I Care a Lot e lo strano destino di Rosamund Pike, memorabile solo quando cattivissima

Autore: Elisa Giudici ,

Il suo caschetto affilato come un rasoio che ruota ineffabile mentre cammina, le volute di fumo che espira mentre viene minacciata di morte, senza batter ciglio, con la sigaretta elettronica in mano e i tacchi a spillo rossi ai piedi. Quando vuole, Rosamund Pike riesce ad irradiare crudeltà fino a livello cellulare, tanto che ogni parte del suo corpo finisce per amplificare l'impressione di essere di fronte a "una fottuta leonessa" (sua definizione), che non arretrerà di un passo.

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Dopo L'amore bugiardo di David Fincher e dopo I Care a Lot di J Blakeson non ci vuole poi un grande sforzo d'immaginazione per paragonarla a colleghe dannatamente brave a interpretate donne dannatamente cattive, vedi le maestre del genere Glenn Close e Charlotte Rampling. Eppure la storia di Pike è differente, la sua carriera lunga e variegata. Prima del successo al fianco di Fincher nel 2014, prima di quell'attimo in cui sembrava destinata ad esplodere, Rosamund Pike era stata tante donne in tanti ruoli, praticamente mai al centro della scena. Aveva convinto come timida e delicata Jane Bennet nell'Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright (2005), sull'altro estremo dello spettro si è dimostrata tostissima e nichilista corrispondente di guerra nell'intenso e purtroppo sottovalutato A Private War di Matthew Heineman (2018). Non è un'attrice che verrebbe da associare automaticamente a un tipo di personaggio (cattivo), perché ha saputo dimostrare di essere ben più versatile di così.

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Eppure sin dal suo trailer, I Care a Lot ha saputo rimetterla al centro dell'attenzione, lei che come interprete ha sempre sofferto una bravura correlata da uno scarso hype riguardante i suoi progetti e la sua persona. L'aspetto interessante è che il film si fa notare e funziona proprio grazie alla sua strepitosa performance (valsale una nomination ai Golden Globes 2021) che sembra quasi diabolica d'indole.

Nel lungometraggio scritto e diretto da J Blakeson, Pike interpreta Marla Grayson, una donna che di professione si prende carico della curatela finanziaria dei patrimoni di anziani non più autosufficienti, su mandato del tribunale. Starebbe a lei investire risparmi e proprietà per garantire il benessere e la salute di anziani che non sono più in grado di provvedere a sé stessi. In realtà Marla è in combutta con tutta una serie di figure professionali - medici, infermieri, responsabili di case di cura, compratori di oggetti antichi - e "incastra" per via giudiziaria anziani che non avrebbero bisogno dei suoi servigi, in modo da sfruttare il loro patrimonio. Marla è un'affarista, una criminale, una sanguisuga che spera l'anziano di turno resti in vita abbastanza da permetterle di prosciugare pian piano il suo conto in banca.

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Scontro tra predatori

L'anziana Jennifer (Dianne Wiest) sembra la preda perfetta: ricca, avveduta, sola. La trappola di Marla scatta efficace ed inesorabile, Jennifer finisce in una casa di cura di cui diventa (legalmente) prigioniera, mentre la protagonista e la sua fidanzata si godono la sua casa e vendono i suoi oggetti. Jennifer però non è una tenera vecchina da imbrogliare: ha amici potenti, pronti a tutto pur di liberarla e liberarsi di Marla.

La scrittura del film è il vero punto forte di I Care a Lot. Blakeson in passato non si è certo distinto per le sue qualità modestissime di regista (La quinta onda) e anche qui è la sua regia a frenare il film dal salto di qualità.  In potenza I Care a Lot ha tutte il carte in tavola per fare lo stesso percorso di L'amore bugiardo, ma un talento come quello di Fincher Blakeson proprio non ce l'ha. A livello di scrittura invece si dimostra è feroce e brillante, mai superficiale.

