Tutto su Doraemon: significato del manga, fan theory e curiosità sui finali

Una guida ai molteplici finali dell'opera di Fujiko F. Fujio e ai suoi significati.

Autore: Matteo Tontini ,

Nel 1969, in Giappone, nessuno avrebbe mai immaginato che di lì a poco sarebbe nato uno dei manga più importanti della storia e che il suo protagonista, un gattone blu proveniente dal futuro, sarebbe stato un giorno osannato in terra natia. Il suo nome è Doraemon e per decenni ha fatto sognare bambini (e non) di tutto il mondo.

Il fumetto scritto e disegnato da Fujiko F. Fujio, pseudonimo adottato dalla coppia di artisti Hiroshi Fujimoto e Motoo Abiko, è stato pubblicato anche in Italia grazie a Star Comics e ha ricevuto tre adattamenti a serie anime, ben 38 lungometraggi e diversi videogiochi.

Purtroppo però uno dei due creatori, Fujimoto, è passato a miglior vita prima di poter dare un finale alla serie. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1996, è terminata infatti la pubblicazione del manga: da quel momento, l'opera ha portato alla creazione di numerose leggende urbane sull'epilogo di Doraemon.

La casa editrice Shogakukan ha comunque provveduto a diffondere una fine ufficiale, ma soltanto per la versione animata. Abbiamo dunque voluto dedicare una guida definitiva ai possibili finali di Doraemon, con un approfondimento generale sulla trama e ai messaggi che i mangaka hanno voluto lanciare con la loro opera.

Trama e significato del manga
Finali

Teoria sul vero obiettivo di Doraemon

Buona lettura!

Trama e significato del manga

Doraemon è un manga/anime all'apparenza per soli bambini ma che in realtà è intriso di significati in grado di portare a una riflessione anche i più grandi. Il coprotagonista è Nobita Nobi, un ragazzino giapponese che frequenta la quinta elementare: uno sfigato, con pessimi risultati a scuola e in ambito sportivo.

Nobita è oltretutto bullizzato da Takeshi Goda e Suneo Honekawa, due bambini che cercano di primeggiare con le loro prepotenze. Il manga di Fujiko F. Fujio intende non soltanto denunciare il bullismo nelle scuole, ma anche far suonare un campanello d'allarme circa la depressione giovanile: Nobita è apatico, vuole sempre dormire, preferisce i fumetti ai libri di scuola e non gli interessano le conseguenze delle sue azioni, come se la vita gli stesse scivolando addosso. Il suo, difatti, è un nome parlante: "Nobi Nobita" è un divertente gioco di parole il cui significato è "uno che se la prende comoda".

I genitori lo rimproverano continuamente per il suo rendimento scolastico, così come il maestro, ma ciò non fa che aumentare le insicurezze e il senso di inferiorità del giovane. Suo padre è un salaryman che per lavoro trascorre tutta la giornata fuori casa: non può garantire una certa presenza nella vita del figlio, come molti dei papà della società giapponese contemporanea. Altra critica velata che muovono gli autori con il fumetto, stavolta contro gli estenuanti turni di lavoro che spesso costringono i nipponici a rinunciare quasi totalmente alla vita sociale e alla famiglia.

In soccorso di Nobita arriva però Doraemon, un gatto robotico proveniente dal futuro che torna indietro nel tempo per aiutare il pigrone a sfuggire dal classico destino di chi in vita ha sempre messo le responsabilità in secondo piano. Il motivo? Senza il suo intervento, una volta adulto, Nobita sarebbe stato un perdente e avrebbe fatto fallire numerose aziende, portando la famiglia e i suoi discendenti in condizioni di povertà.

Doraemon utilizza così i "chiusky" per agevolare la vita del ragazzino: si tratta di gadget tecnologicamente avanzati che aiutano Nobita nei momenti di difficoltà, ma che rischiano di peggiorare la situazione se usati in modo sconsiderato. Spesso questo è proprio quel che accade e il gattone blu deve intervenire personalmente per risolvere il problema. Non sempre prendere delle scorciatoie porta benefici, altro chiaro messaggio che il fumetto intende lanciare: talvolta ricorrere a mezzucci (nel manga rappresentati fisicamente dai chiusky) per uscire da circostanze difficili non è la soluzione ma basta un buon amico o una persona fidata per farcela con le proprie forze.

Doraemon e Shizuka - la bambina per cui Nobita ha una cotta - sono le uniche due persone nella vita dello svogliatissimo ragazzino in grado di tirarlo su e di far emergere le sue qualità nascoste. Il personaggio di Doraemon non è, tuttavia, assoggettato alla volontà del suo amico umano e, sebbene si prenda cura di lui, lo ricatta spesso di spifferare i suoi voti scolastici o le sue marachelle alla famiglia (oppure lo minaccia di non aiutarlo più) per spronarlo a fare la cosa giusta. I veri amici non sono quelli che dicono di sì a ogni richiesta, ma coloro che all'occorrenza sanno essere duri per il bene delle persone a cui tengono. Proprio come il gattone che viene dal futuro.

