Mehran Karimi Nasseri: la storia che ha ispirato The Terminal

Autore: Giulia Vitellaro ,

Nel 2004, il celebre regista Steven Spielberg decide di dirigere un soggetto firmato da Andrew Niccol (lo stesso sceneggiatore di The Truman Show, The Host e Anon) e Sacha Gervasi (November Criminals).

Il film si incentra sull'incredibile interpretazione di Tom Hanks, che recita nel ruolo di Viktor Navorski, originario della Krakozhia, un'immaginaria nazione dell'Europa orientale sorta dalla frantumazione dell'URSS. Mentre è in volo verso New York, il suo Paese è vittima di un terribile colpo di Stato. Viene bloccato all'aeroporto J.F. Kennedy: il suo passaporto è ormai senza alcun valore.

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Gli viene negato il visto di entrata per gli Stati Uniti e il capo della sicurezza, Frank Dixon (Stanely Tucci), gli proibisce il ritorno a casa. È dunque costretto a rimanere all'interno del terminal dei voli internazionali, senza poter varcare la frontiera. I giorni diventano settimane, le settimane diventano mesi. 

Viktor scopre a poco a poco il micro-universo che dà vita all'aereoporto: una realtà varia con i piccoli piaceri e di piccoli dolori, tantissime umanità diverse che ogni giorno si incontrano e scontrano, toccandosi per pochi momenti. Persone solo di passaggio, viaggiatori abituali, hostess, personale di terra e funzionari. 

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Viktor porta i messaggi d'amore di Enrique all'agente Torres

Viktor riesce a fare dell'aeroporto, il "non-luogo" per eccellenza, la propria casa. Impara come procurarsi il cibo e come guadagnarsi il poco che necessita per vivere.  Le sue vicende si intrecciano a filo doppio con quelle del terminal: ad esempio, trae d'impiccio un uomo che stava contrabbandando dal Canada farmaci per il padre gravemente malato.

Malgrado i continui ostacoli che Dixon mette sulla sua strada, il nostro protagonista si fa degli amici, come Gupta (Kumar Pallana), fuggito dall'India per aver accoltellato un poliziotto corrotto che lo vessava richiedendogli soldi continuamente, ed Enrique Cruz (Diego Luna), giovane addetto della mensa. Diventando una sorta di strambo cupido, passa i messaggi di Enrique all'agente Torres (Zoe Saldana), facendo innamorare i due. 

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La strana esistenza di Viktor lo porta ad entrare in confidenza con la bellissima Amelia Warren (Catherine Zeta-Jones), una hostess che incontra tra un viaggio e l'altro e i cui drammi personali punteggeranno le vicende del nostro protagonista.

Amelia è anche la prima a cui rivela il motivo del suo viaggio a New York e del suo misterioso barattolo che chiama "jazz".

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La caduta di Amanda che prelude l'incontro con Viktor

Una volta finita la guerra in Krakozhia, Viktor può tornare a casa, ma ha ancora una cosa da fare: quello per cui era originariamente arrivato a New York. Dixon continua a negargli i documenti e a minacciarlo; tuttavia, grazie all'aiuto dei suoi amici, il determinato protagonista riesce a compiere la sua missione nella Grande Mela per fare poi ritorno a casa.

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Il film, costato 60 milioni di dollari, fu un successo, con incassi al box office per 219 milioni.

La storia di Mehran Karimi Nasseri

La storia del film prende ispirazione da fatti realmente accaduti, ed in particolare attinge dalle vicende di Mehran Karimi Nasseri.

Nasseri nasce nel 1942 in Iran, figlio di un iraniano e una scozzese. Negli anni '70 finisce gli studi universitari in Inghilterra, per poi fare ritorno nella sua terra d'origine, stabilendosi a Teheran. Da lì in poi per lui le cose diventano complicate.