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Fran e Marla portano Jennifer nella casa di cura
Difficile tifare per qualcuno dei luciferini protagonisti del film

I Care a Lot potrebbe sembrare una parabola femminista "criminale" in cui una donna che ha conosciuto la povertà ha trovato il modo per fregare il sistema, spingendo proprio sulla leva della supposta innata propensione femminile al "prendersi cura" degli altri. Marla non fa che ripeterlo e in una certa misura ha ragione: nessuno come lei è attento, solerte e competente nel suo lavoro. Quello vero però, quello criminale.

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Il film ha il suo momento più brillante quando mostra come l'essere donna di Marla venga usato sistematicamente per indebolirle la posizione, da chi vuole salvare Jennifer da un destino terribile. Tuttavia nessuno dei giocatori in campo è irreprensibile, anzi: la stessa Jennifer mette lo spettatore di fronte ai suoi stessi facili giudizi superficiali. È Marla a ricordare che "anche gli stronzi sadici diventano vecchi". Forse Blakeson pecca di semplicismo solo quando non va fino in fondo con il personaggio di Roman (Peter Dinklage), lo straordinario avversario di Marla, fatto della stessa pasta criminale e desideroso di toglierla di mezzo e liberare Jennifer. Tutto sommato Marla ha vita quasi troppo facile nel cavarsi d'impiccio e tentare di prendersi la sua vendetta. Il film d'altronde è molto impegnato nel farci sentire come speriamo implicitamente che le prevaricazioni che la società crea sistematicamente contro le donne vengano adoperate contro Marla, nonostante I Care a Lot racconti uno scontro tra carnefici e carnivori, i veri dominatori della savana capitalistica statunitense.

Nella savana capitalistica

In questo senso il film è molto acuto nel decidere che più di tutto conta il vil denaro, che insieme ai mezzi criminali per ottenerlo è ciò che lega Marla, Roman e Jennifer. Il minimo comun denominatore tra i tre è il sistema capitalistico che incoraggia soluzioni al limite del legale per vivere alle spalle degli altri, presentadole come storie di successo. Marla descrive l'umanità come divisa in leoni e agnelli, ma l'ironia amarissima del finale sembra suggerire che in realtà la società si divida tra quanti ottengono ciò che vogliono e quanti no. A separare i due gruppi sembra esserci solo l'uso della coercizione rispetto agli altri, magari mescolato a un sapientissimo utilizzo delle relazioni pubbliche.

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Roman beve il suo milkshake
Peter Dinklage e Rosamund Pike sono strepitosi come avversari in uno scontro mortale

Nel trio stellare di protagonisti (ottimi attori sempre un po' trascurati) spicca quindi una Rosamund Pike che veste i panni di una carogna come una seconda pelle: è grazie a lei che la sovrumana forza di volontà di Marla è credibile, così come l'assenza di timore che la sua condizione di donna possa metterla in una posizione di svantaggio, quantomeno sul versante fisico. I Care a Lot è particolarmente attento a creare come suo antagonista un personaggio bizzarro e sui generis come quello di Dinklage; un criminale atleta agli anelli, amante dei dolci d'alta pasticceria, straordinariamente disinteressato a un certo tipo di aggressività predatoria maschile.

Tutto questo lavorio dietro le quinte racconta di quanto sia difficile creare una condizione in cui un uomo e una donna se la possano giocare alla pari, di quanti paletti narrativi bisogna mettere per controbilanciare il sistema sbilanciato alla base della realtà. Forse questa è la lezione più amara di tutte che ci lascia il film, insieme alla consapevolezza che diamo attenzione a interpreti come Pike solo quando ci atterriscono con livelli inusitati di cattiveria.

I Care a Lot sarà disponibile dal 19 febbraio 2021 su Amazon Prime Video. 

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Dove si vede I Care a Lot?

Il film è disponibile in Italia in esclusiva per il catalogo Amazon Prime Video. In altre nazioni invece è stato acquisito da Netflix.

Commento

Voto di Cpop

70
Perché per farsi notare da noi Rosamund Pike deve fare sempre la cattivissima? La sua performance vale da sola la visione: I Care a Lot è un film dalla morale macabra, amara e deliziosamente feroce.

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