10 segreti di Kubo e la Spada Magica svelati dall'edizione home video

Autore: Elisa Giudici ,

Nella già gloriosa e incredibile storia di quel piccolo miracolo chiamato LAIKA (Coraline, Boxtrolls), Kubo e la Spada Magica è una sorta di gioiello della corona: una storia d'avventura e d'affetti capace di ottenere il plauso incondizionato della critica e di guadagnarsi ben 2 nomination agli Oscar, come miglior film animato e per i migliori effetti speciali. 

È finalmente approdata anche in Italia l'edizione home video del film che rende omaggio alla cultura e alla mitologia giapponese con un cast hollywoodiano di voci e interpreti davvero strepitoso. Presentato da Universal Pictures in una doppia edizione blu-ray e DVD, Kubo approda sugli schermi di casa con un ricchissimo comparto di extra tutti da scoprire. Se vi siete stupiti ed emozionati al cinema, scoprite le meraviglie che si nascondono dietro la macchina da presa con tre lunghi speciali dedicati al film: Il Viaggio di Kubo, Corners of the Earth e Il Mito di Kubo. Insieme a il regista e produttore Travis Knight, gli animatori LAIKA e il cast di attori e doppiatori scoprirete come è stato realizzato un film che spinge la tecnica stop motion verso nuovi traguardi, fondendo tecniche tradizionali di animazione a le applicazioni più avanguardistiche delle nuove tecnologie.

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Kubo e la Spada Magica (Blu-Ray)

Vi sveliamo in anteprima 10 segreti del making of: il resto scopriteli da voi ritrovando la magia di Kubo a casa!

1 - Un mondo su un tavolo dentro un magazzino

Kubo e la Spada Magica è una storia avventurosa e un viaggio attraverso il Giappone della tradizione medioevale e dei samurai, eppure è stato realizzato all’interno di un magazzino di discrete dimensioni, ricreando ogni scenario (i boschi, le montagne innevate, il mare, il villaggio di Kubo, la scogliera) su un semplice tavolo.

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Come sottolineato da Travis Knight, la sfida era proprio quella di dare al film quel respiro epico e avventuroso, fatto di paesaggi sterminati e azione, rimanendo vincolati agli spazi ristretti di posa in cui ogni giorno animatori esperti riescono a realizzare dagli 8 ai 18 fotogrammi: qualche secondo a settimana per ciascun team creativo, per un lavoro lunghissimo e spesso del tutto sconosciuto al grande pubblico. Come sottolineato da Charlize Theron, doppiatrice della Scimmia che accompagna Kubo nella sua avventura:

A stupire del film è soprattutto la sua omogeneità. Quando una grande storia si fonde a un lavoro dal livello tecnico così elevato, il risultato è davvero potente.

2- Kubo è un film davvero giapponese

Parola di George Takei, che nel film doppia Hosato, un abitante del villaggio dove Kubo si esibisce con i suoi origami magici. Molti film statunitensi sono ambientati in posti esotici e dalle culture peculiari, ma spesso il ritratto di questi luoghi e di queste popolazioni è superficiale e si ferma all'aspetto estetico dei luoghi visitati. 

Per Kubo e la Spada Magica invece la ricerca è stata davvero minuziosa, tanto che i tanti giapponesi coinvolti nella realizzazione lo hanno definito un film capace di catturare innanzitutto l'essenza del popolo giapponese, il modo unico in cui vive la propria vita e le proprie emozioni. Dopo aver fatto estese ricerche in Giappone per ricreare al meglio il periodo storico di massimo splendore dei samurai, i creatori del film si sono avvalsi anche della consulenza di Taro Goro, un esperto di cultura giapponese che ha controllato che anche i più piccoli particolari fossero coerenti con la realtà storica giapponese del tempo. 

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Il film quindi è pieno di minuziosi dettagli che il pubblico medio occidentale forse non coglierà, ma che hanno stupito l'audience giapponese per la loro autenticità. Kubo e la Spada Magica insomma non è solo un'avventura fantastica, ma anche una lezione visiva di storia giapponese. 

3- Uno scarabeo guerriero 

Questa attenzione alla cultura giapponese si ritrova per esempio nella particolare tipologia di insetto scelto per il personaggio doppiato da Matthew McConaughey: si tratta infatti di uno scarabeo rinoceronte, una specie molto diffusa nel Sol Levante e amatissima dalla popolazione, che lo considera un insetto di grande bellezza e forte significato spirituale. 