Shizuka rappresenta invece l'obiettivo da raggiungere, un sogno per Nobita (che vuole sposarla) nonché personaggio capace di sollevare il morale del maldestro ragazzino anche quando è a terra.

Shin-Ei Animation
Doraemon non sempre desideroso di aiutare Nobita

Finali

Come abbiamo scritto più sopra, uno dei creatori di Doraemon è morto prima di aver scritto il finale dell'opera. Nel corso degli anni hanno così cominciato a diffondersi diverse leggende metropolitane sull'epilogo della serie, creando una certa confusione.

In particolare, uno dei falsi capitoli finali del manga ha fatto scalpore perché, realizzato da un autore di doujinshi (fanzine), era disegnato talmente bene e fedele all'originale che in molti hanno pensato fosse la reale conclusione delle avventure del gatto robot.

Scopriamo dunque quali sono tutti questi finali del famoso fumetto di Fujiko F. Fujio!

Nobita si risveglia dal coma

Uno degli epiloghi più famosi che circolano, e che ha fatto chiacchierare tantissimo i fan, è quello in cui Nobita si risveglia in un letto d'ospedale.

Il giovane è infatti gravemente malato e, dopo una lunga degenza, era entrato in coma: realizza così che le avventure vissute insieme a Doraemon non sono altro che il frutto della sua immaginazione. Al suo fianco, un pupazzo somigliante al gattone blu gli aveva tenuto compagnia per tutto il tempo, facendogli sognare le vicissitudini lette dai fan nei capitoli precedenti.

Dopo essersi reso conto che non esisteva nessun Doraemon e che la sua vita prima di finire in ospedale non era certo oro colato, Nobita si spegne lentamente.

Tirate un sospiro di sollievo: si tratta di uno dei finali fake. Una conclusione piuttosto controversa, che molti hanno creduto fosse ufficiale tanta è stata la risonanza in Giappone (prima) e in rete (dopo). Numerosi appassionati si sono domandati infatti per quale motivo un manga indirizzato per lo più a un pubblico di minori avesse un finale così tragico, ma gli autori non hanno mai scritto né disegnato qualcosa di simile.

Néstor F. Nadsat
Nobita con accanto il pupazzo di Doraemon

Doraemon rimane senza batterie

Un'altra versione del finale di Doraemon vuole che sia il gatto iperbolico a spegnersi. Nel senso letterale del termine: Nobita, tornato da scuola, trova il suo amico esanime.

Esistono più versioni di questo epilogo (sempre fake): in quella più nota, la causa dell'arresto di Doraemon è un topolino, che rubandogli le batterie lo induce a uno spegnimento forzato; in altre si tratta di un guasto al battery pack.

In ogni caso Nobita, disperato, viaggia nel tempo per recarsi in un futuro prossimo al fine di trovare una soluzione ma viene a conoscenza di una triste realtà: cambiando le pile al gattone rischia soltanto di cancellargli la memoria. Quindi Doraemon non soltanto non avrebbe più riconosciuto Nobita, ma avrebbe anche perso ogni ricordo delle avventure vissute insieme. Il bambino, tuttavia, non si dà per vinto: promette a sé stesso che da lì in avanti si sarebbe impegnato nello studio, per poter diventare un giorno un ingegnere in grado di riattivare il robot senza conseguenze.

Contro ogni aspettativa, le cose vanno proprio così: crescendo, diventa uno studente modello e finisce a lavorare come responsabile di un'azienda produttrice di IA. Corona anche il suo sogno di sposare Shizuka, ma passano ben trent'anni dalla sua laurea prima di riuscire a trovare una soluzione al problema di Doraemon. Anche qui ci sono un paio di varianti del finale non ufficiale: in una, Nobita crea un chip in grado di mantenere intatta la memoria del gatto blu pur mettendo mano al battery pack; in un'altra, invece, crea delle batterie speciali.

In entrambe le versioni c'è comunque il lieto fine: Doraemon riprende conoscenza, si ricorda del suo amico e vive con lui il resto della vita. Questo è il finale del disegnatore di doujinshi Nobuo Sato, quello che ha forse creato più confusione perché spacciato da molti per quello ufficiale, tanto lo stile dell'autore era fedele all'originale.

