Great Pretender è giunto lo scorso 20 agosto su Netflix, come un anime originale prodotto dal colosso dello streaming americano. Anche in Giappone è infatti uscito a giugno direttamente sulla piattaforma di streaming per poi essere trasmesso anche sulle televisioni nipponiche a luglio. In Giappone è infatti ancora molto importante il passaggio televisivo per aumentare la popolarità di una serie e, di conseguenza, vendere DVD e merchandising.
Attualmente sono giunti a noi i primi 14 episodi dello show, divisi in tre casi separati che formano dei veri e propri archi narrativi. La prima stagione sarà composta da 23 episodi e l’ultimo caso, composto dai nove episodi mancanti, arriverà sul Netflix giapponese il prossimo 21 settembre.
Se non avete ancora dato un occhio nemmeno al trailer vi riassumiamo in breve la trama di Great Pretender. Makoto Edamura è convinto di essere il miglior truffatore del Giappone, ma il suo destino cambia quando prova a truffare un turista francese, scoprendo in realtà di essere stato truffato a sua volta proprio dal finto turista. Edamura finirà raggirato e portato a Los Angeles proprio da quest’uomo chiamato Laurent Thierry, che lo coinvolgerà nel suo gruppo di esperti truffatori. Il gruppo di Laurent però non agisce soltanto per il proprio guadagno, ma prende di mira unicamente i criminali che hanno fatto del male e rubato denaro ai poveri innocenti. Edamura dovrà dunque adattarsi a questa nuova situazione facendo allo stesso tempo i conti con il proprio passato.
Wit Studio, maestri dell’animazione giapponese grazie al successo di importanti serie, come L’Attacco dei Giganti e Vinland Saga, confeziona per Netflix un anime unico nel panorama nipponico, e dal respiro molto più internazionale e meno arroccato nei classici stereotipi da serie animata giapponese. Hiro Kaburagi alla regia e Ryota Kosawa alla sceneggiatura si ispirano ai film di Hollywood e alle serie TV americane (sono presenti infatti all’interno della serie diverse citazioni, tra cui una a Breaking Bad), senza però abbandonare lo spirito tipico degli anime.
Great Pretender è un prodotto molto interessante e originale sia per gli appassionati di animazione giapponese e sia per chi ama film e serie TV avvincenti nello stile degli heist movie. Vi raccontiamo i motivi principali per cui vale la pena dare una possibilità a Great Pretender.
L’Ocean’s Eleven degli anime
Se nel mondo dell’animazione giapponese andiamo a cercare una serie simile a Great Pretender faremo fatica a trovarla. Non che non esistano altri anime legati alle figure di truffatori professionisti o colpi all’apparenza impossibili, ma l’atmosfera dell’opera di Wit Studio ha una sua unicità che si ispira molto al mondo del cinema di Hollywood, omaggiato proprio nel primo caso della serie.
Great Pretender ha molti aspetti in comune con Ocean’s Eleven e i suoi seguiti, tutti diretti da Steven Soderbergh, dove veniva riunito un cast stellare tra George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon e molti altri. Questi film appartengono al filone degli “heist movie”, pellicole che ruotano intorno alla pianificazione di un grosso colpo per rubare milioni di dollari a una banca o a qualcuno che li possiede.
In Great Pretender lo scopo è simile, l’unica differenza è che non c’è una cassaforte ad altissima sicurezza da espugnare, ma il tutto è basato interamente sul raggiro della vittima in modo che doni spontaneamente tutto il suo denaro al gruppo di truffatori: impresa tanto difficile quanto il derubare una cassaforte dotata di impianti di sicurezza inespugnabili.
Forse, vista l’enfasi sull’interpretazioni di ruoli al solo scopo di truffare il bersaglio, verrebbe da accomunarlo a un altro filone cinematografico basato proprio sulle truffe con film come Prova a Prendermi o American Hustle, ma troviamo molti più punti in comune con la trilogia diretta da Soderbergh. La pianificazione oculata della truffa in modo che tutto vada liscio, la presenza di un team con personaggi carismatici e specializzati in diversi campi, gli imprevisti di percorso e i modi brillanti con cui vengono risolti ricordano molto lo stile di Danny Ocean e della sua banda, che tra le sue fila aveva proprio dei personaggi atti a truffare l’obiettivo interpretando ruoli fittizi, proprio come i personaggi di Great Pretender.
Gli eredi di Lupin
Parlavamo nel paragrafo precedente di pochi anime simili a Great Pretender, ma indubbiamente quello più vicino come stile è il leggendario Lupin III. Wit Studio probabilmente ha preso spunto anche dal famoso ladro gentiluomo di Monkey Punch, almeno per alcuni suoi personaggi. Questi sono tutti ben caratterizzati e risultano naturalmente interessanti man mano che si seguono le vicende.
Il protagonista è il giapponese Makoto Edamura, soprannominato Edamame (come i fagioli serviti come tipico snack in tanti ristoranti e pub giapponesi) dai suoi “colleghi” stranieri. Il personaggio, all’apparenza ingenuo, rivela subito un talento per la truffa e una storia personale (approfondita nel primo caso) che farà capire le diverse sfaccettature del suo carattere. Andando avanti nella storia subisce un interessante evoluzione psicologica che lo farà crescere molto.
