Indiana Jones e il Tempio Maledetto: la dura legge del seguito

Dopo la sua prima entusiasmante avventura, anche Indy affrontò un travagliato secondo capitolo con Indiana Jones e il Tempio Maledetto

Autore: Manuel Enrico ,

Difficile trovare un personaggio che abbia segnato l’immaginario avventuroso degli anni ’80 quando il dottor Henry Jones Jr, passato agli onori del mondo del cinema come Indiana Jones. Dopo il trionfale esordio con la prima pellicola della saga, I predatori dell’arca perduta, l’intrepido archeologo interpretato da Harrison Ford venne nuovamente portato al cinema con la sua seconda impresa, Indiana Jones e il tempio maledetto.

Dopo l’ottimo esordio dell’avventuriero con frusta e revolver, era necessario scrivere un secondo capitolo che non fosse una semplice copia di quanto visto in precedenza. E da questo spunto, si iniziò a lavorare, partendo da un principio: niente più nazisti!

Alla ricerca di nuovi nemici

Chiarito questo aspetto era il momento di mettersi seriamente al lavoro, iniziando da quello che sembrava essere un cruccio per le produzioni di Lucas in quel periodo: trovare un regista. Sin dalla prima pellicola, Lucas aveva offerto la sedia del regista al suo vecchio amico Steve Spielberg, assicurandogli che avesse in mente più di un film

George mi disse che se avessi diretto il primo film allora avrei diretto una trilogia, considerato che aveva in mente già altre storie. In realtà venne fuori che George non aveva idee per i seguiti

Una piccola bugia che portò bene al mito di Indiana Jones, considerato che Indiana Jones e il Tempio Maledetto non cambiò solo i nemici di Indy, ma assunse anche un tono narrativo differente rispetto a I predatori dell’Arca Perduta. Se l’avventura egiziana di Indy aveva un tono divertente, per il secondo capitolo ambientato in Asia emerse una narrazione più oscura, una decisione presa da Lucas che sostenne:

Doveva essere un film più oscuro, simile a come L’impero colpisce ancora lo era stato per il secondo capitolo della saga di Star Wars

Non fu difficile per Lucas e Spielberg trovare il giusto mood, considerato che entrambi stavano affrontando la rottura delle proprie relazioni. Era necessario trovare quindi un qualcosa che segnasse uno stacco con l’atmosfera del film precedente. Spielberg era consapevole di quanto sarebbe stato rischioso girare un seguito di un film tanto amato come il primo Indy:

Il pericolo nel girare un seguito è che non puoi mai soddisfare tutti. Se ti limiti a dare alla gente lo stesso film con delle scene diverse, ti chiederanno perché non hai voluto usare di più. Ma se invece offri lo stesso personaggio in un’altra fantastica avventura, con un diverso tono, rischi di scontentare l’alta metà del pubblico che invece voleva una copia carbone del primo film, con una ragazza diversa e un cattivo diverso. In pratica, vinci e perdi nello stesso momento

Lucas non era più intenzionato a utilizzare nuovamente i nazisti come villain anche per il secondo capitolo delle avventure di Indy, quindi era necessario cercare una nuova direzione in cui muovere il personaggio. Inizialmente a Spielberg sarebbe piaciuto riportare in scena Marion Ravenwood, facendo comparire anche il padre Abner, che sapevamo essere stato un mentore di Indy. Nei primi tempi, Lucas voleva inserire una scena di apertura con Indy che sfrecciava in motocicletta sulla Grande Muraglia Cinese, a cui sarebbe seguita un omaggio a Il mondo perduto, in cui Indy finiva in una valle in cui erano sopravvissuti dei dinosauri.

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Bocciata questa prima idea si era pensato di inserire dei riferimenti alla leggenda del Re Scimmia come cuore della trama del film. L’idea venne accantonata quando le autorità cinesi rifiutarono alla produzione di poter girare in Cina, costringendo Lucas e Spielberg a cambiare radicalmente idea per il loro film.

Alla ricerca di un'avventura

Tra le tante idee che erano state prese in considerazione, c’era un castello infestato in Scozia, idea che si sposava alla perfezione con l’intenzione di inserire un elemento di oscurità nelle avventure di Indy. La sensazione era che si sarebbe potuto realizzare una sorta di copia di Poltergeist, scegliendo quindi di apportare delle correzioni, modificando l’idea in un tempo demoniaco in India.

Da questa idea Lucas tirò fuori l’intuizione di un culto religioso, fondato sulla schiavitù di bambini, con la presenza di elementi di magia nera e sacrifici umani. Una simile narrazione era un taglio netto con quanto mostrato nel precedente film. Una rivoluzione che trovò subito un ferreo oppositore: Lawrence Kasdan.

