Stasera in TV c'è L'uomo che vide l'infinito, scopri la storia vera che ha ispirato il film

L'indiano Srinivasa Ramanujan è considerato uno dei più grandi matematici esistiti. La sua eccezionale storia è stata raccontata nel film L'uomo che vide l'infinito.

Autore: Silvia Artana ,

Per la maggior parte delle persone, la matematica è la sufficienza conquistata a fatica alla fine dell'anno scolastico. Invece, per Srinivasa Aiyangar Ramanujan era un'espressione dell'universo e della divinità:

Un'equazione per me non ha significato, a meno che non rappresenti un pensiero di Dio.

Nato in India nel 1887 da una famiglia di umili origini, Ramanujan è considerato uno dei più grandi matematici di tutti i tempi (il suo genio intuitivo è stato paragonato a quello di Eulero e Jacobi) e la sua eccezionale e sfortunata esistenza è stata raccontata nella biografia L'uomo che vide l'infinito - La vita breve di Srinivasa Ramanujan di Robert Kanigel, che è stata portata sul grande schermo nel quasi omonimo L'uomo che vide l'infinito (The Man Who Knew Infinity) di Matt Brown.

Stasera 25 dicembre in TV c'è L'uomo che vide l'infinito dalle 21.16 su Iris

Se siete curiosi di sapere di più della vicenda di uno dei talenti più puri della matematica, qui trovate la trama del film e la storia vera che l'ha ispirato.

La trama di L'Uomo che vide l'infinito

Nel 1920, al Trinity College di Cambridge, in Inghilterra, l'eminente matematico britannico G. H. Hardy (Jeremy Irons) prova a fissare su carta la figura e la storia di Srinivasa Ramanujan (Dev Patel), suo allievo e amico:

Devo formare per me stesso, come mai ho fatto prima, e aiutare voi a formarvi una qualche sorta di stima ragionata della figura più romantica della storia recente della matematica. Ramanujan era un indiano e suppongo che sia sempre un po' difficile per un inglese e per un indiano comprendersi fino in fondo. A lui devo più che a chiunque altro al mondo e la mia frequentazione con lui è stato l'unico incidente romantico della mia vita.

La storia si riavvolge al 1914, quando il giovane bussa alla porta (letteralmente) di ogni istituzione accademica e di ogni ufficio di Madras, in India, per fare conoscere il proprio lavoro e ottenere un impiego. Dopo avere peregrinato a lungo ed essere stato respinto tanto dai britannici che dagli indiani, Ramanujan incontra Narayana Iyer (Dhritiman Chatterjee), un illuminato funzionario che rimane impressionato dalla sua abilità nel calcolo e lo assume.

Il giovane inizia a lavorare per Sir Francis Spring (Stephen Fry) e può finalmente andare a vivere con la giovane moglie, Janaki (Devika Bhise). Tuttavia, la convivenza non è semplice. Non solo per la presenza della madre di Ramanujan, ma anche - soprattutto - perché il giovane è profondamente assorbito dalle sue ricerche.

Narayana ritiene che il lavoro di Ramanujan sia troppo importante per morire con lui e sprona il giovane a fare conoscere le sue scoperte ai principali matematici dell'epoca. Ramanujan invia diverse lettere con una parte delle sue ricerche a vari accademici e alla fine ottiene la risposta di G. H. Hardy. Celebre per il suo modo rigoroso di affrontare la matematica, l'uomo rimane colpito dal lavoro del giovane indiano e lo invita al Trinity College.

Dopo avere promesso a Janaki che le scriverà e che la porterà con sé appena potrà, Ramanujan parte alla volta dell'Inghilterra.

L'incontro con la realtà elitaria dell'Università di Cambridge si rivela molto difficile per il giovane, che è guardato con una mescolanza di sospetto e disprezzo per le sue umili origini, per l'assenza di titoli accademici e per il fatto che è indiano. Anche il rigore e la (apparente) freddezza di Hardy non aiutano Ramanujan ad ambientarsi, ma fortunatamente a sostenere il giovane c'è John Edensor Littlewood (Toby Jones).

Dietro consiglio di Hardy, Ramanujan inizia a seguire dei corsi del Trinity College per acquisire le nozioni di matematica formale utili a dimostrare le sue geniali intuizioni. Il giovane è riluttante, ma quando Hardy riesce a fare pubblicare uno dei suoi lavori su un prestigioso giornale, capisce che il suo mentore ha ragione.

Tuttavia, la felicità di Ramanujan è fragile. Il giovane non riceve da tempo lettere dalla moglie e conduce una vita solitaria, mangiando poco e male, per non tradire la sua fede braminica. La situazione peggiora allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e, dopo un forte malore, Ramanujan scopre di avere la tubercolosi.

Il giovane non dice nulla a Hardy e continua a lavorare, ma è sempre più provato nel fisico e nello spirito. Così, quando il tentativo del suo mentore di farlo entrare nel corpo docenti non va a buon fine a causa dei pregiudizi di gran parte dei colleghi, in preda alla solitudine, alla malattia e al senso di fallimento, Ramanuji decide di farla finita, buttandosi sotto un treno della metropolitana di Londra.

