La battaglia dei sessi: la storia vera dietro al film sul tennis

Autore: Alessandro Zoppo ,

"Gli uomini sono più divertenti da guardare. Non è colpa delle donne: è solo biologia". È questa frase di Jack Kramer, ex numero uno del mondo e presidente dell'ATP, l'Associazione dei giocatori professionisti, a far scattare Billie Jean King.

Siamo nel 1973 e la 29enne tennista statunitense è reduce da un anno dei record: è la giocatrice di maggior successo di tutti i tempi, la prima a guadagnare oltre 100mila dollari dopo aver vinto gli US Open.

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Ma Billie Jean non è come tutte le altre: vuole dare credibilità al tennis femminile, pretende paghe più alte per le colleghe e soprattutto si sgancia dall'ATP per fondare la WTA, la Women's Tennis Association.

A questo cambiamento assiste impotente l'eccentrico Bobby Riggs, ex fuoriclasse del circuito ormai in pensione, nelle scene iniziali di La battaglia dei sessi.

Il film di Jonathan Dayton e Valerie Faris (la coppia di registi di #Little Miss Sunshine e #Ruby Sparks) ricostruisce la seconda "Battle of the Sexes", la partita che il 20 settembre 1973 ha messo l'una contro l'altro una femmina e un maschio: la campionessa femminista e il "maiale maschilista".

Ma quanto c'è di vero in questa commedia sportiva affidata a due strepitosi interpreti come Emma Stone e Steve Carell?

La prima "battaglia dei sessi"

La sceneggiatura di Simon Beaufoy si concentra più sulla sfera privata dei protagonisti che sulla dimensione sportiva e il contesto sociale dell'epoca.

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La "battaglia dei sessi" che si gioca all'Astrodome di Houston, davanti a 30mila persone sugli spalti e a 90 milioni di spettatori che seguono l'incontro in televisione da tutto il mondo, è la seconda "Battle of the Sexes".

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La King rifiuta davvero l'offerta iniziale di Riggs di disputare questa partita d'esibizione.

La scelta di Bobby ricade così sull'australiana Margaret Court (ad interpretarla nel film è Jessica McNamee), descritta da Beaufoy come una bacchettona conservatrice e reazionaria.

Chi è Margaret Court

La campionessa di Perth, in effetti, è una fervente cristiana contraria all'omosessualità e ai matrimoni gay: oggi ha 78 anni, è un'attivista del movimento pentecostale e ministra di chiesa, curatrice delle attività al Victory Life Centre.

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Nel 2017 Court ha persino scritto una lettera aperta a Qantas, la compagnia aerea di bandiera australiana, dicendo che avrebbe boicottato tutte le loro attività perché l'azienda aveva promosso in una campagna pubblicitaria i matrimoni tra coppie omosessuali.

In un'intervista dello stesso anno all'emittente Vision Christian Radio, ha definito i bambini transgender e i diritti LGBT "opera del diavolo" e il tennis moderno "pieno di lesbiche".

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Nonostante i 24 titoli del Grande Slam vinti in singolare e i 64 complessivi, che la rendono la tennista più vincente di sempre, Court ha pagato a caro prezzo le sue dichiarazioni omofobe.

La federazione australiana è stata tempestata di richieste (anche da pezzi grossi come John McEnroe e Martina Navratilova) per cambiare nome alla Margaret Court Arena di Melbourne, lo stadio a lei intitolato.

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Court è la preda perfetta per Bobby Riggs. La prima "battaglia dei sessi" si svolge il 13 maggio 1973 a Ramona, in California, e viene trasmessa da CBS Sports.

"Il braccio" contro "la lingua" ha vita facile: Riggs vince 6-2 6-1, irridendo l'avversaria con il suo gioco fatto di smorzate, lob e palle corte. La stampa bolla la partita come "il massacro della Festa della Mamma".

In questo video, creduto perduto e ritrovato nel 2014, ci sono una sintesi dell'incontro e alcune curiose interviste a big del tennis dell'epoca e celebrità di Hollywood (Bill Cosby e O. J. Simpson: non proprio due uomini che amano le donne...) che prevedono (più o meno) come andrà a finire.

"Non è un match: è uno show", ammonisce severa Billie Jean King davanti al televisore.

D'altronde Riggs continua a ripeterlo: "Ho dimostrato senza ombra di dubbio che gli uomini sono esseri superiori. Se ci sono altre signore che vogliono sfidarmi per levarmi la corona, sapete dove sono". Detto fatto.

La seconda "battaglia dei sessi"

Dopo aver rifiutato il precedente incontro, King, in quel momento numero 2 della classifica femminile, si convince a giocare, complice una lauta offerta economica.

