The Disciple: di cosa parla il film indiano di Netflix

Colpo di fulmine immediato per numerosi critici alla Mostra di Venezia 2020, l'opera seconda del talentuoso Chaitanya Tamhane (già regista dell'acclamato Court) arriva adesso in streaming: ecco tutto quello che c'è da sapere.

Autore: Alessandro Zoppo ,

Il catalogo di Netflix si arricchisce di uno dei film indiani più acclamati da critica e pubblico nella scorsa stagione: si intitola The Disciple, affronta attraverso la musica classica indiana tematiche affascinanti e complesse (dal delicato rapporto tra maestro e allievo alla ricerca di abnegazione e trascendenza nel mondo materialista e iperconnesso di oggi) ed è diretto dal talentuoso Chaitanya Tamhane.

Presentato in Concorso a Venezia 77 e premiato per la migliore sceneggiatura, #The Disciple è stato il primo titolo indiano selezionato in gara alla Mostra dai tempi di #Monsoon Wedding di Mira Nair, vincitore del Leone d'Oro nel 2001. La produzione esecutiva è di Alfonso Cuarón, che ha definito l'opera seconda di Tamhane un film che "tocca il livello più profondo di ciò che siamo e del modo in cui esistiamo: il nostro passato, i nostri genitori, le nostre relazioni più strette, e come queste influenzano le decisioni che prendiamo nella vita".

Ecco tutto quello che c'è da sapere, a partire da trailer e trama, su questo viaggio nella millenaria tradizione musicale indiana che esce in streaming su Netflix venerdì 30 aprile.

La trama

"C'è una ragione se la musica classica indiana è considerata un'eterna ricerca. Attraverso il Rāga, ci viene mostrato il sentiero per raggiungere il Divino. Se vuoi percorrere questo cammino, impara ad essere solo e affamato". Sono le parole che accompagnano il trailer di The Disciple, ambientato nella Mumbai contemporanea e racconto dell'apprendistato del giovane Sharad Nerulkar, un ragazzo che consacra la propria vita alla musica hindustani, una tradizione che si tramanda da più di cinquemila anni.

Sharad studia il canto classico conosciuto come khayal. La disciplina si trasmette da guru a discepolo con il sistema di trasmissione orale. La fede è ciò che guida Sharad lungo questo percorso tortuoso, sulle orme del padre e del suo Guruji. Imparare i suoni dell'ottava indiana, la struttura dei Rāga, la respirazione pranayama e le tecnica di emissione vocale non è impresa semplice.

Confrontandosi con i propri limiti e scoprendo tutti i difetti dei suoi modelli, Sharad arriva a vivere una profonda crisi esistenziale. Con il passare degli anni, mentre la perfezione che ricerca con sincerità e ferrea disciplina resta inafferrabile, è infatti costretto a scendere a compromessi tra la vita che ha scelto e la complessa realtà della società indiana di oggi.

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Una scena del film The Disciple
La musica hindustani è al centro di The Disciple

Il cast

Sharad è interpretato da Aditya Modak, cantante e musicista hindustani scoperto da Tamhane dopo un lunghissimo casting. Il regista e il produttore Vivek Gomber hanno sempre voluto un musicista per il ruolo del protagonista. Non solo: doveva avere precise fattezze fisiche (molto magro e "stremato") e saper parlare marathi.

Le audizioni sono durate quasi un anno e Tamhane ha visto 1800 persone. Quando un suo amico gli ha girato una clip di Aditya, il regista l'ha convocato, notando però che Modak aveva almeno venti chili in più rispetto allo Sharad che aveva in mente. Il musicista a quel punto, pur avendo tutte le altre caratteristiche del personaggio, si è sottoposto ad una rigida dieta e grazie all'aiuto di un preparatore atletico, in tre mesi è diventato lo Sharad della sceneggiatura. Nei tre archi temporali coperti dal film, Aditya ha potuto riprendere peso con l'inizio delle riprese.

Il maestro è invece il Dottor Arun Dravid, esponente di spicco della scuola di sitar Atrauli-Jaipur Gharana. Allievo di Abdul Majid Khan, Kishori Amonkar e Mogubai Kurdikar, Dravid ha formato nel corso degli anni musicisti come Devaki Pandit, Gauri Pathare, Jui Dhaygude e tanti altri.