Fortunatamente, il giovane si salva e a quel punto Hardy viene a conoscenza delle precarie condizioni di salute di Ramanuji e della sua enorme difficoltà a vivere in un paese straniero. L'uomo abbandona la sua maschera di freddo rigore e, grazie a lui, il giovane matematico scopre che la moglie non ha mai risposto alle sue lettere perché la madre nascondeva le sue missive, anziché spedirle al figlio.

Ritemprato nello spirito, Ramanuji porta a conclusione con successo la dimostrazione di un rivoluzionario teorema sulle partizioni e, sconfiggendo anche gli ultimi scettici, Hardy riesce a fare accettare il giovane nella Royal Society e a farlo nominare docente del Trinity College.

Dopo essersi parzialmente ristabilito, Ramanuji torna in India dalla moglie Janaki, dicendo al suo mentore che tornerà in Inghilterra entro un anno. Ma il giovane non riesce a mantenere la promessa, perché muore ad appena 32 anni per l'aggravarsi della sua malattia.

La storia vera di Srinivasa Ramanujan 

La vicenda di Srinivasa Ramanujan narrata nel film L'Uomo che vide l'infinito è sostanzialmente fedele alla vera storia del giovane matematico indiano. Tuttavia, ci sono alcune (inevitabili) differenze dovute alla natura di intrattenimento dell'opera.

Benché effettivamente l'incontro con Narayana Iyer abbia segnato un punto fondamentale nella carriera di Ramanujan, il tesoriere della Indian Mathematical Society non è stato il primo (né l'unico) a rendersi conto dell'enorme talento del giovane e ad aiutarlo a fare conoscere il suo lavoro.

A introdurre Ramanujan nei circoli matematici indiani è stato il fondatore della Indian Mathematical Society, V. Ramaswamy Aiyer, anche noto come professor Ramaswamy. L'uomo e il giovane (che non aveva titoli accademici) si sono conosciuti nel 1910, un anno dopo il matrimonio di Ramanujan (all'epoca delle nozze, la moglie aveva 9 anni ed è andata a vivere con il marito e la di lui madre a 12 anni) e la guarigione del giovane da un problema di salute.

Ramanujan voleva lavorare al dipartimento delle entrate della società e ha inviato ad Ayer alcuni dei suoi lavori. L'uomo ha immediatamente riconosciuto il genio del giovane e lo ha introdotto presso i suoi amici matematici di Madras, che lo hanno messo in contatto con l'avvocato, studioso e attivista politico R. Ramachandra Rao.

Dopo una iniziale perplessità sulle reali doti di Ramanujan, il funzionario lo ha aiutato a trovare un lavoro e a pubblicare alcune sue ricerche sul prestigioso Journal of the Indian Mathematical Society. In seguito, grazie all'interessamento del professore di matematica del Presidency College E.W. Middlemast, il giovane è arrivato nell'ufficio di Narayana Iyer presso la Indian Mathematical Society.

Con il sostegno dell'ingegnere civile e membro dell'Imperial Legislative Council Sir Francis Spring (che nel film, invece, sembra scettico sulle doti di Ramanujan), Narayana Iyer, Ramachandra Rao e E.W. Middlemast hanno incominciato a presentare il lavoro del giovane ad alcuni tra i più eminenti matematici britannici, fino a che nel 1913 hanno ottenuto l'attenzione di G. H. Hardy.

Inizialmente, Ramanujan ha declinato l'invito del docente a raggiungerlo presso il Trinity College, a causa della sua fede bramina, e ha accettato una borsa di studio di 2 anni presso l'Università di Madras. Ma nel 1914, dopo avere ottenuto l'approvazione della famiglia, è partito alla volta dell'Inghilterra.

La vita a Cambridge è stata complessa per il giovane e anche la sua collaborazione con Hardy non è stata facile. Il docente era un ateo e un sostenitore del rigore matematico e della prova. Ramanujan era un uomo di grande fede e un vero e proprio "visionario". Tuttavia, i due hanno saputo trovare un punto di incontro e creare un dialogo, che è sfociato in una collaborazione proficua e in una vera amicizia.

Durante la sua permanenza in Inghilterra, il giovane matematico ha ottenuto il Bachelor of Science (l'equivalente del dottorato di ricerca) ed è diventato membro della Royal Society e il primo docente indiano del Trinity College.

Ramanujan è morto in India nel 1920, dopo avervi fatto ritorno nel 1919. Secondo studi recenti, a ucciderlo non sarebbe stata la tubercolosi, ma l'amebiasi, una infezione causata da un parassita.

Tra i principali lavori del giovane matematico ci sono i teoremi relativi alle proprietà dei numeri altamente compositi, un'espressione asintotica per la funzione di partizione e la cosiddetta "funzione theta di Ramanujan". Inoltre, i suoi studi hanno apportato importanti scoperte e progressi nelle aree relative alle funzioni gamma, alle forme modulari, alle serie divergenti, alle serie ipergeometriche e alla teoria dei numeri primi.

Nel 1976, il ritrovamento di quello che è stato definito "il taccuino perduto di Ramanujan" ha portato all'attenzione dei matematici nuove, eccezionali teorie formulate dal giovane nel suo ultimo anno di vita, tra cui le funzioni mock theta, che attualmente vengono utilizzate per calcolare l'entropia dei buchi neri.

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