Il Divin Codino: le pagelle del film sulla vita di Roberto Baggio

Il film incentrato sulla vita di Roberto Baggio ha uscitato opinioni contrastanti. I troppi aspetti tralasciati rendono il film buono, ma non eccellente.

Autore: Federica Lucia ,

Il 26 maggio scorso è apparso su Netflix il biopic sul calciatore italiano più amato di tutti i tempi, Roberto Baggio. ll Divin Codino, questo il titolo della pellicola diretta da Letizia Lamartire, ripercorre la vita e la carriera del giovane attaccante di Caldogno.

In poco più di un'ora e mezza di film si vedono - o quanto meno si accennano - i tratti salienti della crescita personale e professionale del calciatore più introverso e controverso degli anni '90. La pellicola parte con dei buoni propositi - e il benestare del diretto interessato ne è la prova - tuttavia risulta incompiuta o comunque scarna, soprattutto per quanto riguarda il percorso prettamente calcistico di Baggio.

Per dirla con termini "della domenica", avrei preferito vedere più minuti di gioco e meno panchina.

A me è piaciuto sotto molti aspetti, mentre sotto altri avrei gradito qualcosa di più. In ogni caso sono pronta a dare la mia, personalissima, pagella alla squadra de Il Divin Codino.

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Il cast

Gli attori scelti per interpretare i diversi ruoli del film sono stati una mossa vincente. Andrea Arcangeli, scelto per il ruolo del protagonista, mostra un'accuratezza nei dettagli molto apprezzata. Visivamente parlando Arcangeli somiglia molto al nostro Divin Codino e la naturalezza delle sue espressioni riesce quasi a far dimenticare di non essere il vero Baggio.

Netflix
Andrea Arcangeli nei panni di Roberto Baggio

Altre performance degne di nota a mio avviso sono quelle di Valentina Bellè, nei panni della moglie devota Andreina, e Andrea Pennacchi come il burbero e pragmatico padre Florindo. Senza dimenticare l'enigmatica figura di Arrigo Sacchi data in mano ad un bravo Antonio Zavatteri.

Voto: 9, fuoriclasse.

La storia

La trama del film si concentra sull'inizio e la fine della carriera di Baggio, soffermandosi abbondantemente sui tristemente famosi Mondiali USA '94. Tutto il resto è la storia dell'uomo e non del calciatore. Molto spazio viene dato al complesso rapporto tra Robi e il padre, una sorta di "Leva di Archimede" che ha permesso al calciatore di arrivare lontano.

E ovviamente c'è molto, molto buddismo che sì, ha contribuito alla formazione di Baggio come uomo e come professionista, ma che in un'ora e mezza di girato è veramente difficile da assimilare per lo spettatore. Per intenderci, comprendere la profondità di una fede e gli effetti della stessa nella vita quotidiana di un uomo, non è cosa semplice. Soprattutto se la figura in questione è un dualismo vivente.

Baggio è il buddista e il cacciatore, è l'uomo pacato e il giocatore litigioso con gli allenatori, è l'attaccante sicuro di sé e il bambino che aspetta sempre che qualcuno gli dica bravo.

Tutto ciò rende la pellicola fruibile ma con poco mordente e presa sullo spettatore che forse si aspettava più sudore e meno Om. 

Voto: 7, capziosa.

La regia

La giovane regista Letizia Lamartire (Saremo Giovani e Bellissimi) ha il merito di aver confezionato un buon prodotto. I flashback e i salti temporali sono fluidi e riescono a coprire 20 anni di carriera calcistica del protagonista. La scena di Baggio da bambino che tira il rigore nell'officina del padre - scena di apertura del film - che si mescola alla scena del fatidico rigore dei mondiali rappresenta - a mio avviso - il filo conduttore di tutta la narrazione.

