Memento, la spiegazione del finale con le linee guida di Christopher Nolan

Autore: Claudio Rugiero ,

Correva l'anno 2000 quando un certo film-cult consacrava uno dei più talentosi registi britannici in circolazione.

Stiamo parlando naturalmente di Memento, il secondo lungometraggio di Christopher Nolan e tratto da un racconto di suo fratello Jonathan (Memento Mori, pubblicato soltanto dopo la realizzazione del film) che con lui firmava anche la sceneggiatura. 

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Protagonista assoluto era un Guy Pearce poco più che trentenne, dai capelli ossigenati e col corpo coperto di tatuaggi. Ma il cast si arricchiva anche dei nomi di Carrie-Anne Moss e Joe Pantoliano.

Film-rompicapo di difficile interpretazione, Memento è un titolo significativo nella filmografia di Nolan. Non soltanto ne ha rivelato il genio o ha rappresentato un passo avanti per il genere noir, ma ha anche in parte aperto la strada ad alcuni film in seguito realizzati dal regista londinese (#Inception su tutti).

La sua trama intricata è stata inoltre al centro di numerosi dibattiti così come quel suo finale spiazzante su cui in molti si sono interrogati.

Trama del film

- "Ti ho mai parlato del mio disturbo?"
- "Solo ogni volta che ci vediamo".

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Leonard Shelby detto 'Lenny' è un giovane investigatore che lavora per una compagnia di assicurazioni.

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Poster di Memento (2000)

Ma una caratteristica rende il suo compito alquanto arduo. Leonard soffre di una strana forma di amnesia: è infatti incapace di ricordare tutti gli eventi più recenti.

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La sua memoria se la costruisce lui stesso ogni giorno servendosi di biglietti e foto polaroid per ricordarsi le sue azioni e di tatuaggi per fissare nella mente gli eventi più importanti della sua vita.

È proprio grazie a questo sistema che riesce a ricordare lo stupro e l'omicidio della sua amata moglie Catherine, avvenuto in seguito ad un'aggressione domestica a cui lui è sopravvissuto.

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La sete di vendetta è ormai il suo unico scopo, il solo in grado di spingerlo al lottare contro la sua difficile amnesia. Ma questo lo porterà a diffidare di chiunque gli stia intorno: tutti potrebbero star mentendo o essere gli assassini della moglie, persino il poliziotto e suo caro amico Teddy Gamell e la sua amante Natalie.

Il finale

Leonard riesce infine a risalire e uccidere John G., il secondo uomo implicato nell'omicidio della moglie, con l'aiuto di Teddy. Ma i suoi problemi di memoria lo spingono in seguito a dubitare del poliziotto.

Show hidden content Interrogato dall'investigatore, Teddy rivela quindi a Leonard la verità: è stato lui stesso ad uccidere la moglie a causa del suo disturbo di memoria.Catherine infatti sopravvisse allo stupro, il cui caso fu affidato proprio a Teddy, ma fu in seguito all'aggressione subita che la memoria di Leonard cominciò a vacillare.
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Leonard mostra una delle sue foto polaroid in una scena del film
Incapace di accettarlo e di sopravvivere ad una vita coniugale senza futuro, Catherine decise di testare la memoria del marito con un esperimento finito poi tragicamente: soffrendo di diabete, chiese a Leonard di somministrarle più volte l'insulina con iniezioni ripetute e praticate a breve distanza l'una dall'altro fino a lasciarsi uccidere.Leonard ha però rimosso quel momento collegando erroneamente la morte della moglie all'episodio dello stupro.Credendo alla sua versione, Teddy lo aiutò a trovare e uccidere il vero John G. almeno un anno prima, convinto inoltre che questo lo avrebbe aiutato a ricordare la verità sulla morte della moglie. Ma lo stratagemma della vendetta non funzionò e da allora Leonard continua a mentire a sé stesso raccontando ogni volta la stessa storia fino a creare un puzzle irrisolvibile.

Il film si conclude quindi con Leonard che scrive una nota sul retro di una foto di Teddy: "Non credere alle sue bugie". Dopodiché, ruba l'auto all'ultimo uomo ucciso e si avvia verso un nuovo viaggio, pronto a ricominciare la sua interminabile caccia all'uomo.

Spiegazione di Christopher Nolan

Interpretare il finale di un film così narrativamente intricato può non essere semplice. Ma il regista Christopher Nolan ha tenuto una lezione in cui spiega come approcciare il film da lui diretto nel lontano 2000.

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La complessità di una storia come quella di Leonard si regge su un presupposto fondamentale: a causa del suo disturbo, il nostro personaggio non ha accesso a molte delle informazioni fondamentali per completare il puzzle finale.

Come spiega nel video qui sotto riportato, il regista ha inoltre scelto una narrazione che adottasse il punto di vista del suo protagonista. Questo però ha comportato che allo spettatore venissero nascoste tutte le informazioni di cui lo stesso Leonard è all'oscuro.

