in una casa di riposo, infine morto in ospedale nel 2009; Giancarlo Lotti, condannato a 30 anni e accusato dall’amico Fernando Pucci, testimone chiave dell’inchiesta, Lotti venne scarcerato per motivi di salute nel marzo del 2002 e morì due settimane più tardi in ospedale.

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Gli studiosi del caso, oggi, sono scettici rispetto alla possibilità che il Mostro fosse uno soltanto, ma mettono in dubbio anche che fossero coinvolti solo Pacciani, Vanni e Lotti.

Una delle teorie più recenti, avvalorata da alcune testimonianze sulla presenza di un misterioso uomo americano, identifica Zodiac - il celebre serial killer statunitense mai identificato - e il Mostro di Firenze come la stessa persona (a questo link trovate tutti i dettagli).

In attesa di un’eventuale nuova svolta dopo le perizie sul proiettile, la morte di 16 persone - uccise fra il 1968 e il 1985 - resta al centro di domande che tormentano i famigliari delle vittime ma anche l’opinione pubblica.

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I processi Pacciani, Vanni e Lotti fecero scalpore e vennero seguiti in modo quasi ossessivo dai mass media, in un’Italia che per la prima volta si confrontava con la possibilità che dei mostri sanguinari si nascondessero sotto i visi amichevoli dei loro vicini di casa.

Il Mostro di Firenze e i suoi delitti sono e resteranno sempre il simbolo di un ventennio di terrore, durante il quale - nonostante tutti gli sforzi - sono stati commessi molti errori da parte di chi, va detto, non era stato preparato per affrontare un caso di questa portata.

Non possiamo far altro che continuare a seguire gli sviluppi, nella speranza che un giorno si arrivi alla verità. Quella definitiva.

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