Il tono di tutta la pellicola (compreso di scene, colori, musiche e dialoghi) è molto pacato e sotteso, quasi a voler dare l'impronta del Divin Codino anche nella struttura e non solo nella sceneggiatura del film.

Voto: 8, coerente.

Dialoghi

Benché i dialoghi rispecchino l'andamento generale di tutto il film, ossia blando a tratti impercettibile, ci sono alcuni passaggi che hanno suscitato empatia nei confronti del protagonista.

Sto parlando della frase pronunciata da Andreina a distanza di 6 anni dal mondiale.

Forse la gente ti ama così tanto proprio perché l'hai sbagliato quel rigore. Dimostrando di essere anche tu un essere umano capace di sbagliare.

Emblematico è anche il ricordo costruito dal padre per spronare il figlio a dare il massimo e a tirare fuori il carattere.

Voto: 7,5, delicato.

Cenni biografici

Questo è il tasto dolente che in molti hanno criticato, ossia la scelta di accennare solo ad alcuni momenti della carriera del Divin Codino, tralasciando molto altro.

Stiamo parlando di un film incentrato tutto sulla vita di uno dei calciatori italiani più forti di sempre, con una carriera lunga e intensa fatta di club e trofei e non solo di infortuni, buddismo e nazionale.

C'è il difficile rapporto col padre, c'è tanto buddismo, c'è il fantasma del rigore sbagliato, c'è il fantasma del presente incerto e c'è il fantasma del futuro ai mondiali del 2002. 

Manca completamente la carriera, ciò che lo ha reso amato dai tifosi e bramato dalle squadre. C'è un esordio in sordina e paziente alla Fiorentina e poi subito la consacrazione in nazionale (l'unica squadra che forse Baggio considerava sua).

Netflix
Una scena tratta da Il Divin Codino

Mancano i club che lo hanno reso il Divin Codino, vincitore di trofei e pallone d'oro, mancano le prodezze sul campo e il suo stile elegante e inarrestabile.

Il finale ha mostrato un lieto fine nell'infinita e travagliata relazione col padre e una presa di coscienza dell'amore degli italiani, ma non ha reso giustizia ad un campione che, al di là dei suoi difetti, ha fatto sognare un'intera nazione dentro e fuori dal campo. 

Mi sento di dire però che non è una lacuna, bensì una consapevole omissione. La storia è stata volutamente amputata dei suoi arti più importanti per dare la possibilità ad ognuno di ricordarla come meglio crede, grazie anche alle immagini d'archivio nei minuti finali.

Voto: 7, incompleta.

Soundtrack

Le musiche originali del film a marchio Netflix sono state composte da Matteo Buzzanca, compositore e produttore noto con lo pseudonimo di Teodorf. Il musicista ha già collaborato con la regista Lamartire nel film Saremo Giovani e Bellissimi e come co-autore di tanti artisti italiani. Oltre alle 20 tracce del compositore romano, nel film ascoltiamo numerosi pezzi nazionali e internazionali come You are my destiny di Paul Anka, Supersonic degli Oasis, Paradise di Bruce Springsteen e Vado al Massimo di Vasco.

Il brano ascoltato nelle scene finali è invece il nuovissimo pezzo di Diodato, intitolato L'uomo dietro il campione, scritta proprio per Roberto Baggio.

Pezzi belli e azzeccati, in armonia con tutto il resto della pellicola che risulta un prodotto agrodolce e pacato.

Voto: 8, armoniosa

In conclusione posso dire che Il Divin Codino entra con un impatto emotivo molto forte per poi rimanere in punta di piedi per tutto il resto del film. Lasciando quell'amaro in bocca di ciò che poteva essere e che invece non è stato, proprio come l'esito di quel maledetto rigore. 

Commento

Voto di Cpop

75
Il film è il tentativo, riuscito solo in parte, di ripercorrere la vita di un campione. La scelta di evidenziare ossessivamente alcuni aspetti invece che altri limita il punto d'osservazione.

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