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I segreti di Kubo e la Spada Magica svelati nell’edizione home video
Beetle è la perfetta sintesi tra un insetto e un samurai protetto da un'armatura

Il termine giapponese per questa specie è kabutomushi, letteralmente insetto con l'elmo. Da questo dettaglio è nato il concept visivo del personaggio, in cui il corpo d'insetto diventa armatura da samurai e viceversa. Il reparto dei costumi ha studiato e smontato alcuni modelli di armature samurai d'epoca per capirne la struttura e ricrearla nella stessa corporatura corazzata del valoroso Beetle, che segue Kubo e lo protegge. 

4- Blu Giappone

Anche se i protagonisti sono pupazzi alti da 9 ai 14 centimetri, l'impegno del reparto costumi non è stato inferiore a quello per un film con attori in carne ed ossa, con tutte le difficoltà aggiuntive della creazione di vesti e accessori così minuscoli. Il team del film si è recato in Giappone per un periodo intensivo di ricerca sui materiali, i tessuti e le stoffe che venivano utilizzate all'epoca dei samurai

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I segreti di Kubo e la Spada Magica svelati nell’edizione home video
Un altro elemento giapponese utilizzato in maniera geniale in Kubo è quello degli origami

Per esempio molti dei personaggi del film indossano stoffe tinte a mano in una particolare gradazione di azzurro, o più precisamente indaco, noto come indaco giapponese. Questa sfumatura, ancora oggi legata alla tradizionale tinteggiatura di stoffe (e kimono), è usata quasi esclusivamente in Giappone, per cui cromaticamente il film conferma il proprio legame al Sol Levante. 

5- Legno 3D

Una delle esigenze della produzione era quella di ricreare villaggi, case e edifici in legno che sembrassero antichi e vissuti da molte generazioni. Per fare questo gli scenografi hanno creato delle matrici in legno, ma poi le hanno affiancate con pezzi disegnati appositamente per il film e stampati a 3D, ricreando sugli stessi le venature degli originali, in modo da avere copie più leggere e resistenti delle controparti in legno. 

6 - Le danzatrici dell'Obon

Una delle tradizioni giapponesi che vengono illustrate in Kubo e la Spada Magica è quella estiva dell'Obon, considerata una sorta di festa dei morti. Non è un momento triste o malinconico, anzi: le famiglie si riuniscono sulle tombe dei loro cari e dei loro antenati per ricordarli e farne vivere la memorie. 

Ai bambini questi grandi concetti della tradizione confuciana e buddista vengono spiegati con un'immagine semplice e molto poetica: quella della lanterna di carta che viene accesa e lasciata scorrere su un corso d'acqua. George Takei ha rivelato di essere rimasto molto colpito da come il film racconti questo elemento religioso giapponese, dato che i suoi genitori glielo spiegarono da bambino esattamente come avviene del film.

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I segreti di Kubo e la Spada Magica svelati nell’edizione home video
La scena delle lanterne che galleggiano sul fiume in Kubo

Le danze, gli spettacoli e le attività legati all'Obon sono state realizzate filmando in studio danzatrici, saltimbanchi e venditori ambulanti e "copiando" le loro movenze con i pupazzi.

7- Mostri giganti (per davvero)

Nella mitologia giapponese che rende avventuroso ed epico Kubo e la Spada Magica ci sono anche 3 mostri enormi che il piccolo protagonista si troverà a fronteggiare. Per rendere le dimensioni enormi dello Scheletro e del Giardino degli Occhi, gli animatori si sono trovati costretti a creare pupazzi colossali, che superavano i 5 metri d’altezza! Dato che per ogni fotogramma i personaggi e gli elementi dei fondali vengono mossi manualmente, le difficoltà sono state numerose. Gli animatori erano costretti ad usare alte scale per raggiungere la testa dello Scheletro e muoverla delicatamente.

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Il making of di Kubo e la Spada Magica
Non chiamatelo pupazzo!

Come sono stati costruiti questi due iconici personaggi? Lo scheletro ha un vero e proprio… scheletro di lamina metallica, per rimanere diritto nonostante la notevole dimensione. Materiali adeguati e soprattutto leggeri sono stati utilizzati per ricoprirlo e, per aiutare il lavoro degli animatori, in punti chiave come le scapole sono stati inseriti grossi magneti, in modo da coadiuvare naturalmente il movimento del busto del personaggio.

