La grande bellezza: trama e significato del film di Sorrentino

La grande bellezza è uno dei film più complessi e chiaroscurali degli ultimi tempi. La ricerca di Jep Gambardella dell'autenticità si traduce in un viaggio costellato di malinconie e maschere, fino allo spiraglio finale.

Autore: Alice Grisa ,

La grande bellezza, un film del 2013 di Paolo Sorrentino, ha vinto l’Oscar nel 2014 come Miglior film straniero.

La storia è un affresco in stile La dolce vita sul bilancio retroattivo di un giornalista e scrittore 65enne, stravolto da una contemporaneità priva di autenticità. La ricerca della “grande bellezza” lo porta, in un parallelismo con Viaggio al termine della notte di Céline, ad attraversare un lungo tunnel fatto di (poca) poesia, tanti momenti carnevaleschi e grotteschi, incontri ordinari e straordinari, fino a una sorta di illuminazione finale.

Nel ruolo di Jep Gambardella, il protagonista, troviamo Tony Servillo, affiancato da Sabrina Ferilli, Carlo Verdone, Galatea Ranzi, Iaia Forte, Giorgio Pasotti.

La trama

Medusa Film
Una scena de La grande bellezza
La ricerca della bellezza

Siamo a Roma, nell’età contemporanea. Jep Gambardella è un giornalista, uno scrittore e un critico letterario che si trascina in una capitale sempre più oppressa dal vuoto culturale e dall’assenza di stimoli interessanti. Frequenta un gruppo di amici radical chic, che trascorrono le loro serate tra i salotti e una serie di feste e party e che costituiscono per Jep una sorta di punto d’arrivo, l’espressione più completa della sua mondanità.

In particolare, intorno a lui ci sono l’amica del cuore e direttrice Dadina, il commerciante Lello, l’altoborghese Viola, la radical chic Stefania, con cui si ritrova spesso a chiacchierare e, naturalmente, festeggiare.

Jep è sempre stato un aspirante scrittore, ma in vita sua ha scritto solo un romanzo. Ora fluttua nella sua quotidianità cercando stimoli e annoiandosi sempre di più, tanto nelle attività di recensione e critica quanto nei momenti liberi, trascorsi tra un trenino alla festa e una chiacchierata sulla terrazza di qualche amico.

La monotonia della sua esistenza viene interrotta (e sconvolta) da due persone: la prima è un uomo, il marito del suo primo amore, Elisa. Alla morte della donna, quest'ultimo ha trovato un diario e si è reso conto di essere stato per lei solo un compagno a cui ha voluto molto bene, perché il suo cuore è sempre stato di Jep.

Profondamente scosso e turbato dall'incontro col marito di Elisa, Jep fa un doloroso bilancio della sua vita, e cerca di capire perché non riesca più a scrivere niente. Poi però incontra un’altra persona, la spogliarellista agée Ramona, di bassa estrazione sociale e dal cuore puro, con cui comincia una relazione diversa dalle altre, forse nella direzione di qualcosa di vero e autentico. Ramona, però, è gravemente malata: alla sua morte, Jep ricade nella propria crisi, chiedendosi se esista ancora un appiglio a cui aggrapparsi per riprendere a vivere la vita come faceva tanti anni prima e non sottovuoto, nel limbo delle feste e della finta cultura che lo circonda.

Jep si rende conto di cercare la grande bellezza e di non sapere assolutamente dove poterla scovare.

Sempre più smarrito e febbrile, incontra la Santa, una donna anziana (Suor Maria), che colpisce Jep e mangiando radici gli fa capire qualcosa di fondamentale: per trovare la bellezza, bisogna tornare alle origini. Inviato all’Isola del Giglio per il disastro della nave Concordia, il giornalista ritrova finalmente la pace grazie a un ricordo potente, quello di Elisa e del loro primo amore. Il viaggio è emerso dalla lunga notte e ora Jep può finalmente riprendere a scrivere.

La spiegazione e il significato

Medusa Film
Una scena di Jep Gambardella ne La grande bellezza
Il viaggio di Jep Gambardella

Barocca, sontuosa, decadente, corrotta, irrecuperabile, la Roma affrescata da Paolo Sorrentino affonda le radici nella memoria di Fellini, dei circhi e dei girotondi senza fine, della gallery di personaggi mostruosi e celestiali che affastellano le pellicole del grande regista romagnolo. Il Carnevale degli orrori (e degli errori) si smuove per sottrazione: il processo di Jep, antieroe disilluso in un mondo costellato da oggetti ma vuoto concettualmente, si dirige all’essenziale, spogliandosi via via di maschere, trucchi, persone, personaggi, ricchezze, cotillon, discussioni letterarie e filosofiche. In questo calderone – ma possiamo chiamarlo anche circo o girone infernale – Jep si destreggia tra volti e giornate che non riescono a riempire la vita come forse una volta percepiva e come crede di non poter più percepire.

È l’incidente scatenante, come si dice nei manuali di sceneggiatura, del suo primo amore, Elisa, a spingerlo verso quel viaggio al termine della notte, alla ricerca di qualcosa di vero che riesca a sbloccare la penna sulla carta. Elisa investe Jep all’improvviso, e lui deve ricercarla, scandagliare il passato, ritrovare quel frammento di autenticità che lo aveva fatto sentire diverso. Capisce cosa deve trovare, ma non sa come e dove. Incontra Ramona e rivede l’ombra della grande bellezza, ma il suo destino è segnato. Jep arranca, procede, si trascina tra salotti e feste, tra mondanità ed eventi, attraversa Roma ansioso e febbrile collezionando incontri, liti e momenti inutili, per poi capire dalla Santa – una donna che si è spogliata di qualunque cosa – cosa conta davvero: le radici.

E Jep va alla radice, sull’Isola del Giglio, dove il passato lo salva retroattivamente e lo conduce alla meta, una “destinazione Paradiso” che gli permette, utilizzando solo se stesso, di ritrovarsi, di ritrovare “la grande bellezza”.

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