Nobuo Sato
Nobita diventa un famoso ingegnere nel finale di Sato

Doraemon uccide Nobita

L'epilogo più assurdo vede il gatto blu uccidere il suo amico terrestre. Stufo di essere sfruttato da Nobita e infastidito dal suo opportunismo, Doraemon prende una pistola e la spaccia al ragazzino come uno dei suoi gadget speciali: gli dice che per utilizzarla deve mettersi la canna in bocca e premere il grilletto. Un finale evidentemente falso, ma sul quale alcuni fan sadici hanno fantasticato realizzando macabri disegni e fanart inquietanti.

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Il rosso è l'unico colore in questo finale fake

Nobita sceglie di andare in Paradiso

Altro finale fake di Doraemon: Nobita, per via di una bruttissima caduta (altre versioni parlano di un incidente), finisce in coma. Il suo amico robotico è distrutto dall'accaduto e cerca di farsi venire un'idea per salvargli la vita. I suoi gadget speciali, tuttavia, non sono tanto potenti da tirarlo fuori da questa spiacevole situazione, così decide di venderli tutti per pagare un provvidenziale e costoso intervento.

L'operazione chirurgica non va a buon fine. Doraemon allora utilizza l'ultimo chiusky che aveva conservato per permettere a Nobita di raggiungere qualsiasi luogo o dimensione desiderasse. Il suo amico decide di andare in Paradiso.

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Nobita vola verso il Paradiso

Nobita sposa Shizuka

Siamo giunti alla versione "ufficiale" del finale di Doraemon, o meglio quella che Shogakukan ha dato alla serie anime, anche un po' per mettere a tacere tutti i rumor dei finali falsi.

Il gattone blu comprende che il suo amico è ormai cresciuto, quindi decide di tornarsene nel futuro mentre Nobita dorme. Il ragazzino svogliato e pasticcione, ormai divenuto adulto, non ha infatti più bisogno di Doraemon: si sposerà con Shizuka, il suo amore di sempre, sarà felice e ricorderà per tutta la vita il suo compagno di avventure.

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Nobita e Shizuka sposi

Teoria sul vero obiettivo di Doraemon

Ecco una delle fan theory più discusse. Vale la pena di essere riportata perché fila parecchio.

Nella serie Nobita incontra Sewashi Nobi, suo pro-pronipote che viene dal futuro, il quale lo mette in guardia dai numerosi guai che combinerà nella vita: non soltanto prenderà brutti voti a scuola e sarà considerato uno sfigato dai suoi coetanei, ma finirà pure per sposare una delle ragazze più brutte del quartiere, Chaiko. Per aiutarlo a sfuggire dalla sua sorte funesta, Sewashi gli affida Doraemon.

Alterando il passato si rischia però di modificare il futuro. Se Nobita sposasse Chaiko, Sewashi non correrebbe il rischio di non esistere perché il corso degli eventi non verrebbe stravolto. I primi numeri di Doraemon mostrano infatti che Nobita e Chaiko hanno un figlio. Il bambino non ha nulla a che vedere con Sewashi: si sa infatti che Nobisuke, figlio di Shizuka e Nobita, è il bisnonno di Sewashi.

Probabile quindi che Nobita abbia divorziato con Chaiko per mettere su famiglia con Shizuka. Ma se Sewashi esiste e la sua vita non è un disastro (cioè non ne risente dei fallimenti di Nobita), che motivo ha di aiutare il bambino fannullone? In questo modo rischia soltanto di intervenire nella storia in modo cruciale, alterandone lo sviluppo - e quindi metterebbe in pericolo la sua stessa esistenza.

Allora qual è il motivo che spinge Sewashi a tanto? Ebbene, secondo la teoria, il pro-pronipote di Nobita non c'entra proprio niente. Nobita stesso, una volta giunto nel XXII secolo, avrebbe infatti architettato tutto: conscio che ogni cosa sarebbe andata bene, che avrebbe sposato Shizuka e avuto una lunga discendenza, il ragazzino pensa di tagliare fuori dalla sua vita tutta la relazione con Chaiko. A Nobita lei non interessa, né vuole rogne dal divorzio. Mandare Doraemon nel passato accelererebbe quindi il processo di avvicinamento a Shizuka.

Nobita potrebbe essere colui che ha convinto Sewashi a spedire il gatto blu nel passato per avere successo in amore e nella vita in generale. Ciò significa che Doraemon è il Terminator utile a eliminare l'intera radice del matrimonio tra Nobita e Chaiko. Dal momento che non sposerà la bambina più brutta del quartiere (nonché sorella del bullo Takeshi Goda), nemmeno il figlio nato dalla loro unione nascerà mai.

ThePortuguesePlayer
Doraemon impugna un'arma da fuoco

Dopo questa disquisizione, cosa ne pensate del manga di Fujiko F. Fujio? Ora riuscite a vederlo sotto un'ottica diversa?

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