Quanti di voi hanno visto almeno una serie cinese? Lo sappiamo, il monopolio della serialità televisiva appartiene agli Stati Uniti. Poi ci sono i britannici, così raffinati. E che dire dei tedeschi e delle loro storie un po’ “Dark”? E gli spagnoli? Quelli del fenomeno de La Casa di Carta, un po’ caciaroni ma colorati. Noi italiani siamo quelli di Baby e di Summertime, poi ci sono le produzioni del nord Europa che riconosci al primo fotogramma o quelle messicane che strizzano l’occhio alle telenovelas (citofonare La Casa de Las Flores). Netflix è l’espressione pratica del concetto teorico di globalizzazione.
Lo streaming ha abbattuto le barriere e i confini delle storie ed è interessante scoprire che c’è molto di più oltre gli studios di Hollywood. Ogni nazione ha un suo codice, un modo di recitare, un filone narrativo in cui si esprime al meglio, un certo ritmo nei dialoghi e una fotografia che spesso identificano un prodotto seriale in modo assoluto. E nei mesi di un lockdown che ricorderemo per sempre, viaggiare dal divano e scoprire nuovi frontiere della serialità unisce l’utile al dilettevole. Complice l’exploit del K-Pop e del fenomeno Parasite, le serie coreane hanno già scalato gli scaffali della libreria virtuale di Netflix. Ma dall’Est arrivano anche parecchie serie cinesi che, sinossi e trailer alla mano, sembrano promettere bene. Scopriamole…
Ecco 5 serie TV cinesi (originali e non) da vedere su Netflix:
Meteor Garden
Una stagione sola, ma che ne vale almeno per tre se consideriamo la presenza di ben 49 episodi da 45 minuti circa. Meteor Garden racconta le vicende di Dong Shancai, una ragazza umile proveniente da una famiglia semplice che riesce a fare il salto nella Shangai “che conta” quando entra nell’esclusiva università di Minge.
Gli stereotipi di base ci sono tutti, a partire dalla storia d’amore che si intreccia alle differenze di classe. L’altra metà della mela è Daoming Si, un rampollo borghese, ma ci sono anche i suoi tre amici, tutti bellissimi e super popolari. Quello che è interessante è capire come all’ombra del dragone vengono sviluppate e affrontante le dinamiche di amori tra l’adulto e l’adolescenziale (noterete le differenze con l’occidente). Ma ci sono anche una serie di equivoci e incidenti godibili che piazzano Meteor Garden in vetta al podio dei teen dramedy orientali.
Triad Princess
Restiamo in tema comedy e in ambito teen con questo prodotto che si beve serenamente in un weekend leggero leggero. Sei puntate che vanno dai 37 ai 49 minuti per raccontare un altro binomio strano ma vero.
Questa volta al gioco delle coppie partecipano la scatenata figlia di un potente boss della Triade e il suo “protetto”. Quest’ultimo è una star a cui la ragazza di cui sopra fa da bodyguard (ed è già insolito vedere una guardia del corpo donna con la celebrity uomo). Sheckerate il tutto con una fotografia, degli effetti speciali e dei dialoghi che sembrano venir fuori da un manga di Naoko Takeuchi.
The Victim’s Game
Cambiamo genere e colore con questo thriller, un po’ noir e un po’ giallo che sembra strizzare l’occhio da una parte alle classiche crime story ambientate tra i fiordi e dall’altra – a partire dal titolo – alle serie poliziesche crime a stelle e strisce.
Qui, a farla da padrone, è un esperto della scientifica affetto da Asperger che dovrà capire cosa c’entra la figlia (con cui non ha più legami) con alcuni misteriosi omicidi. La prima stagione – otto episodi da oltre un’ora – è uscita quest’anno ma è già stata annunciata la seconda, prevista per il 2022. E Netflix si vanta: “Moon Lee ("Monstrous Me") è stata premiata come Miglior rivelazione ai Golden Bell Award per la sua interpretazione.”
Nowhere Man
E riecco la Triade, ossessione narrativa dei cinesi, in un altro crime vietato ai minori di quattordici anni. Qui tono e fotografia si fanno ancora più cupi rispetto a The Victim’s Game ma la storia, ancora una volta sui legami irrisolti, è altrettanto interessante.
Il protagonista, stavolta, è un cattivo (perdonate la semplificazione): un membro della Triade, a cui si finisce per fare il tifo, che decide di evadere di prigione per salvare una persona cara. In mezzo ci sono due loschi piani da decifrare e un salto temporale di dieci anni. Otto episodi: il più corto dura 38 minuti e il più lungo esattamente il doppio. Chi ha parlato di regole della serialità?
Chosen
Se invece volete iniziare il vostro battesimo con la scrittura e la regia cinesi in modo più graduale potete partire da questa storia del 2017 che si sviluppa in sole 3 puntate. Una miniserie per assaporare logiche e meccanismi che pare piacciano parecchio tra Shangai e Pechino.
Al centro, questa volta, c’è una misteriosa scatola che uno stimato chirurgo, nonché padre di famiglia, decide di aprire. Parteciperà così a un gioco piuttosto spinto che lo porterà a fare i conti con la sua coscienza e la sua etica. Le premesse sembrano quelle del The Box con Cameron Diaz (forse uno dei pochi titoli non-comedy della sua carriera). Lo sviluppo, invece, è tutta un’altra storia. Una storia… orientale.
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