Quando John David Washington si toglie la maglietta e rivela un fisico nella norma, vistosamente appesantito rispetto al canone del tonicissimo e scattante eroe per caso del film action statunitense tipo, come spettatori sentiamo una nota dissonante, che sarà poi la colonna sonora costante in Beckett. Un film dove l'eroe non sa sparare, combatte come un uomo disperato più che come un eroe action e si ritrova frastornato e confuso a gestire una situazione più grande di lui.
Noi lo vediamo nel 2021, ma Beckett è stato girato nel 2015, quando John David Washington non era ancora diventato il protagonista di Tenet e il regista Ferdinando Cito Filomarino si apprestava a realizzare il suo secondo film, scritto e diretto con precise ambizioni. Per il cineasta di Antonia. (ed ex compagno di Luca Guadagnino, che qui figura nelle vesti di produttore), Beckett è il film dell'impegno: politico, cinematografico, personale. Se insomma vi aspettavate uno scoppiettante action ricco di esplosioni e dalla trama approssimata, avete sbagliato film.
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La trama di Beckett
L'americano Beckett (John David Washington) e April (Alicia Vikander) sono due turisti in vacanza in bassa stagione in Grecia, sorpresi dalle proteste post norme draconiane imposte dalla Troika e dal Fondo monetario internazionale ad Atene. I due, innamoratissimi, decidono quindi di lasciare la vacanza già prenotata ad Atene, ormai ricolma di manifestanti, per spingersi nell'entroterra e ammirare le rovine dell'antica Grecia e la gastronomia locale.
Durante un tragitto in auto i due escono di strada e l'auto va a schiantarsi contro una casupola. Beckett striscia fuori dal finestrino in frantumi e vede qualcosa che non avrebbe dovuto vedere nessuno. In men che non si dica la polizia gli dà la caccia e comincia a uccidere chiunque tenti di dare una mano allo straniero braccato. Solo, senza denaro né conoscenza della lingua locale, Beckett si dà alla fuga, nella speranza di raggiungere l'ambasciata statunitense e sfuggire a chi lo insegue.
L'analisi di Beckett
Guarda un po' ad Alfred Hitchcock e un po' al genere del thriller paranoico anni '70 Ferdinando Cito Filomarino in Beckett, action il cui scopo principale sembra proprio quello di ricavare suspense e adrenalina non da situazioni spettacolari e grandi stunt, ma dall'assoluta mancanza degli stessi. Il protagonista è implicato in un gioco ben più vischioso e sporco, in cui la mancanza di fluidità cinetica e cinematografica è l'elemento chiave. Tutto è faticoso, tutto è imprevedibile e angosciante quando un terreno è sassoso e ripido non per aumentare la spettacolarità di una scena, ma perché ti ritrovi sperduto in un luogo senza punti di riferimento familiari, mentre le istituzioni che dovrebbero esserlo finiscono per rivelarsi ancora più pericolose dell'ignoto.
L'ambientazione greca non guarda tanto ai classici del genere come I due volti di gennaio o La tamburina, quanto a uno scenario europeo ideale per un film tanto "contro": a Ferdinando Cito Filomarino sta a cuore mostrare una Grecia reattiva e proattiva, posta nemmeno troppo velatamente a modello per il suo fervore politico e attivista. Pur senza esplicitare mai troppo chiaramente il discorso, Beckett è un film che più che fotografare la paranoia del genere, è pronto ad abbracciarla, invitando quantomeno a una certa diffidenza al contesto istituzionale, a un ritorno all'attivismo.
Pur essendo molto, molto più ambizioso dell'action tipo del catalogo Netflix sia per scrittura sia per realizzazione (vedi ad esempio il montaggio del solito, ineccepibile Walter Fasano), Beckett mette insieme a forza due mondi (action spettacolare e il cinema impegnato) che per convivere avrebbero bisogna di un filo d'ironia e leggerezza in più, o di una più decisa virata nel thriller fantapolitico, senza occhieggiare all'action. Considerando però che stiamo parlando di una seconda prova, conferma Ferdinando Cito Filomarino come autore da tenere d'occhio.
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Voto di Cpop
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