Per quanto riguarda il Giardino degli Occhi (un grande mostro sottomarino che ricorda un girasole con ben 6 enormi occhi al posto dei petali), si è costruito un occhio/tentacolo, imbottendolo di trama metallica, materie plastiche e luci roteanti, in modo da rendere gli occhi gialli della creatura bioluminescenti, come avviene per i grandi pesci che vivono a enormi profondità.

Per muoverlo si è fatto in modo che le palpebre e la pupilla seguissero i movimenti di un telecomando a forma di… palla da bowling! Questo ha permesso di risparmiare molto tempo (e scale) agli animatori impegnati nelle sequenze sottomarine.

8- Un incubo chiamato acqua

Gli appassionati di animazione di qualunque genere lo sanno: tra gli elementi più difficili da animare in 2D, 3D e stop motion c’è l’acqua, in ogni sua forma e stato. Nelle sequenze di Kubo e la Spada Magica ce n'era abbastanza da far venire il mal di mare agli animatori più esperti: un pioggia battente, un oceano in tempesta e diverse riprese subacquee. Il team LAIKA non si è perso d’animo e ha lavorato per mesi alla resa naturalistica delle onde, fino ad arrivare a un complesso modello meccanico, azionato da fili di rame, ricoperto da una stoffa azzurra. In post produzione ai movimenti della stoffa sono stati aggiunti dal team degli effetti speciali riflessi e ombre.

Un altro enorme problema è stata la sequenza a bordo della nave, considerata la più difficile da realizzare dall’intero film. In un film con attori in carne ed ossa la nave sarebbe stata in movimento, così come la cinepresa, piazzata sulla barca stessa o su un’altra nave, munita di teleobiettivo. Le riprese in stop motion però sono statiche, essendo composte da singoli fotogrammi: per ovviare a questo problema, a muoversi è stata la nave stessa, posta su un macchinario che la facesse ondeggiare per gradi, con millimetrica precisione, in modo da variarne l’angolazione fotogramma dopo fotogramma, dando l’idea di movimento.

9- Palloncini per il mostro

Il mostro più imponente e terribile del film è la Bestia del Re Luna: una sorta di mastodontico drago/serpente che intende uccidere Kubo. Si tratta di un personaggio chiave per la storia di LAIKA, dato che è il primo a venir realizzato completamente con una stampante 3D.

LAIKA
Il making of di Kubo e la Spada Magica
Il modellino di partenza della Bestia del Re Luna

Mentre i meccanici lavoravano sui movimenti di animali come serpenti, gatti e coccodrilli per ideare i meccanismi interni che potessero riprodurre simili movenze, il team visivo si arrovellava su un altro dilemma: come rendere il delicato riverbero lunare che irradia dalle scaglie del Re Luna? Dopo aver provato davvero di tutto, dall’argento alle bombolette spray, la soluzione è stata quella di applicare il mylar ricavato dai palloncini gonfiabili color oro e argento al di sotto dei pezzi stampati a 3D che componevano il modello del personaggio e che avrebbero riflesso debolmente la luce dei set.

Per procurarsi abbastanza mylar il team ha depredato ogni singolo negozio di Portland che vendesse palloncini argentati, comprandone una quantità tale da causarne l’esaurimento in città!

10 - Dario Marianelli e lo shamisen

Il compositore italiano è stato definito dal regista Travor Knight come:

un cantastorie, come Kubo, che usa la musica per raccontare le emozioni più intricate.

Per questa colonna sonora il punto di partenza è stato il suono esotico, vivace e talvolta molto intenso di uno strumento giapponese tradizionale, lo shamisen. Insieme ad altre sonorità giapponesi è stato inserito in una colonna sonora orchestrale ma dal piglio contemporaneo, che rende appieno l’atmosfera familiare ma avventurosa del film.

Il tema del film è la cover di una canzone dei Beatles, While My Guitar Gently Weeps, eseguita dalla voce struggente di Regina Spektor, accompagnata dal suonatore di shamisen Hibiki Ichiwara. L’idea per questa canzone semplice ma evocativa è stata del regista stesso, cresciuto da bambino ascoltando i Beatles insieme alla madre.

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