Qual era allora il modo migliore per far sì che il punto di vista dello spettatore combaciasse con quello di Leonard? Nolan su questo non ha avuto dubbi:

Il mondo migliore per farlo è stato raccontare la storia al contrario. In questo modo, quando incontriamo i personaggi, noi non sappiamo - proprio come il protagonista - come ha incontrato quella persona, dove l'ha incontrata per la prima volta o se dovrebbe fidarsi o meno.

Inoltre, non va trascurata un'altra caratteristica del film: la narrazione principale è spesso intervallata da alcune scene in bianco e nero che vedono coinvolto il solo Leonard. Per spiegare meglio il ruolo di queste ultime Nolan ha tracciato nel video un grafico alla lavagna.

All'inizio del film, Leonard ha già ucciso Teddy, che si è servito di lui soltanto per fare soldi illegalmente. La scena successiva segna invece l'inizio della narrazione post-traumatica, relativa cioè al momento in cui Leonard perde la memoria a breve termine e al suo risveglio in una clinica psichiatrica. È proprio a partire da qui che vengono definite le due diverse linee narrative.

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Mezzo primo piano di Guy Pearce in una scena di Memento

Le scene a colori vanno temporalmente all'indietro (infatti all'inizio del film Teddy viene ucciso, ma nelle scene che seguono risulta ancora vivo), mentre quelle in bianco e nero procedono in direzione opposta, sebbene nel finale queste due linee finiscano con l'incontrarsi.

Va però precisato che la narrazione in bianco e nero è antecedente a quella a colori. Inoltre, per evitare l'eccesso di informazioni, altrimenti poco credibile visto il disturbo di Lenny, le scene a colori sono state tagliate a metà e quindi intervallate da quelle in bianco e nero.

A complicare ulteriormente la narrazione si aggiungono i flashback che fanno riferimento al passato di Leonard e che di fatto costituiscono un'altra timeline a sé stante.

Lettura interpretativa

Ad essere in discussione è l'idea stessa di verità. Cos'è? Vogliamo davvero saperla? Siamo sempre disposti ad accettarla? A questo proposito diventa quindi particolarmente significativa una battuta di Teddy pronunciata nei confronti di Leonard: "Tu non vuoi sapere la verità, tu crei la verità". 

Nel caso specifico del nostro protagonista, la verità sembrerebbe essere indissolubilmente legata ai suoi (pochi) ricordi, indelebilmente fissati sul suo corpo o appuntati sui suoi post-it, tutti elementi dei quali lui si fida ciecamente. Ma i ricordi appartengono alla sfera soggettiva e pertanto non possono aspirare allo status di certezze assolute.

Show hidden content Lo stesso momento della verità non solo non rappresenta un vero evento originario, ma verrà una seconda volta dimenticato da Leonard e, conclusa la sua avventura, tutto ciò che ricorderà sarà la sua vendetta ancora da portare a termine (ma in realtà già compiuta).

Perché Leonard rimuove i suoi ricordi più importanti? Per non affrontare la terribile realtà. Al pari della Diane Selwyn di Mulholland Drive, Leonard si è dunque creato un universo alternativo. Ma il tessuto scelto stavolta non è quello onirico come nel film di David Lynch, bensì quello cerebrale.

Show hidden content Nella sua mente, Lenny, attribuisce la morte tramite ripetute iniezioni di insulina alla signora Jankins. A compierlo è stato il marito di questa, Sammy, un ex commercialista, e il ruolo che si ritaglia per sé è quello di semplice estraneo venuto a conoscenza degli eventi per pure ragioni professionali.

Ma la rinuncia ai ricordi si traduce in una crisi di identità di cui il personaggio non sembra accorgersi. Anzi, torchiato da Teddy, addirittura nega di soffrire di amnesia. Per lui la sua identità è scientificamente definita dalla (falsa) certezza dei suoi indizi (gli appunti e i tatuaggi). Ma, come in seguito scoprirà,  si tratta soltanto del suo passato. Nella verità che si è costruito non c'è traccia dei vari John G. da lui puntualmente assassinati. Come gli dice Teddy: "sai chi eri, ma non chi sei diventato". 

Show hidden content Eppure ci accorgiamo che in questa complessa struttura narrativa non si riesce ad individuare concretamente l'evento iniziale: il finale a colori non segna realmente l'inizio di questa trama perché il disturbo di Leonard è cominciato molto tempo prima; neppure la prima sequenza in bianco e nero può essere indicata come il seme di questo albero ramificato perché l'evento scatenante (lo stupro della moglie) c'è già stato.

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Guy Pearce in una scena del film

Teoricamente avremmo un finale con la prima sequenza del film, cioè con l'omicidio di Teddy. Tuttavia, quest'ultima non può essere considerata una risoluzione a tutti gli effetti: essendo la memoria di Leonard a breve termine, questo evento verrà ovviamente cancellato dalla sua mente per ripartire da capo ancora una volta.

A questo punto il dubbio che il film sembra sollevare risulta chiaro: quanto c'è da fidarsi dei nostri stessi ricordi?

Che ne pensate? Che ricordi avete di questo film? Sicuri che siano attendibili?

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