I due hanno 26 anni di differenza. La partita si rivela senza storia e si chiude 6-4 6-3 6-3.

Come si può vedere negli ultimi 20 minuti di film e nei filmati d'archivio, Billie Jean gioca d'attacco, costringe Riggs ad un dispendioso ed innaturale serve-and-volley, lo fa correre e lo sfianca.

Non è la prima volta che il match diventa oggetto di un film.

Prima di #La battaglia dei sessi, ci sono stati When Billie Beat Bobby, docudrama televisivo di ABC andato in onda nel 2001 e interpretato da Holly Hunter e Ron Silver, e il meticoloso e avvincente documentario The Battle of the Sexes, diretto nel 2013 da James Erskine e Zara Hayes.

La ricostruzione di Dayton e Faris presenta diverse differenze con quanto accaduto sul campo e dietro le quinte.

Chi è davvero Marilyn Barnett

Marilyn Barnett, la parrucchiera di Billie Jean interpretata da Andrea Riseborough, era in realtà la segretaria di King nonché la sua prima compagna.

Le due sono state insieme dal 1971 al 1981, quando la Barnett ha rotto con la partner e l'ha trascinata in tribunale facendole causa per gli alimenti e "costringendola" al coming out.

King è stata la prima atleta a dichiararsi pubblicamente lesbica.

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In un'intervista concessa al Sunday Times nel 2011, Billie Jean ha confessato che questa lunga attesa è stata un errore.

Volevo dire la verità ai miei genitori ma erano omofobi e allora mi sono nascosta. Inoltre, molte persone mi hanno detto che se avessi parlato di quello che stavo passando, sarebbe stata la fine del tour delle donne. Non riuscivo ad andare abbastanza in profondità.

Oggi King ha 77 anni e ha una lunga relazione con Ilana Kloss, ex tennista sudafricana che ha vinto gli US Open nel 1976 e un titolo di doppio misto agli Open di Francia nello stesso anno.

Le due si sono incontrate la prima volta a Johannesburg nel 1966. In una toccante lettera pubblicata sul sito della WTA, Ilana definisce Billie Jean la "campionessa della gente comune" e un'ispirazione per tutte le donne grazie alla sua "straordinaria capacità di connettersi agli altri".

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Un personaggio interessante ma trascurato dal copione di Simon Beaufoy è Larry King, il marito di Billie Jean interpretato da Austin Stowell.

Luci e ombre su Larry King

Larry è stato un tennista (tra i fondatori della WTT, la lega del World TeamTennis) e un avvocato, un imprenditore (per un periodo proprietario dei San Francisco Golden Gaters) e un agente immobiliare, un campione di bridge e l'inventore del Clean Air King, un popolare posacenere che "cattura" il fumo delle sigarette.

Lui e Billie si sono conosciuti all'università nel 1963. Il matrimonio è arrivato nel 1965. Nel 1973 King ha sostenuto la moglie e le altre tenniste nella creazione della WTA. Due anni prima, aveva diffuso ai media la notizia dell'aborto di Billie Jean, poi confermata dalla donna al magazine Ms., senza averla prima consultata.

Nel 1981 King ha pure ammesso di aver avuto un flirt con Marilyn Barnett. Oggi Larry vive in California con la seconda moglie Nancy e i loro due figli, Sky e Katie. I rapporti con Billie Jean sono rimasti ottimi: lei e Ilana hanno fatto da madrine di battesimo ai suoi ragazzi.

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Qualche imprecisione c'è anche rispetto alla vera vita di Bobby Riggs.

L'ex campione è stato sposato due volte: dal 1939 al 1951 con Kay Fischer e dal 1952 al 1971 con Priscilla Wheelan, interpretata nel film da Elisabeth Shue.

La coppia, quindi, era già divorziata nel 1973: i due si sarebbero risposati nel 1991. Priscilla proveniva da una ricca famiglia newyorkese: i Wheelan erano i proprietari dell'America Photograph Corporation.

I dettagli del match contro Billie Jean King, invece, sono tutti veri e accurati, dalle sneakers blu griffate Adidas indossate dalla tennista all'arrivo come un faraone di Billy, che regala il mega lecca-lecca Sugar Daddy alla collega perché aveva davvero intascato 50mila dollari dallo sponsor.

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Tra i comprimari nel cast, spiccano due attori di razza come Bill Pullman e Sarah Silverman.

Jack Kramer e Gladys Heldman

Pullman è Jack Kramer, il pioniere del serve-and-volley entrato nella Hall of Fame del tennis nel 1968 grazie alle vittorie a Wimbledon e agli US Open negli anni Quaranta.

Scomparso nel 2009, Kramer è stato a lungo commentatore per la BBC. "Suggeriresti al pubblico americano come interpretare ogni punto: se commenti tu, io non gioco", gli dice King in un momento chiave del film.