Autore della trama del primo film di Indiana Jones e collaboratore di Lucas anche in altri progetti, come L’impero colpisce ancora, una volta informato del taglio che avrebbe preso la storia della nuova avventura di Indy (il cui titolo iniziale era The Temple of Death), Kasdan prese subito le distanze dal film:

Non volevo essere associato con Il tempio maledetto. Pensavo che fosse semplicemente orribile, è così duro, non c’era nulla di piacevole. La mia sensazione era che Il tempio maledetto rappresentasse un periodo caotico delle vite di Spielberg e Lucas, e il film risultò veramente brutto e con uno spirito grossolano

Incassato il rifiuto di Kasdan, Luca si rivolse a Willard Huyck e Gloria Katz, soprattutto per la conoscenza della cultura indiana. Nei primi mesi del 1982, Huyck e Katz passarono molto tempo con Lucas alla Skywalker Ranch, da cui uscirono con due punti fermi su cui sviluppare la trama: il film si sarebbe aperto in Cina per spostarsi in India, dove Indy avrebbe dovuto recupero un oggetto mistico trafugato da un villaggio sperduto.

In questa fase iniziarono a comparire anche i personaggi che avrebbero fatto da spalla a Indy. Lucas voleva inizialmente una principessa locale, ma i due sceneggiatori si opposero, introducendo invece la figura di Willie e del giovano monello Short Round. Mantenendo una tradizione tipica di Lucas, anche questi due personaggi devono il loro nome a due cani: Willie era il cocker spaniel di Spielberg, mentre Short Round deve il suo nome al peloso quadrupede di Huyck.

Da tutte queste idee, nel maggio 1982 Lucas passò agli sceneggiatori uno screenplay intitolato Indiana Jones e il Tempio della Morte, per trasformarlo nella trama definitiva del film. All’interno di questa prima bozza della sceneggiatura comparivano alcune scene tagliate dal primo film, come la fuga dall’aereo e l’inseguimento con i vagoni in miniera.

Huyck e Katz stavano sviluppando sin dai primi anni ’70 un loro film musicale, Radioland Murders, che divenne realtà nel 1994. Fu questo progetto a fornire agli sceneggiatori l’idea di un’apertura musicale, che prese la forma della scena nel club Obi-Wan (esatto, come il celebre maestro Obi-Wan Kenobi).

Come raccontò Spielberg:

L’idea di George era che il film iniziasse con un numero musicale, voleva un numero di danza. In tutti i nostri incontri, George mi diceva ‘Hey, Steven, hai sempre voluto dirigere un musical’ e io alla fine pensai ‘Si, potrebbe esser divertente’

La paura principale sulla trama era su come mantenere l’attenzione degli spettatori mentre si cercava di presentare elementi essenziali come il culto dei Thugs. Gli sceneggiatori proposero anche una scena di caccia alla tigre, ma Spielberg rifiutò per non allungare i tempi di lavorazione. Quando invece fu proposta una scena che comprendeva una cena a base di scarafaggi e cervelli di scimmia (‘ah, il dessert’), Spielberg e Lucas si comportarono come bambini e chiesero di renderla il più grottesca possibile.

Nell’agosto del 1982 i lavori per Il tempio maledetto presero una brusca accelerata, quando Lucas inviò agli sceneggiatori i nastri delle loro conversazioni, da utilizzare come guide per stendere la sceneggiatura. L’intento era quello di perdere Spielberg, visto il successo del regista, come raccontò Katz:

Steve era reduce da un grosso successo (E.T. l’Extraterrestre, NdR) e George non lo voleva perdere. Voleva assolutamente Spielberg alla regia. Fummo costretti a lavorare sotto pressione, rapidamente in modo da poter fare affidamento su Steve

E pensare che Steven Spielberg considera da sempre questo capitolo della saga di Indiana Jones quello di cui è meno soddisfatto, ma lo considera ugualmente caro per un motivo: Cate Kapshaw. L’interprete della divertente Wilhelmina ‘Willie’ Scott, infatti, una manciata di anni dopo divenne la signora Spielberg

Durante il rush finale per la stesura della sceneggiatura finale, furono accantonate alcune idee, tra cui una in cui i devoti di Kalì bevevano sangue in un rituale che li rendeva degli zombi con forza sovrumana. In questa fase, il film si intitolava ancora Indiana Jones and the Temple of Death, ma in pre-produzione si decise di rendere meno cupo il film, trasformandolo in Indiana Jones e il Tempio Maledetto.

Non tutti amano Indy

Il modo in cui veniva rappresentata la società indiana di inizio novecento non piacque al governo indiano, che non consentì alla produzione di poter lavorare nelle location richieste, ossia nel Nord dell’India e a Fort Amer. A raccontare questo ostacolo fu il produttore Frank Marshall:

Originariamente, le scene in India dovevano essere girate in un fantastico palazzo in India. Ci chiesero di leggere la sceneggiatura e noi la inviammo e non pensammo che ci fossero problemi. Ma a causa degli elementi voodoo associati al personaggio di Mola Ram e i Tug, il governo indiano fu piuttosto reticente a darci l’approvazione per girare su suolo indiano. Volevano imporci di non utilizzare la figura del Maharajah e non volevano farci girare nel tempio che avevamo scelto. Il governo indiano voleva cambiamenti nella sceneggiatura e il privilegio di decidere la versione finale del film

Una situazione complessa che si manifestò all’uscita del film. Il modo in cui Indiana Jones dipinse gli Indù venne considerata scandalosa dai censori indiani, che misero la pellicola al bando. Venne preso molto a cuore il modo in cui era stata dipinta la cucina indiana, che nell’avventura di Indy era stata resa particolarmente disgustosa.

