Silence, la recensione: la nuova passione di Cristo di Martin Scorsese

Autore: Elisa Giudici ,

Nel 1988 Martin Scorsese presenziò a New York ad una proiezione speciale di L'Ultima Tentazione di Cristo, riservata alle autorità religiose. In quell'occasione, un vescovo gli regalò una copia di Silenzio, il romanzo dell'autore giapponese Shusaku Endo pubblicato nel 1966 e considerato il suo capolavoro. L'autore, che condivide con Scorsese un rapporto tormentato con la fede cristiana, ricostruì il viaggio fittizio di due gesuiti nel Giappone dei Kakase Kirishitan (i cristiani nascosti) alla ricerca del loro mentore, padre Ferreira, costretto dalle persecuzioni e dalle torture ad abiurare la fede. 

In Silence, Gesù appare solo come icona - da calpestare abiurando la fede o da nascondere tra le pieghe degli abiti, per testimoniare di nascosto il proprio credo religioso - eppure sarebbe difficile non inquadrare questo film come la nuova tentazione e passione di Martin Scorsese. Non a caso il protagonista, il giovane e tormentato padre Rodriguez, ha il volto pulito e dolce di Andrew Garfield, che come gesuita portoghese affamato e torturato del XVII secolo è abbastanza improbabile, mentre invece si inserisce alla perfezione nella ricca galleria di Gesù in croce con volti caucasici e gradevoli, da santino. 

Sulla sontuosità degli ambienti e sull'efficacia di una regia ancora più rifinita e compiaciuta del solito non si discute, ma di fronte alla considerevole durata del film (oltre 3 ore) il dubbio è lecito: Silence è troppo lungo? Certo il film pecca di ripetitività e il suo essere incredibilmente incisivo in alcuni passaggi viene diluito e smorzato proprio dalle lunghe scene non essenziali che intercorrono tra gli stessi. Il punto però forse è un altro. Come Pietro rinnegò Gesù tre volte prima del canto del gallo, Scorsese è particolarmente interessato a documentare i corsi e ricorsi di una fede vacillante.

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Rodriguez è perennemente in bilico tra ammirazione e invidia verso i contadini e pescatori giapponesi, gente umile capace di immolarsi senza dubbi o ripensamenti per un Dio di cui conosce a malapena i contorni. A consumarlo concorre anche la drammatica consapevolezza che questi cristiani nascosti sono i nuovi martiri di una fede in realtà lontanissima dal Cristianesimo europeo. In un viluppo di autocommiserazione e vanità intellettuale, Rodriguez assiste a una serie tale di torture e violenze da sconfinare nel torture porn, mentre le autorità giapponesi tentano di instillare in lui l'idea, non priva di superbia, che i giapponesi non possano veramente comprendere il cristianesimo come un padre gesuita, che l'evangelizzazione del Giappone sia una causa persa in partenza. 

Difficile non cadere in una sorta di discriminazione intellettuale, date le premesse. Forse il film avrebbe potuto tagliare un po' sulle persecuzioni, sottolineando di più il ruolo ambiguo dei gesuiti in Giappone e gli errori strategici compiuti durante l'evangelizzazione e dettati in parte dalla loro superbia, errori che portarono alle persecuzioni. Non dimentichiamo inoltre che, a differenza di quanto il film finisce per suggerire, quella di Silence è una storia romanzata ispirata solo parzialmente a fatti realmente accaduti, a sua volta rielaborata da un Scorsese alla ricerca di risposte alle domande di sempre.

Silence è un film sontuoso e particolarmente intenso, dove il coinvolgimento personale di Scorsese è evidente. A differenza dei precedenti lavori sceneggiati da Jay Cocks, non risulta così ineccepibile, preda com'è di dubbie priorità che sono umanamente ma non sempre cinematograficamente comprensibili. 

Silence è nelle sale dal 12 gennaio 2017.

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