Il film di successo targato Warner Bros., Barbie, che ha superato il miliardo di dollari di incassi globali in meno di tre settimane, sta suscitando polemiche in alcune parti del Medio Oriente, dove è stato vietato in Kuwait e la stessa decisione potrebbe essere presa in Libano.
In Libano, un paese tradizionalmente considerato tra i più liberali della regione riguardo alla comunità LGBTQ+, il ministro della cultura Mohammad Mortada ha dichiarato che Barbie "promuove l'omosessualità" e "contraddice i valori di fede e moralità" perché indebolisce l'importanza dell'unità familiare.
La decisione del Kuwait di vietare il film non sorprende particolarmente, dato che il paese ha da tempo alcune delle norme più rigorose riguardo a ciò che può essere proiettato nei cinema. Secondo le fonti locali, il presidente del comitato di censura cinematografica, Lafi Al-Subaie, ha accusato il film di "proporre idee che incoraggiano comportamenti inaccettabili e distorcono i valori della società".
Sebbene Barbie non possa essere proiettato nei cinema del Libano e del Kuwait, il film è distribuito nei due più grandi mercati del Medio Oriente, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, non è ancora chiaro se siano state apportate le modifiche richieste dalla censura.
Nonostante il successo globale del film, le accuse di promuovere l'omosessualità e di contrastare i valori tradizionali hanno portato a un acceso dibattito nei paesi del Medio Oriente. La decisione di vietare il film in alcuni di questi paesi dimostra le profonde divisioni culturali e sociali presenti nella regione riguardo alle questioni di identità di genere e orientamento sessuale. La controversia suscitata da Barbie pone l'accento sul delicato equilibrio tra espressione artistica, valori culturali e sensibilità religiose in una regione in continua evoluzione.
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