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A causa della sua ferma opposizione al regime dello Scià, il controverso leader iraniano prima della Rivoluzione islamica, nel 1977 viene espulso e gli viene privata la cittadinanza. Riesce a fuggire in Belgio, dove ottiene lo stato di rifugiato politico. Diversi anni dopo, nel 1988, decide di trasferirsi in Gran Bretagna, dove soggiornano alcuni suoi parenti. Tuttavia, all'aeroporto di Parigi, perde i documenti.

La Polizia di frontiera lo ferma, e lo trova senza la documentazione necessaria per restare in Francia, oltre che senza il documento che testimoniava il suo status di rifugiato politico. Il Regno Unito lo respinge perché adesso è senza documenti, e il Belgio gli nega l'ingresso perché aveva inviato le proprie carte di rifugiato a Bruxelles, presso l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Queste sono le contingenze che lo portano a stabilirsi nell’area commerciale del Terminal 1 del “Charles de Gaulle” nell’agosto del 1988.

La sua vita nel terminal viene raccontata come solitaria, in una costante attesa. Rimane in aeroporto fino al luglio 2006; né il Belgio, né la Francia, né il Regno Unito avevano preso particolarmente a cuore la vicenda. Inizia anche a mostrare dei segni di squilibrio, chiedendo di farsi chiamare "Sir Alfred Mehran".

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Nel suo reportage sulla vicenda, Paul Berczeller descrive così la vita dello sfortunato iraniano:

Molti viaggiatori e passanti riconoscevano Alfred: alcuni avevano fatto una sorta di pellegrinaggio per vederlo, prima di entrare a Parigi o prima di lasciarla. [...] Ad alcuni faceva pena, ma Alfred non l'ha mai vista così. Aveva un'opinione estremamente alta di se stesso. E oltretutto, come ci teneva spesso a precisare, la sua situazione era solo "temporanea". Nei suoi primi anni all'aeroporto, pensavano al suo sostentamento alcuni viaggiatori e altro personale dell'aereoporto consapevole della sua situazione. Le persone gli compravano cibo, gli davano soldi e ascoltavano la sua storia.

Nel 1992, gli viene concesso il permesso di soggiorno francese a patto di presentare la tessera di rifugiato, che tuttavia è ancora all'esterno e va ritirata obbligatoriamente di persona. Cosa che Nasseri non può fare, perché senza documenti. È in una situazione kafkiana che si sbloccherà solo nel 1999 (ben sette anni dopo), quando verrà accompagnato in tribunale per ritirare i suoi nuovi documenti.

Ma Nasseri non accetta i documenti, dicendo che sono sbagliati. Il suo nome è Sir Alfred Mehran, e non è iraniano. Torna al Terminale 1 di Charles De Gaulle. Resta lì per altri otto anni.

Nel 2006 viene ospedalizzato a seguito di un'intossicazione alimentare. Dimesso nel gennaio 2007, è trasferito in una casa di accoglienza di Parigi e vive il periodo seguente per strada, su una panchina della capitale francese.

Dopo il film

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Viktor tenta di dormire sulle panchine dell'aeroporto JFK

Ad Alfred/Nasseri sono stati offerti diversi milioni di dollari per i diritti della sua storia. Milioni che secondo il reporter Paul Berczeller, Alfred non ha mai riscosso, dato che anni dopo il film viveva ancora sulla sua solita panchina. Ai tempi dell'intervista era convinto che la DreamWorks gli avrebbe procurato un passaporto per portarlo in California, e che avrebbe presto ricevuto le visite di Spielberg e Tom Hanks. Da allora su di lui non ci sono più notizie certe.

Visto l'epilogo amaro della vicenda privata dell'ormai Alfred, non è strano che lo sfortunato iraniano non sia stato citato neanche nei titoli di testa o di coda del film.

The Terminal è un film del 2004 diretto da Steven Spielberg ed interpretato da Tom Hanks, Catherine Zeta Jones e Stanley Tucci.

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