Abigail “Abby” Jones è una ragazza giovane piuttosto diffidente verso il prossimo e molto atletica. Non si fida molto di Edamura e all’inizio lo tratta come una palla al piede. I motivi di questo suo carattere così aggressivo verso il prossimo verranno narrati nel secondo caso, che farà comprendere anche i motivi della sua natura scontrosa.
Cynthia Moore è la femme fatale del gruppo, che utilizza il suo fascino per manipolare le sue vittime. Da giovane sognava di fare l’attrice e proprio per questo motivo è una delle più brave a interpretare ruoli sempre molto diversi tra loro nei casi che il gruppo si trova ad affrontare. Anche lei ha un passato molto interessante che verrà narrato nel terzo caso dell’anime.
Laurent Thierry è la mente del gruppo. Considerato un playboy sempre pronto a flirtare con tutte, ha dei modi molto pacati e gentili in ogni situazione. Non perde mai la calma e ha sempre un sorriso beffardo come se avesse previsto ogni situazione possibile anche quando tutto sembra perduto. Proprio per questi motivi molti dei suoi colleghi, in primis Edamura e Abby lo maltrattano, anche se in fondo ne provano un grande rispetto conoscendo la genialità dei suoi piani. Laurent è francese e ha una natura da ladro gentiluomo che ricorda molto quella di Lupin III, da cui, probabilmente, è almeno in parte ispirato. Sappiamo ancora poco del suo passato, ma, da quanto si intuisce, sarà al centro del quarto caso ancora non uscito su Netflix.
Oltre a questi quattro personaggi principali la banda di Laurent presenta moltissimi aiutanti, fondamentali nelle messe in scena più importanti e che necessitano di tanta forza lavoro. Tra questi spiccano Kudo, ex capo di Edamura in Giappone, e Kim Si Won un’anziana donna coreana che in passato era famosa come una delle più grandi truffatrici del mondo. Great Pretender non delude per quanto riguarda il suo cast.
Un anime internazionale
La differenza rispetto ad altre produzioni giapponesi si sente subito sin dalla prima puntata. Le citazioni a serie TV e film americani sono molte e soprattutto i casi proposti presentano spesso tematiche attuali.
Il più significativo è il primo caso ambientato a Hollywood, dove il bersaglio del gruppo di Laurent è Eddie Cassano: produttore cinematografico che in realtà si rivela essere un boss dello spaccio di droga nel settore del cinema. La figura di Cassano incarna alcune delle problematiche più recenti di Hollywood e dell'America in generale: dallo sfruttamento di giovani attrici desiderose di far carriera e sfruttate sessualmente per poi essere gettate via (un richiamo alla denuncia del movimento MeToo), ai problemi del narcotraffico e della guerra tra bande nei quartieri più poveri.
Ma non è finita qui: la serie divaga anche nel mondo delle scommesse clandestine e nel mercato nero dell’arte, introducendo anche temi legati alle guerre in Medio Oriente collegati soprattutto a un personaggio specifico. Seppur alcune argomentazioni siano appena accennate, è bello vedere un’apertura verso certe tematiche lontane, o forse per meglio dire “nascoste”, al popolo giapponese, segno che Wit Studio aveva in mente un pubblico internazionale sin dall’inizio per questo anime di loro creazione.
La grande animazione
Wit Studio è famosa per l’alta qualità dei suoi lavori. Basti pensare alle prime tre stagioni de L’Attacco dei Giganti o al recente Vinland Saga, anime storico che racconta il popolo vichingo. Anche in Great Pretender c’è un’alta qualità delle animazioni, e non abbiamo visto cali di nessun tipo nelle 14 puntate attualmente presenti. La serie vede un cambio anche di colori predominanti a seconda del caso, con ad esempio una colorazione più classica e sobria nell’arco narrativo di Hollywood, a uno più colorato e vivace nel secondo caso ambientato a Singapore, che presenta anche un buon uso del 3D nelle corse degli aeroplani presenti.
Anche il doppiaggio giapponese è come sempre di alto livello, tanto che i primi minuti della primissima puntata sono quasi tutti parlati in inglese in maniera anche buona, se tralasciamo il doppiatore di Edamura che rende l’inglese del protagonista pronunciato un po’ male per motivi di trama. Il personaggio infatti verrà spesso preso in giro per questo motivo.
Per chiudere il cerchio abbiamo anche la sigla di chiusura che riprende la cover di The Great Pretender dei The Platters cantata dal grande Freddie Mercury, che dona un tocco di classe unico all’anime.
Un futuro promettente
Great Pretender non è concluso, manca infatti il quarto e ultimo caso di questa prima stagione chiamato The Wizard of Far East che durerà per ben 9 episodi a differenza dei 4 o 5 episodi di media delle prime tre storie. Non si sa ancora molto della trama se non che avrà a che fare con il passato di Laurent così come gli altri casi si sono focalizzati ognuno su uno degli altri comprimari. Gli ultimi 9 episodi arriveranno sul Netflix giapponese il prossimo 21 settembre, e si spera dunque che giungano anche da noi entro la fine dell’anno, dato che tra l’uscita giapponese e quella internazionale dei primi 14 episodi sono passati circa due mesi.
Dato il potenziale della serie ci auguriamo che abbia successo e che Netflix produca una seconda stagione, vista la struttura episodica che consente agli autori di sbizzarrirsi con idee sempre varie e nuove a ogni arco narrativo. Nel frattempo non ci resta che sperare di vedere al più presto anche da noi gli ultimi episodi di Great Pretender.
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