Ecco il cast principale di The Disciple e i rispettivi personaggi:

  • Aditya Modak: Sharad Nerulkar
  • Arun Dravid: Guruji
  • Sumitra Bhave: Maai
  • Deepika Bhide Bhagwat: Sneha
  • Kiran Yadnyopavit: il padre di Sharad
  • Abhishek Kale: Tejas
  • Neela Khedkar: Ajji
  • Makarand Mukund: Kishore
  • Kristy Banerjee: Shaswati Bose
  • Prasad Vanarse: Rajan Joshi

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Una scena del film The Disciple
Di padre in figlio: la musica in The Disciple

Il regista

Classe 1987, Chaitanya Tamhane fa parte dell'"armata" degli under 35, i registi che con i loro film e le loro storie stanno conquistando nuove e vecchie generazioni di spettatori. Tamhane è nato e cresciuto a Mumbai, si è laureato in letteratura inglese e ha esordito alla regia nel 2010 con il cortometraggio Six Strands.

Il corto, presentato ad importanti festival come Clermont-Ferrand e Rotterdam, è un racconto corale ispirato al mondo dell'industria del tè Darjeeling e ai suoi segreti ed è basato su storie realmente accadute.

Selezionato nel 2012 al Berlinale Talent Campus, Tamhane ha girato il suo primo lungometraggio, Court, nel 2014. Il film è un dramma giudiziario sul caso di un cantante, l'anziano Narayan Kamble (a interpretarlo è Vira Sathidar), accusato di aver indotto al suicidio con un suo brano un operaio della rete fognaria di Mumbai.

Presentato a Venezia 71, Court ha vinto il Leone del Futuro "Luigi De Laurentiis" per la migliore opera prima e il Premio Orizzonti. Il film ha conquistato alla Viennale il premio FIPRESCI e il regista è stato candidato agli Asian Film Awards per la migliore sceneggiatura originale.

Tamhane ha realizzato The Disciple sei anni dopo Court, senza avere alcuna conoscenza specifica della musica classica indiana. La fase preparatoria al film è durata quasi due anni, durante i quali il regista si è documentato viaggiando in lungo e in largo per l'India tra concerti ed eventi, leggendo tantissimi libri su misteri e rituali dei raga indiani e incontrando guru e musicisti. Alle musiche ha collaborato Aneesh Pradhan, discepolo di Nikhil Ghosh e oggi uno dei principali suonatori di tabla dell'India.

Il conflitto tra tradizione e modernità, mito e realtà, pratiche antiche e influenze occidentali (dai sitar ai social media, fino all'irruzione dei talent show) è il cuore pulsante del film. Tamhane spiega nelle note di regia che The Disciple "in realtà non è il tipico film su un cantante o un film didattico sulla musica tradizionale".

La storia alla base del film è quella di un sognatore che non vuole affrontare il mondo 'reale', e trova una via di fuga nell'arte. La sua identità è un tutt'uno con l'esplorazione di ciò che è puro e incontaminato in quest'arte.

Sharad è cresciuto dal padre nella convinzione che "una dedizione incondizionata fornirà una risposta a queste domande". Una certezza radicata e trasmessa di padre in figlio perché il genitore è convinto "che ci sia qualcosa oltre ciò che già vediamo: desidera che per sé e per suo figlio la magia dell'arte non sia solo illusoria ma reale".

Soltanto crescendo Sharad si rende conto che la realtà è diversa. Tamhane ha visto con i propri occhi "molte persone intorno a me farsi le stesse domande". Chi voleva diventare ballerino e chi scrittore.

A quel tempo, sembrava inimmaginabile che avrebbero fatto qualcos'altro nella vita. Soltanto molto più tardi ho scoperto che l'aspirante ballerino ha trovato un modesto lavoro in banca e lo scrittore è ora un organizzatore di eventi. Questa tranquilla morte di ambizioni e aspirazioni mi affascina.

Questi sogni – "che siano nostri o proiezioni dei nostri genitori" – non si infrangono in un istante, ma "appassiscono gradualmente. Eppure, la vita continua. Per me, è questo il cuore del film".

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The Disciple è prodotto da Vivek Gomber e vanta la presenza di Alfonso Cuarón come produttore esecutivo: Tamhane e il regista messicano si sono conosciuti in occasione del programma Rolex Mentor and Protégé Arts Initiative e sono diventati amici. Cuarón ha dato al giovane collega diverse dritte per la stesura della sceneggiatura e lo ha supportato nel processo di post-editing.

Dopo le prime proiezioni, il film è stato un colpo di fulmine immediato per numerosi critici alla Mostra di Venezia e ai successivi festival di Toronto, Zurigo, New York, Londra e Busan. Ora The Disciple arriva su Netflix e – come spera il regista – punta a sensibilizzare il pubblico internazionale "sulla necessità dell'arte, il suo ruolo nella società attuale e come la sua espressione riguarda l'esistenza umana non solo per i professionisti della musica o del cinema, ma per tutti noi che operiamo in un mondo sempre più commerciale e competitivo". Specie chi, in quest'ultimo anno e mezzo, si è posto mille domande su quanto sia stato messo in discussione poter vivere dei propri sogni.

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