Nel 2018, Harlan Coben ha firmato un accordo di 5 anni con Netflix per realizzare 14 film e serie TV in diverse lingue da suoi libri e idee originali. Il primo progetto a vedere la luce è stato Safe, poi è stata la volta di The Stranger ed Estate di morte e a breve arriveranno Gone for Good e Stay Close. Ma adesso tocca a #Suburbia Killer stare sotto la luce dei riflettori. La serie in 8 episodi basata sull'omonimo romanzo del 2006 ha debuttato sulla piattaforma il 30 aprile 2021 e in un weekend ha scalato la top ten dei contenuti più visti.
La "paternità" dello scrittore USA (che supervisiona gli adattamenti a vario titolo) è una garanzia per tutti gli appassionati del genere giallo e thriller. E stavolta, a fare da richiamo c'è anche il fatto che l'adattamento arriva dalla Spagna, "terra" di produzioni di enorme successo come #La casa di carta e la trilogia del Baztan. Ma Suburbia Killer merita la fiducia degli spettatori? La risposta è "nì". Il meccanismo a orologeria del libro di Harlan Coben dà forma a una storia che si avvita in una spirale di mistero da capogiro (nello stile che è diventato il marchio di fabbrica dell'autore), ma le rivelazioni e i colpi di scena si succedono in una narrazione che dà la sensazione di non decollare mai.
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Un adattamento che fa i conti con una storia complessa
Paradossalmente, a fare lo sgambetto alla serie è proprio la complessità dell'intreccio. Dal libro all'adattamento di Netflix, Suburbia Killer racconta la storia di Mateo Vidal, detto "Matt", che ha trascorso 4 anni in carcere per avere ucciso incidentalmente un ragazzo durante una rissa. Dopo avere scontato la pena, Matt ricostruisce con fatica la sua vita, fino a che incontra Olivia. I due si sposano e progettano di mettere su famiglia. Ma quando Olivia scopre di essere incinta e Matt pensa che un nuovo inizio sia davvero possibile, accade qualcosa.
Olivia parte per un viaggio di lavoro e poco dopo Matt riceve alcune foto e un video che sembrano testimoniare l'infedeltà della moglie. Dopo avere provato a mettersi in contatto con lei senza riuscirci, Matt viene inseguito e minacciato da un uomo misterioso. Da quel momento, la sua esistenza (ri)piomba in un incubo, mentre la sua strada si incrocia con quella di altre persone che sembrano non avere nulla a che fare con lui.
Lo sceneggiatore (oltre che regista e produttore) Oriol Paulo ha scelto di gestire la grande quantità di personaggi e storyline di Suburbia Killer innestando sulla trama principale una serie di flashback e autopresentazioni dei protagonisti (che parlano di sé in secondo persona). La formula narrativa dovrebbe aiutare lo spettatore a mantenere l'orientamento, ma finisce per dare troppe informazioni e anticipare gli sviluppi della storia. I (tanti) colpi di scena non sono sorprendenti come dovrebbero essere e la sensazione è che la serie compia una lunga rincorsa senza mai spiccare il volo.
Per contro, in alcuni casi, i salti all'indietro e le digressioni appesantiscono la vicenda con storie che finiscono in un vicolo cieco ed elementi che lasciano più di un dubbio ai fini dell'intreccio. Sono false piste seminate ad arte o si tratta di elementi sfuggiti al controllo? Qualunque sia la risposta, la sensazione è che l'adattamento non riesca a gestire del tutto i numerosi fili che compongono l'intreccio di Suburbia Killer.
Personaggi approssimativi e iperrealismo
Oltre che sulla tensione, la storia piena di connessioni e diramazioni di Harlan Coben ha effetti sulla caratterizzazone dei personaggi della serie Netflix. Matt, Olivia, Lorena, Teo Aguilar, Kimmy e tutti i protagonisti pagano il prezzo della complessità dell'intreccio e della necessità di raccontare gli eventi più che le cause. La personalità e la psicologia dei vari personaggi, i loro sentimenti e motivazioni sono rappresentati in maniera sbrigativa e Matt e gli altri sono poco più che pedine sulla scacchiera di un misterioso deus ex machina.
La conseguenza è che i protagonisti non sono particolarmente empatici e lo spettatore vive le loro peripezie e i loro drammi senza restare davvero coinvolto. Probabilmente, anche per il fatto che gli interpreti non sono proprio memorabili e i personaggi finiscono per essere degli stereotipi.
La qualità della produzione risente (paradossalmente) anche del grande dispiego di effetti speciali per rappresentare corpi martoriati e violenza esplicita. La gratuità di diverse scene non solo non aggiunge nulla alla storia, ma al contrario spinge pericolosamente la serie nel campo dei B movie, che utilizzano crudezza, grottesco ed esagerazione per compensare limiti di trama e di mezzi. E considerato che a Suburbia Killer non fanno difetto né l'una né gli altri, la scelta finisce per essere inutile e controproducente.
Un imperdibile meccanismo a orologeria
Ma se l'adattamento di Oriol Paul lascia più di una perplessità, una cosa è certa. La serie spagnola conta su un meccanismo machiavellico che da solo vale la visione. Harlan Coben è uno specialista delle storie in cui un fatto o una persona del passato genera un domino di eventi che finisce per travolgere il presente e Suburbia Killer presenta tutti gli elementi che hanno contribuito a rendere lo scrittore un autore da milioni di copie vendute.
Al netto delle scelte stilistiche e narrative non sempre convincenti, Suburbia Killer immerge lo spettatore in una vicenda a scatole cinesi che nel suo procedere rivela una inimmaginabile rete di connessioni e avanza in maniera inarrestabile verso una verità che è allo stesso tempo liberatoria e distruttrice.
La storia di Matt, Olivia e di tutti gli altri protagonisti è un thriller, ma è anche un dramma sociale e una riflessione non scontata sui concetti di morale e redenzione. E la scena finale - che non esiste nel libro, ma è stata creata appositamente per la serie - cambia radicalmente la prospettiva e rimette tutto in discussione.
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