Endgame è davvero la fine di una partita, di un’epoca, di un decennio in cui Marvel trasformatasi in uno studios cinematografico si è imposta su tutte le concorrenti e anche sul nostro immaginario collettivo. È difficile non parlare con toni epici di questo film subito dopo averlo visto a caldo, con ancora riflesse negli occhi le imponenti scene di battaglia e i momenti intimi tra protagonisti vecchi e nuovi.
I Russo ci hanno messo qualche tempo per ottenere il controllo creativo necessario per regalarci un finale che meritavamo: quello di un’era di grande divertimento ma anche di tante, troppo scelte virate sul sicuro, sulla tradizione, su un concetto un po’ superato di supereroi.
Avengers: Endgame ad alcuni potrà apparire come un’operazione sicura, ad altri come un’insopportabile virata progressista, ma nella realtà dei fatti è una strepitosa operazione commerciale che riesce nel difficilissimo obiettivo di accontentare ogni tipo di pubblico, fondendo le esigenze di una grande multinazionale nel pieno sviluppo della quarta fase del suo universo supereroistico (divisa tra fumetti, serie TV e cinema) e quelle di un pubblico che negli ultimi 10 anni ha affollato le sale, che nel frattempo è cresciuto, invecchiato e merita il suo gran finale.
Mettere la parola fine
Una volta spente le luci in sala realizzerete come la più grande sorpresa, scommessa e volontà di Endgame sia quella di mettere un punto fermo nel marasma supereroistico di casa Marvel. Ci vogliono tre ore e un minuto, un’impressionante carellata di personaggi e una buona mezz’ora iniziale per prendere il ritmo, ma poi la volontà di dare degna conclusione a uno dei più grandi colpi di scena visti al cinema nell'ultimo decennio mette il film sulla giusta strada. Certo, il confrontare ogni singolo personaggio - protagonisti e comprimari - al suo passato e al suo futuro costringe il film a una lunga serie di scelte più o meno obbligate, di scene attese e di risoluzioni che bollono nel calderone da tempo, ma arrivano quasi tutte al momento opportuno.
Come ampiamente intuibile dal trailer sono i primi Avengers il fulcro emotivo del film, quei 6 personaggi fondatori dell’universo Marvel come continuità narrativa e universale. Le vicende di Steve Rogers, Natasha Romanoff, Clint Barton, Bruce Banner, Thor e Tony Stark fanno da guida e raccordo al film, uniti in una battaglia che - molto saggiamente - finisce per riannodare i fili di tutti i precedenti lungometraggi degli Avengers e non solo. Non è solo una banale riproposizione, è il compimento di un lungo lavoro d’evoluzione di personaggi che, alle loro prime apparizioni, non sempre sono stati sfruttati al meglio.
Endgame punta tanto, tantissimo, sulla componente umana della squadra, così da consegnarci le versioni migliori di questi cinque eroi primigeni. Non nel senso di più potenti o iconici, bensì come evoluzioni più complesse e sfaccettate, da un lato più vicine alla psicologia che sfoggiano nel mondo fumettistico, dall’altro più ricche, anche di fallacità. Esempio cardine sono le due retroguardie del gruppo, gli umani senza poteri e tecnologie a supporto: Natasha e Occhio di Falco. Entrambi rimediano qui a tanti torti subiti dai loro personaggi, con ruoli affascinanti e carismatici, che non tradiscono la loro limitatezza umana ma la rendono una risorsa. In particolare il personaggio di Occhio di Falco è fedele a sé ma sembra un altro, cruciale per i destini del film, trasfigurato, protagonista tanto quanto gli attori a cui tradizionalmente ha fatto da spalla.
Al contrario Thor viene il più possibile smitizzato, sfruttando appieno quell’incredibile verve comica che aveva dimostrato sotto la direzione di Taika Waititi. Non solo: torna ad essere il “vecchio” Thor, ingenuo e non troppo arguto, pieno di fallacità e debolezze, il più umano degli dei e degli uomini.
La fine della guerra civile
Altro caposaldo del film è il rapporto tra Steve Rogers e Tony Stark: così centrale e così intenso che sembra la vera chiusa di Civil War, forse l’unica all’altezza del pathos del celebre arco narrativo a fumetti. Se Captain America “testa” i suoi poteri in un paio di rivelazioni molto “da spillatino”, Tony Stark è forse il primo personaggio supereroistico (insieme a Logan nel suo ultimo, omonimo lungometraggio) a sfondare il muro del cinecomics, ad assumere un pathos degno di un film drammatico a tutto tondo.
Non poteva che essere il “suo” film: di Tony Stark e di Robert Downey Jr., che come attore è rinato in questi panni e ha fatto nascere quello che conosciamo oggi come MCU. In un ruolo che ormai una seconda pelle Downey Jr. sfrutta al meglio almeno un paio dei picchi emotivi del film, in una presenza di rilievo che si è ampiamente meritato.
Le nuove leve (dai sopravvissuti di Black Panther e Guardiani della Galassia passando per Captain Marvel) vengono invece sapientemente riposizionate, anche qui in chiave finalmente un po’ più coraggiosa e avanguardista. Ci sono un paio di passaggi della guardia finalmente connessi all’epoca attuale, anche qui volti a smitizzare e spolverare certe prese di posizione che hanno fatto il loro tempo.
L’enigma di Thanos
Inutile dire che la soluzione escogitata dal film per sbrogliare il problema di Thanos è complessa e stratificata, per alcuni versi prevedibile e per altri totalmente inaspettata. I fan avranno i tanto attesi colpi di scena, avvenimenti che a lungo erano stati suggeriti nei film precedenti e le tanto temute morti irreversibili: alcune poi non sono nemmeno tali, sono solo il necessario passaggio di testimone.
L’unico assassinio compiuto dai Russo è quello dei resti di un’epoca precedente. Si può ben dire che nessuno sia sopravvissuto a Thanos: ci sono personaggi e attori che si fermeranno qui, mentre chi va avanti lo fa dopo una profonda rilettura e un rinnovamento necessario.
Non può che impressionare poi l’onnipotenza produttiva di un’operazione che, non paga di coinvolgere buona parte della Hollywood che conta, inserisce ulteriori camei di pregio, per un film definitivo anche come gigantismo e potenza produttiva. È il riassunto e l’apice di come abbiamo concepito i cinecomics in questi ultimi anni. È una giusta celebrazione, infarcita di stuzzicanti possibilità per il futuro, allusioni narrative, strade già tracciate, fanservice per chi ama le battaglie e chi adora il bromance.
La speranza è che da qui non si torni indietro e non si rimanga fermi sul posto, ma si vada avanti, anche ridimensionando, problematizzando, diversificando: se così dovesse essere, Endgame rimarrà la fine unica e potente di un qualcosa d’irripetibile, uno schiocco di dita che ha posto fine non al futuro dei cinecomics, ma a un modo ormai superato di concepirli, aprendo la strada a nuove e infinite possibilità.
Eccone 5, ad esempio, ma attenzione agli SPOILER:
Avengers: Endgame sarà nelle sale italiane a partire dal 24 aprile 2019.
Commento
Voto di Cpop
90Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!