Madame Claude: c'è una storia vera alla base di libro e film Netflix?

Autore: Alessandro Zoppo ,

"Le donne devono imparare a mentire. E devono imparare a far finta prima di ogni cosa". È la convinzione profonda di Fernande Grudet, in arte Madame Claude, la "maîtresse della Repubblica" che nella Francia degli anni '60 ha organizzato la più esclusiva rete di escort di Parigi.

La sua incredibile storia – nell'arco della quale è sempre difficile distinguere il vero dal falso – arriva su Netflix grazie a Madame Claude, il film di Sylvie Verheyde disponibile sulla piattaforma streaming a partire dal 2 aprile.

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La regista francese non è nuova ad affrontare argomenti spinosi nei suoi film: il thriller Sex Doll ha per sfondo il mondo della prostituzione londinese di alto livello, Stella è un racconto di formazione autobiografico ambientato nella Ville Lumière di fine anni '70, Confessioni di un figlio del secolo un dramma in costume sulla giovinezza viziosa di un rampollo francese (Pete Doherty dei Libertines) agli inizi dell'Ottocento.

Nel caso di #Madame Claude, Verheyde va ancora oltre e rispolvera l'ambigua tenutaria (a interpretarla è Karole Rocher) che per quindici anni ha diretto la più straordinaria, elegante e ricercata agenzia internazionale di "call-girls".

Madame Claude Madame Claude Nella Parigi degli anni '60 l'influenza di Madame Claude si estende oltre il mondo della prostituzione, fino a quando una giovane donna ricca minaccia di cambiare tutto. Apri scheda

Nei lussuosi talami di Madame Claude passano migliaia di uomini, la maggior parte dei quali ricchi e potenti: eminenti capi di stato, luminari della scienza e della medicina, miliardari stranieri attratti dal sesso made in France, amministratori delegati di enormi colossi finanziari.

Il suo bordello nell'esclusivo XVI arrondissement, al 32 di rue de Boulainvilliers, ospita personalità illustri, da Gianni Agnelli (pare che "l'avvocato" fosse un assiduo frequentatore: raggiungeva l'alcova in aereo da Milano o da Roma) a John F. Kennedy passando per Aristotele Onassis, Stavros Niarchos, Mu'ammar Gheddafi, lo Scià di Persia, Moshe Dayan e i banchieri Rothschild. Senza dimenticare Marlon Brando, Frank Sinatra, Steve McQueen, Pablo Picasso e Marc Chagall.

La storia vera di Madame Claude

Nata il 6 luglio 1923, Fernande Grudet è una semplice ragazza di provincia che cresce ad Angers, nella Loira, in una modesta famiglia ebrea. Il padre fa il barista in un caffè di rue Diderot e per arrotondare vende panini alla stazione. La sorella maggiore Josephine muore nel 1924, a soli 19 anni.

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Fernande studia dalle suore, le Sœurs Visitandines, e prima di costruire quello strano impero del piacere conduce una vita avventurosa nella Francia della guerra. Dopo una gravidanza precoce, combatte per la Liberazione nella Resistenza, sopravvive al campo di concentramento nazista di Ravensbrück (dove dice di aver salvato la vita a Geneviève de Gaulle, la nipote di Charles), passa al crimine al soldo della mafia corsa negli anni della French Connection.

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Nel dopoguerra Fernande scopre di avere fiuto per gli affari. Si inventa così "manipolatrice professionista" (come l'ha definita la scrittrice Eve de Castro in un'intervista pubblicata da Le Point) e recluta le ragazze per le sue maison tra le studentesse e le attrici scartate ai provini.

Madame Claude (un nome neutro: non a caso) le educa alle buone maniere, le veste con abiti firmati e le trasforma in "claudettes" con la chirurgia estetica. Eppure odia il termine "proxénétisme": non a caso non è mai denunciata per sfruttamento da una delle sue ragazze.

L'impresa del sesso va a gonfie vele anche perché Claude è coperta dai politici, dai servizi segreti e dalla Buoncostume. Le chiacchiere a letto la proteggono da ogni sgradevolezza. Della "Brigade mondaine" diventa addirittura collaboratrice, segnalando agli agenti del SDECE (il servizio di documentazione estera e di controspionaggio) i clienti stranieri sospetti dei suoi bordelli.

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Il business funziona alla grande fino a quando alla presidenza della Repubblica non arriva Valéry Giscard d'Estaing e il Ministro dell'Interno Michel Poniatowski mette alle calcagna di Grudet il giudice Jean-Louis Bruguière. Le indagini sono spietate: il fisco incastra presto la tenutaria, che deve 11 milioni di franchi allo stato.

I suoi guadagni mensili sono stimati attorno ai 70mila franchi, ai quali si aggiungono beni come gioielli, pellicce e automobili. Madame Claude non si dà per vinta: nel 1977 sposa uno svizzero per ottenerne la cittadinanza e scappa negli Stati Uniti, dove apre una pasticceria a Pacific Palisades, località balneare di Los Angeles, sotto la falsa identità di Claude Tolmatcheff.

