The Day the Music Died: perché il 3 febbraio è il giorno il cui la musica morì

Autore: Simona Vitale ,

"Non ricordo se piansi quando lessi della sua sposa diventata vedova, ma qualcosa mi colpì profondamente il giorno in cui la musica morì".

Da questi versi tradotti di American Pie, scritta nel 1971 dal cantautore Don McLean e portata di nuovo al successo da Madonna nel 2000, è stata ricavata l'espressione The Day the Music Died, ovvero "il giorno in cui la musica morì". 

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Un'espressione dal sapore apocalittico e triste, anche se la musica, fedele compagna di vita di milioni di persone, non è affatto morta. Eppure c'è un giorno della storia in cui la musica ha perso tre dei suoi esponenti.

L'incidente del 1959

The Day the Music Died, noto anche come "il giorno in cui il rock morì",  è il modo con cui viene comunemente ricordato un disastro aereo accaduto nello stato dello Iowa (USA) il 3 febbraio 1959.

Quel giorno persero la vita tre giovani musicisti, già considerati vere e proprie icone del rock: Buddy Holly, The Big Bopper e Ritchie Valens.

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L'incidente ebbe luogo poco dopo l'una di notte, quando il giovane Roger Peterson, alla guida del Beechcraft Bonanza, decise di volare nonostante le pessime condizioni meteorologiche. L'aereo perse quota all'improvviso (probabilmente per un disorientamento del pilota) e finì con lo schiantarsi in una piantagione di granturco nei pressi di Mason City, a nord di Clear Lake, nello Iowa.

SuperDuty11 su Wikipedia Commons
Monumento the day the music died
Monumento per Ritchie Valens, The Big Bopper e Buddy Holiday

I musicisti che persero la vita quella sera si erano esibiti al Surf Ballroom di Clear Lake e si erano rimessi in viaggio perché il giorno dopo avrebbero dovuto esibirsi per un altro spettacolo a Fargo.

Le circostanze che hanno portato i tre a viaggiare insieme, a bordo del piccolo aereo che avrebbe decretato la fine della loro esistenza, sono alquanto particolari.

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Buddy Holly accettò di esibirsi al Surf Ballroom per occupare una serata scoperta ma, una volta arrivato al locale, si lamentò del viaggio in autobus. Pensò così di affittare un volo charter per il successivo trasferimento a Moorhead, da cui avrebbe raggiunto la città di Fargo, Nord Dakota.

The Big Bopper (vero nome J. P. Richardson), invece, a causa di una brutta forma di influenza aveva chiesto a un musicista di Buddy Holly, Waylon Jennings, se poteva cedergli il posto sull'aereo. L'altro acconsentì senza problemi.

Scherzando tra amici, Holly aveva augurato al suo musicista di congelare sull'autobus, mentre Jennings augurò ad Holly, ovviamente sempre per scherzo, che il suo aereo si schiantasse. Nonostante tali battute fossero state determinate dalla voglia di strapparsi un sorriso a vicenda, sembra che Jennings non si sia dato più pace per la morte del suo amico in quella tragica notte.

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Che dire di Ritchie Valens? Non aveva mai volato su un aereo da turismo e, pertanto, chiese ad un altro musicista di Holly, Tommy Allsup, di cedergli il posto. Allsup non accettò subito la sua richiesta ma propose di giocarsi il posto sull'aereo con una monetina. Il destino ha voluto che a morire, quella notte, fosse Valens. Aveva solo 17 anni, ma aveva già raggiunto il successo grazie a brani come Come On, Let’s Go, Donna e La Bamba.

La successiva inchiesta giudiziaria decretò che la causa dello schianto era legata alle avverse condizioni meteo insieme ad un errore del pilota, anche lui morto nello schianto e ancora inesperto, soprattutto per i voli notturni. Le conclusioni dell'inchiesta sono state però messe in discussione nel corso degli anni.

The Daily Tribune
L'incidente del 3 febbraio 1959
L'incidente del 3 febbraio 1959 sul The Daily Tribune

Dopo l'incidente: le reazioni e la memoria

La notizia di questo incidente fatale provocò ondate di shock nel mondo della musica e non solo. Il 3 febbraio 1959 ha messo fine fine a tre vite straordinarie e alle loro carriere. 

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Holly lasciò una moglie incinta, Marie, che abortì poco dopo aver appreso della morte di Holly. Anche la moglie di The Big Bopper era incinta al momento dell'incidente e in seguito diede alla luce il figlio Jay Perry. Valens, come abbiamo detto, aveva solo 17 anni. La notizia dello schianto diede poca rilevanza al pilota Peterson, che, 21enne, si era sposato l'anno prima con la sua ragazza del liceo.

Ken Paquette, grande appassionato degli anni '50 proveniente dal Wisconsin, ha fatto erigere diversi monumenti dedicati ai tre cantanti. Nel 2003, in particolare, ha fatto costruire un monumento alla Riverside Ballroom di Green Bay, nel Wisconsin, dove Holly, Big Bopper e Valens suonarono la notte del 1º febbraio 1959, due sere prima del disastro.

La prima canzone tributo, Three Stars, dedicata alle tre stelle della musica è uscita poco dopo l'incidente. Questa ballata ricordava Valens come uno "capace di realizzare i tuoi sogni" e la musica di Holly come capace di "far sciogliere il cuore più freddo". Ricordava, inoltre, anche uno dei più famosi slogan di The Big Bopper: "Sai cosa mi piace".

La più famosa canzone dedicate ai tre talenti scomparsi arrivò, però, molto tempo dopo.

Don McLean ottenne un successo straordinario nel 1971 con la già citata American Pie, che ha ricordato quello dello schianto del 3 febbraio 1959 come "il giorno in cui la musica morì".

Via: The Daily Journal

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