Nell'anno in cui lo sceneggiatore e regista Alex Garland si è fatto notare con l'adattamento di Annientamento per il grande schermo in molti curiosi hanno scoperto o rivisto uno dei film fantascientifici di nicchia più dibattuti degli ultimi anni. Stiamo naturalmente parlando di Ex Machina (a volte indicato anche come Ex_Machina), che ha visto al debutto dietro la macchina da presa proprio Garland, fino ad allora noto come romanziere e sceneggiatore per il cinema.
Quando uscì nel 2015, in pochi si aspettavano che lo scrittore di The Beach e lo sceneggiatore di Non Lasciarmi riuscisse a debuttare con un film tanto concettuale e sofisticato, riguardante l'impatto della tecnologia sulla vita degli esseri umani. In particolare Ex Machina si concentra sul senso d'inquietudine che l'intelligenza artificiale sempre più avanzata suscita nelle persone, soprattutto quando la distanza con la capacità di ragionamento e con l'autocoscienza umana si assottiglia sempre più.
Il tempo ha dato ragione a Garland: non solo la sua carriera di regista è decollata ed è diventato una delle voci più importanti in ambito fantascientifico, ma si è anche dimostrato un notevole scopritore di talenti. L'allora quasi sconosciuto trio di protagonisti, interpretati da Alicia Vikander, Oscar Isaac e Domhnall Gleeson, oggi è stato sdoganato anche presso il grande pubblico. Alicia Vikander - che di recente è diventata anche l'iconica Lara Croft - ha nel frattempo vinto anche un'Oscar. Per lei e i suoi colleghi, il punto di svolta della carriera, il film che li ha fatti notare è stato proprio Ex Machina.
Prima di procedere con l'articolo, che analizzerà nel dettaglio le fasi finali della pellicola, vi raccomandiamo la massima cautela, data l'abbondante presenza di spoiler.
- Ex Machina: un titolo allusivo
- Ex Machina: la storia di Ava o di Caleb
- Ex Machina: la spiegazione del finale ambiguo del film
Ex Machina: un titolo allusivo
Per capire appieno il discorso e il finale del film di Alex Garland (e quindi il suo significato), bisogna partire dal suo ambiguo, allusivo titolo. Il primo riferimento è quello all'espressione latina deus ex machina, legata a una consuetudine narrativa del teatro classico greco. Spesso capitava che nelle opere teatrali antiche una situazione apparentemente irrisolvibile venisse sbloccata dall'apparizione (magari anche nelle fasi finali della storia e quindi molto "pretestuosa") di una divinità, che con i suoi poteri appianava ogni difficoltà.
L'espressione Deus Ex Machina in ambito narrativo si riferisce proprio a questo: un personaggio la cui apparizione un po' di comodo serve a sbloccare la situazione. Nel complicato triangolo di relazioni tra i tre protagonisti del film di fatto questo ruolo è giocato da personaggi differenti: per Ava e Nathan è Caleb il deus ex machina. Arrivando dall'esterno cambierà gli equilibri interni della casa e i rapporti di forza tra il creatore e la creatura.
Di fatto per Ava sarebbe impossibile fuggire dalla villa senza fare leva sull'attrazione che Caleb prova per lei, così come per Nathan non sarebbe immaginabile stabilire se il suo androide possa superare il test di Turing senza invitare un'estraneo alla villa e senza manipolarlo per i suoi scopi.
Non passa però inosservata la sovrapponibilità quasi perfetta tra il termine machina e quello di machine, che allude chiaramente alla natura artificiale e robotica di Ava. Di fatto il film gioca molto sulle aspettative di chi lo guarda, che comincerà a chiedersi: chi è il vero protagonista della storia?
Ex Machina: la storia di Ava o di Caleb
L'incipit del film presenta il giovane programmatore di computer Caleb come il vero protagonista del film: è attraverso i suoi occhi di estraneo che conosciamo la lussuosa villa e la vita segregata del geniale e ricchissimo Nathan, CEO di un'azienda multimilionaria del settore tecnologico che si è ritirato in un'esclusiva location in Islanda per poter lavorare al suo progetto più ambizioso: creare la prima intelligenza artificiale capace di autocoscienza.
Il prototipo più promettente è quello di Ava, bellissimo androide dalle fattezze femminili che Nathan è curioso di sottoporre al test di Turing, ideato in via teorica proprio per stabilire se una macchina sia in grado di essere davvero cosciente di sé. Per questo motivo Caleb viene invitato a passare una settimana con Ava, che non può uscire dalla villa e conosce poco il mondo esterno, ma sembra in grado di poter sviluppare un pensiero autonomo dalla programmazione originaria di Nathan. Ottenere una prova definitiva però, dato l'alto livello di sofisticazione del lavoro di Nathan, non sarà per niente semplice.
Man mano che il film prosegue e diventa chiaro il ruolo oscuro di Nathan, che non esita a manipolare uomini e macchine per i propri deliri di gloria. Anche il rapporto tra Caleb e Ava diventa più profondo e ricco di contrasti, tanto che lo spettatore si trova davanti a una scelta difficile: in quale dei due identificarsi, per chi parteggiare? Per Caleb, sempre più innamorato di Ava e desideroso di liberarla dalla prigionia, o per l'androide stesso, costantemente manipolato dai due uomini e mantenuto in una condizione artificiale di sudditanza e debolezza per compiacerne le fantasie?
Ex Machina: la spiegazione del finale ambiguo del film
All'epoca dell'uscita in sala si parlò molto di Ex Machina soprattutto per il suo finale enigmatico e sorprendente. In molti sostennero che la pellicola si prenda una scena di troppo e che il "vero finale" sia quello che chiude la penultima sequenza, a tre minuti circa dai titoli di coda.
È stato però lo stesso Alex Garland in molte interviste successive a spiegare quale fosse il suo intento.
Secondo il regista quanti sentono che la "vera fine" di Ex Machina è la scena in cui Caleb viene a sua volta crudelmente imprigionato da Ava nella sua stanza di un tempo deriva dalla loro inconsapevole presa di posizione. Questi spettatori continuerebbero a ritenere che sia Caleb il protagonista della storia e che quindi il film dovrebbe concludersi con l'angosciante quesito riguardante le sue possibilità di sopravvivenza. Riuscirà a liberarsi o sarà destinato a morire di fame e sete nella prigione del robot?
Alex Garland ha invece chiarito che sin dalle sei settimane trascorse con gli attori sul set (il film in totale richiese oltre sei mesi di post produzione per ultimare tutti gli effetti speciali) le sue indicazioni a troupe e protagonisti vedevano Ava come centro della storia.
Ingannando Caleb e facendogli credere di essere a sua volta innamorata di lui, Ava passa implicitamente il test di Turing. Si dimostra non solo in grado di valutare la situazione in cui è immersa, ma anche di mentire e ingannare per conquistare la tanto agognata libertà.
Indossando la pelle di un altro prototipo e "mascherandosi" da umana, Ava parte alla conquista dell'umanità. La chiusa lascia lo spettatore con il brivido finale della consapevolezza che, da qualche parte in quel mondo, un androide cammina in mezzo agli uomini, perfettamente dissimulato, probabilmente più intelligente di loro e potenzialmente immortale.
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