Roshan Seth, che interpretava Chattar Lal, spiegò che in realtà la scena della cena era uno scherzo che aveva preso una piega inattesa:

Steven lo aveva immaginato come uno scherzo, basato sull’assunto che siccome tutti gli occidentali pensavano che gli indiani mangiassero scarafaggi, allora gli indiani servirono loro esattamente quello che temevano sarebbe stato servito loro. Uno scherzo che fu probabilmente fuori luogo in quel film

Il rifiuto del governo indiano di aprire i confini alla produzione, costrinse la troupe a spostarsi in Sri Lanka, utilizzando delle decorazioni che richiamassero l’atmosfera indiana. Per l’ambientazione di Shangai si girò a Macao, mentre gran parte delle pose vennero fatte negli Elstree Studios di Hertfordshire, in Inghilterra, dove venne girata anche la scena del meccanismo segreto infestato dagli scarafaggi, momento che Marshall ricordò con particolare fervore:

Quando giravamo la scena, i membri della crew andavano a casa e si trovavano insetti nei capelli, nei vestiti e nelle scarpe

Vita sul set e colpi di genio

Nel teatro di posa inglese furono girate alcune delle scene più iconiche del film, come la celebre fuga nei carrelli nella miniera. Venne costruito un breve tracciato da utilizzare con attori veri, ma gran parte dei momenti topici di questa scena vennero realizzati con modellini, su cui vennero poi aggiunti gli effetti speciali realizzati dalla Industrial Light and Magic.

Uno dei trucchi usati per ricreare questo avventuroso passaggio del film fu una felice intuizione del supervisore degli effetti speciali Dennis Muren, che decise di utilizzare cineprese minuscole, girando all'interno di ambientazioni appositamente costruite utilizzando dei sottili fogli di latta, ricreando i tunnel della miniera.

E di trucchi ne vennero usati molti durante le riprese di Indiana Jones e il Tempio Maledetto.

L’interprete del saggio sciamano del villaggio, D.R. Nanayakkara, quando venne girato il film non parlava una parola d’inglese. Per aiutarlo, Spielberg inventò una strategia: si metteva dietro la cinepresa, leggeva le battute e l’attore indiano ripeteva per imitazione le battute. La conseguenza è che lo spettatore ha la sensazione che lo sciamano faccia delle pause di suspense nei suoi discorsi, mentre in realtà l’attore stava solo aspettando il successivo suggerimento del regista.

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Ma non si poterono utilizzare trucchi quando Harrison Ford si infortunò sul set. Una tradizione, visto che in I Predatori dell’Arca Perduta l’attore si era rotto i legami del crociato (nella scena della scazzottata vicino all’aereo); in Indiana Jones e il Tempio Maledetto, durante la scena del tentato assassinio nella camera da letto, Ford rimediò una bella ernia discale. Non sono gli anni, Indy, sono gli infortuni!

In compenso, Ford ha avuto modo di farsi delle belle risate, grazie ad uno scherzo incredibile dei suoi colleghi. Durante la ripresa della scena in cui viene incatenato e frustrato, sul set si presentò Barbra Streisand, che prese a frustrare scherzosamente Ford, insultandolo…con i nomi dei film a cui aveva preso parte. A rendere ancora più esilarante il tutto fu la presenza anche di Carrie Fisher, che finse di venire in salvataggio di Ford.

 Come accade per tutti i film della saga, anche in Indiana Jones e il Tempio Maledetto il logo della Paramount all’inizio del film si trasforma in un elemento della prima sequenza della pellicola. Se in I Predatori dell’Arca Perduta diventava il profilo di una montagna, per Indiana Jones e il Tempio Maledetto il logo diventa la decorazione del gong presente nel club Obi-Wan.

E se il club Obi-Wan è un richiamo alla figura del maestro Jedi di Star Wars, in Indiana Jones e il Tempio Maledetto sono presenti altri camei di parte della troupe, specialmente nella scena dell’aeroporto, dove si possono intravedere Lucas, Spielberg e il produttore Frank Marshall. In questa scena, si può vedere Indy stringere la mano ad un uomo: quell’uomo è nientemeno che Dan Aykroyd (The Blues Brothers, Ghostbusters)!

 Come accaduto per L’impero colpisce ancora, Indiana Jones e il Tempio Maledetto diventa un secondo capitolo importante, al punto da introdurre nella saga il nome del protagonista nel titolo. Il primo film di Indy, infatti, era semplicemente I predatori dell’arca perduta, ma il seguito (o prequel, visto che è ambientato un anno prima) venne intitolato Indiana Jones e il Tempio Maledetto, portando a ribattezzare il precedente capitolo in Indiana Jones e i Predatori dell’Arca perduta.

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