Negli Usa si risposa con un barista gay per avere la green card, inaugura un ristorante, Le Canard, e si fa chiamare Claude Cook. Ma è tutto inutile: denunciata all'immigrazione, rientra in Francia nel 1985 e finisce dritta in carcere.

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Quando esce di galera, quattro mesi dopo, Grudet si mette a vendere jeans in un negozio di rue Dauphine. In segreto, però, è pronta a rimettere in piedi l'azienda con un gruppo di ragazze in un appartamento nel quartiere Marais. Purtroppo per lei sono gli anni '90 e i tempi ormai sono cambiati.

Nel 1992 è arrestata per la seconda volta e condannata a tre anni di reclusione. Passa dieci mesi nel carcere di Fleury-Mérogis e ne esce soltanto nel 2000, quando si trasferisce in Costa Azzurra passando le giornate da reclusa in un piccolo appartamento. Nel 2013 è colpita da un ictus e muore il 19 dicembre 2015 a Nizza.

I libri alla base del film Netflix

Madame Claude è sceneggiato da Sylvie Verheyde a partire dal libro Allô oui, ou les Mémoires de Madame Claude, una sorta di "autobiografia inventata" scritta da Grudet con Jacques Quoirez.

Il titolo fa riferimento all'espressione "Allô, oui?": la tipica risposta al telefono della maîtresse dal suo appartamento in rue de Marignan, quando smistava le "claudettes" secondo gusti e perversioni dei clienti.

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L'edizione francese della biografia di Claude Grudet

Grudet ha scritto altri due libri. Le meilleur c'est l'autre è una sorta di "manuale" di consigli per donne insoddisfatte, ispirati dalle confidenze che ha raccolto negli anni da centinaia di uomini, per la maggior parte sposati.

"Queste persone venivano nel mio ufficio soprattutto per cercare quello che le loro mogli davano loro solo con parsimonia", scrive Madame Claude.

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L'edizione francese del libro di Claude Grudet

Madam - Roman vécu è invece un "romanzo senza concessioni" nel quale Grudet racconta come ha spinto tante giovani tra le braccia di miliardari e principi.

Per vent'anni al telefono e poi nella discreta privacy del suo albergo "privato", Madame Claude rivela come funzionavano i suoi incontri romantici e quanto abbia pagato i "debiti del piacere" nella prigione di Fleury-Mérogis.

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L'edizione francese del romanzo di Claude Grudet

Il primissimo libro dedicato alla vicenda di Madame Claude risale al 1975: si intitola Les Filles de Madame Claude, è stato scritto da Élisabeth Antébi e Anne Florentin per France Loisirs / Julliard e da tempo è fuori stampa.

Più interessante è Call-Girl du Tout-Paris - Confessions d'une "fille" de Madame Claude, autobiografia scritta da Patricia Herszman insieme a Frédéric Ploquin, giornalista e autore di diversi libri pubblicati da Nouveau Monde.

Herszman è stata una delle prostitute reclutate da Madame Claude, a partire dal 1975 quando, ad appena 18 anni, è diventata "Florence" per i suoi clienti.

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L'edizione francese dell'autobiografia di Patricia Herszman

In inglese esiste Madame Claude: Her Secret World of Pleasure, Privilege, and Power del biografo William Stadiem.

Stadiem è l'autore di Madam 90210. La mia vita, le mie ragazze squillo e le grandi star di Hollywood (sulla Madam di Hollywood: Alex Adams) e di Marilyn confidenziale.

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La biografia di Madame Claude scritta da William Stadiem

Non è la prima volta che la vita di Fernande Grudet arriva sugli schermi. Un cult movie a lei dedicato è Madame Claude, diretto nel 1977 da Just Jaeckin (il regista di #Emmanuelle) con Françoise Fabian nel ruolo della protagonista e le musiche di Serge Gainsbourg.

Due anni prima c'era stato La ragazza di madame Claude di Édouard Molinaro, mentre Georges Lautner ha apertamente citato Grudet nel suo Joss il professionista.

In televisione ha strappato ascolti record il documentario Les Confessions de Madame Claude, girato da Patrick Meadeb e andato in onda su TF1 nel 1995, nel quale per la prima volta Madame Claude si racconta in una lunga intervista con la giornalista Isabelle Morini-Bosc.

Nel 2010, infine, il programma Un jour, un destin ha realizzato lo speciale Madame Claude: sexe, mensonges et secrets d'État, trasmesso su France 2.

In un'intervista concessa a 7, il settimanale del Corriere della Sera, Sylvie Verheyde ha spiegato che ha deciso di riportare in scena la figura di Madame Claude perché potente eroina negativa, come una sorta di Jessica Jones della Marvel.

Il suo obiettivo è "rileggere la storia, soprattutto in questi tempi di #MeToo, da un'altra prospettiva".

Madame Claude è stata una criminale, certo, ma che si è battuta come ha potuto per una vera emancipazione, quando per quelle come lei, giovane emarginata, sola e incinta, le vie obbligate erano la fabbrica o il marciapiede.

Perché in fondo, ricorda Verheyde, la giovane Fernande Grudet è cresciuta in "un'epoca che abbiamo velocemente dimenticato in cui una donna non poteva avere il conto in banca senza il consenso del marito".

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