L'episodio è vero: Kramer venne sostituito dalla ABC perché disse apertamente di non credere al tennis femminile. Quello stesso anno, tuttavia, Jack si unì al clima di ribellione per un'altra causa.

Jack prese parte al boicottaggio di ottantadue tra i migliori tennisti del circuito che disertarono Wimbledon.

Il loro era un segno di protesta contro la decisione della federazione jugoslava di squalificare Nikola Pilić, che si era rifiutato di rappresentare il Paese nella partita di Coppa Davis contro la Nuova Zelanda per giocare un più remunerativo torneo di doppio a Montreal.

La scelta gli costò il posto di opinionista della BBC.

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Discorso diverso per Gladys Heldman. Figlia di un magistrato della Corte d'Appello di New York ed ex tennista, è stata una figura centrale del tennis femminile: ha fondato il magazine World Tennis nel 1953 e si è sempre battuta per colmare il divario salariale tra donne e uomini che guadagnavano dodici volte in più rispetto alle colleghe.

Scomparsa tragicamente nel 2003 (si è tolta la vita con un colpo di pistola dopo aver sofferto di gravi problemi cardiaci), Heldman strinse davvero un accordo con Joe Cullman di Philip Morris per lanciare le "Houston Nine" targate Virginia Slims.

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Le cosiddette "Original 9" che con King e Heldman hanno fondato la WTA sono Rosie Casals (interpretata nel film da Natalie Morales), Jane "Peaches" Bartkowicz (Martha MacIsaac), Valerie Ziegenfuss (Mickey Sumner), Julie Heldman (Bridey Elliott), Nancy Richey (Lauren Kline), Kristy Pigeon (Ashley Weinhold), Judy Tegart Dalton (Fidan Manashirova) e Kerry Melville Reid (Kaitlyn Christian).

La nascita del tennis professionistico femminile si deve a loro: è iconica l'immagine del loro primo accordo con un circuito e la firma sul contratto dal valore simbolico di un dollaro.

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Alan Cumming è Cuthbert "Ted" Tinling, un altro personaggio importante nella storia ed evoluzione del tennis femminile.

Ex tennista scomparso nel 1990, a fine carriera Ted è diventato paladino dei diritti LGBT (ha sempre dichiarato la sua omosessualità), commentatore televisivo e stilista di moda.

È stato lui a rivoluzionare lo stile dei completi sportivi da donna, lanciando abiti audaci e insoliti come quello disegnato per Billie Jean King per la partita contro Riggs.

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Sulla seconda "battaglia dei sessi" (a proposito: ne esiste anche una terza del 1992, vinta da Jimmy Connors contro Martina Navratilova), un aspetto trascurato dal film è associato al personaggio di Larry Riggs, il figlio di Billy interpretato da Lewis Pullman, il figlio di Bill.

Larry è uno dei tre figli che il tennista ha avuto dall'unione con Priscilla ed è stato protagonista di una rivelazione che ha fatto scalpore.

La partita venduta?

Nel 2013 l'inchiesta di ESPN Outside the Lines ha scovato un testimone rimasto in silenzio per quarant'anni. L'uomo, tale Hal Shaw, ritiene che Riggs perse di proposito la partita.

Billy, in lotta con i demoni del gioco, avrebbe puntato ingenti somme di denaro contro se stesso per cancellare tutti i debiti contratti con la Mafia, che gestiva il giro delle scommesse clandestine in cui era invischiato.

È per questo motivo che durante il match si sarebbe lasciato andare a giocate banali ed errori gratuiti. Questa versione dei fatti è stata smentita da Lornie Kuhle, amico intimo ed esecutore testamentario di Riggs.

Eppure, Larry ha ammesso a ESPN che il padre ha sempre saputo di aver commesso un incredibile sbaglio nell'accettare di truccare la partita e che nei sei mesi successivi all'incontro, ha vissuto un periodo di forte depressione.

"È la cosa peggiore che abbia fatto in vita mia", avrebbe detto a Larry, rivela una ricostruzione successiva fatta dal cronista Don Van Natta Jr. per ESPN.

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Il segreto è custodito soltanto da Bobby Riggs, morto il 25 ottobre 1995 per un cancro alla prostata.

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Bobby e Billie Jean, in verità, sono sempre rimasti amici. Nei suoi ultimi giorni di vita, King lo chiamava spesso al telefono: lui non voleva che lei lo andasse a trovare e vederlo in quelle condizioni.

L'ultimo contatto tra i due è stato proprio la notte prima della morte di Riggs: quella chiacchierata si è chiusa con un tenero "Ti voglio bene, Billy".

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