L’ironia contemporanea di Zalone ha colpito anche nel 2016 con la commedia Quo vado?
Diretta da Gennaro Nunziante e interpretata dallo stesso Zalone (affiancato da Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco e Maurizio Micheli), racconta l’avventura del classico “uomo medio”, figura topica dei film del comico pugliese, alle prese con il cosiddetto “posto fisso”, che vuole tenersi stretto a qualunque costo.
Gli incassi record (75,87 milioni di euro dai dati di Box Office Mojo) hanno premiato il divertissement stralunato di Zalone, in giro per il mondo, disposto a tutto per non perdere il proprio lavoro.
Ma cosa significa “Quo vado?”? E qual è il senso del film?
Cosa vuol dire "Quo vado?"
Quo vado? È una riscrittura ironica della locuzione latina “Quo vadis?”, che significa “Dove vai?”.
La genesi appartiene a un Vangelo apocrifo che racconta l’incontro di san Pietro con Gesù sulla via Appia, a cui chiede appunto “Quo vadis?”, e lui risponde che sta tornando a Roma, perché non fuggirà dalle persecuzioni dei cristiani e andrà incontro alla sua sorte (la crocifissione).
Nel 1894 lo scrittore polacco Henryk Sienkiewicz ha scritto un romanzo storico che porta questo titolo, che è ambientato nell’epoca romana sotto l’imperatore Nerone, in cui si sviluppa una storia d’amore tra una cristiana, Ligia, e un patrizio romano.
Dal testo sono stati tratti diversi film, tra cui il kolossal del 1951 di Mervyn LeRoy.
Nunziante e Zalone hanno preso in prestito questa locuzione “traslandola” al linguaggio semplicistico dell’italiano medio, che volge la frase a quella che potrebbe essere (in italiano, non in latino) la prima persona singolare.
“Quo vado?” sta appunto per “Dove vado?”.
Questo “lost in translation” terminologico si può leggere anche sul piano simbolico: durante la sua storia Checco si chiederà più volte dove sta andando, ma soprattutto verso che cosa.
“Caldamente invitato” a lasciare il posto fisso per una riduzione dell’organico, il trentenne pugliese Checco, a cui hanno insegnato che il contratto a tempo indeterminato è la cosa più importante al mondo, è disposto a tutto, anche ad allontanarsi dal suo paese, ad andare all’estero.
Lo farà, nonostante le istituzioni che cercano di mettergli i bastoni tra le ruote.
Spedito in Norvegia, a difendere una base di ricercatori dagli agguati degli orsi polari, si dimostrerà all’altezza del ruolo, grazie alla sua strampalata modalità di ragionare e grazie all’incontro con una dottoressa.
Grazie a lei, e alla scoperta di una nuova mentalità di vita, quella dei paesi del Nord Europa, Checco si renderà conto che i confini sono ampi, oltre la ristretta visuale del “posto fisso”, e intraprenderà un viaggio verso – forse – qualcosa di nuovo.
Significato e messaggio del film
Il personaggio-tipo di Nunziante-Zalone, l’italiano semi-ignorante, ingenuo ma allo stesso furbo (un’eredità di Sordi, secondo qualcuno), è alle prese con uno dei più classici cliché del nostro paese: il contratto a tempo indeterminato in un posto statale, una risorsa preziosa che si deve tenere stretta qualunque cosa succeda, il cosiddetto "stipendio mensile sicuro".
Quando il piccolo orticello di Checco, che prende uno stipendio fisso nel suo paesino in Puglia e vive con i genitori, per ridurre al minimo fatiche e responsabilità, viene messo a repentaglio dalla prepotente e determinata dottoressa Sironi, per la prima volta l’uomo si mette in viaggio verso qualcosa di parzialmente ignoto e si trova appunto a chiedersi: “Quo vado?”, dove vado?
Se il posto fisso è così importante nella mentalità del “sempliciotto” Checco, in realtà non è (solo) perché gli hanno inclucato insensatamente questa idea in testa, ma perché in Italia, con le tasse, i malfunzionamenti, le mancanze di tutele, chi cerca un’altra strada, più rischiosa, alternativa rispetto a lavorare come statale a vita, deve scontrarsi con la burocrazia, le tasse e un probabile fallimento.
Per questo, nelle fasi iniziali del film, si parla di “condannati alla partita IVA” o si accenna a imprenditori strozzati, impossibilitati a fatturare cifre che permettano loro di guadagnare dall’attività.
Checco resiste alle stoccate della Sironi, che lo fa vagare per le zone più disagiate d’Italia e poi lo indirizza al Polo Nord. Resiste a tutto, pur di tenere il suo posto.
La conoscenza con l'"illuminata" Valeria, però, così lontana dalla piccola comunità in cui lui è cresciuto porta Checco a chiedersi davvero – a modo suo, ovviamente, “dove stia andando”, a capire che esistono altre realtà e idee per cui vale la pena essere precari, in sospeso, nel limbo dell’incertezza a vita.
Riuscirà a fare il salto finale? La risposta può darla solo il film, ma leggerezza e divertimento sono garantiti.
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