Era il 24 settembre del 2010 quando il pubblico cinematografico italiano rimase a bocca aperta dopo aver assistito per due ore e ventotto minuti al perfetto incastro di un meccanismo composto da scatole cinesi. C'erano sogni, c'erano sogni nei sogni, c'erano ladri di ricordi, architetti onirici, falsari del subconscio e soprattutto in gioco la capacità di trasformare il mondo, di rendere impossibile capire cosa è reale e cosa non lo è.
Il film era Inception, l'occhio dietro la macchina da presa quello di Christopher Nolan. Fu un successo: sostanzialmente inattaccabile per coerenza interna, cerebrale come solo le pellicole firmate da Nolan sanno essere, visionario e scientifico al tempo stesso. Ma la longevità di Inception era destinata a protrarsi ben oltre la durata della pellicola perché ad arricchire un film già molto potente c'era un finale capace di spiazzare il pubblico - e come vedremo non solo il pubblico - lasciando negli spettatori lo stesso dubbio che attanagliava i protagonisti del film: cosa è reale e cosa no?
Il finale di Inception si è prestato a diverse interpretazioni che hanno coinvolto, a più riprese, il regista e gli stessi attori. Prima di vederle insieme però, ecco alcune coordinate che spiegano come mai anche a distanza di dieci anni il finale di Inception fa ancora così tanto discutere.
- Manipolare i sogni
- La strada immortale
- Il finale secondo Leonardo DiCaprio
- Il finale secondo Michael Caine
- Il finale secondo Christopher Nolan
- Il significato del finale
Manipolare i sogni
Per cominciare, diamo uno sguardo al sentiero che Nolan ci fa percorrere per arrivare al suo famigerato finale. Inception è, tra le altre cose, un film sui sogni. O meglio, un film sulla possibilità di frequentare i sogni altrui, di introdursi al loro interno diventandone parte per poi carpire segreti seppelliti nella mente grazie alla scienza onirica che Cobb (Leonardo DiCaprio) e i suoi compagni mettono in pratica. Sotto molti punti di vista, Inception è un film di spionaggio con casseforti oniriche al posto di fantascientifici sistemi di sicurezza.
Cobb è un maestro di questa forma di spionaggio. È un maestro nell'attrezzare illusioni in grado di confondere le sue vittime ed è un esperto pianificatore quando si tratta di mettere insieme una squadra capace di superare le difese delle menti più tenaci. Nolan definisce la scienza dei sogni con metodo, ne delimita i confini, spiega cosa è possibile fare e cosa no. Assembla un complicato mosaico di scatole cinesi, sogni dentro i sogni, spiegando come il tempo scorra molto più lentamente nel mondo onirico e dettagliando la tecnica dei 'calci', sicura via di fuga dall'iper-realtà dei sogni.
Ma è quando Mr. Saito (Ken Watanabe) assolda Cobb per una missione molto particolare che capiamo la vera portata di ciò che Nolan ci sta mostrando: non è solo possibile estrarre informazioni dai sogni, ma si possono anche inculcare idee. Di fatto, creare convinzioni dal nulla capaci di attecchire e di trasformarsi, col tempo, in vere e proprie scelte di vita. Basta scendere abbastanza a fondo nel subconscio e lì piazzare il seme dell'idea. Ma come Cobb scopre a sue spese, gli esiti possono essere tanto imprevedibili quanto drammatici. Unica difesa possibile? Un totem. Un oggetto quasi mistico in grado di far capire se siamo ancora nel sogno o se invece siamo tornati alla realtà. Nel caso di Cobb, la trottola che il pubblico si troverà a osservare durante gli ultimi fotogrammi della pellicola.
La strada immortale
Creare realtà. Ecco quale è la posta in gioco. Improvvisarsi costruttori di mondi grazie alla tecnica di innesto delle idee. Ma no solo. Nei sogni il tempo perde significato e pochi minuti trascorsi nel mondo reale possono diventare anni se si scende abbastanza in profondità, se si esplorano gli spazi onirici sotto la coscienza più superficiale. Perciò Cobb e soci non si limitano a fabbricare mistificazioni oltre la veglia, ma sono capaci di fare vivere intere vite in un mondo creato su misura. E qualora non bastasse, creare dal nulla idee forti e radicate che, una volta svegli, influenzano il presente tanto da cambiarne il corso.
Ecco perché il finale di Inception ha colpito così in profondità l'immaginario del pubblico. Quando osserviamo la trottola, quando cerchiamo di capire attraverso la sua rotazione se Cobb si trova ancora in un sogno o se sta vivendo davvero l'incontro con i suoi figli, in realtà in discussione c'è la nostra stessa percezione di cosa è vero e cosa no. Se qualcuno può cambiare le nostre convinzioni innestandovi idee preconfezionate, come possiamo credere a quello che vediamo? Se un bravo Architetto (non a caso utilizzo il termine con cui veniva definito il costruttore di Matrix, le somiglianze sono impressionanti) è capace di creare sogni più vividi del mondo reale, come possiamo non dubitare dell'oggi in cui ci troviamo? Proprio come in Matrix, la realtà è in discussione.
Ecco perché diventa così fondamentale capire se davvero la trottola smetterà di girare, se possiamo tirare un sospiro di sollievo per la riuscita della missione di Cobb. Negli anni, tre illustri inside-men hanno detto la loro.
Il finale secondo Leonardo DiCaprio
A dirla tutta il protagonista di Inception non ha offerto un grande aiuto nel dipanare i dubbi sul finale. A febbraio 2020 ha ripreso l'annosa faccenda intervenendo nel podcast WTF di Marc Maron:
Non ne ho idea. In film complessi di questo tipo sei solo concentrato sul tuo personaggio. Quando si è trattato di lavorare con Chris Nolan e con la sua mente che ha assemblato il tutto, per noi è stato come cercare di collegare costantemente i pezzi di un puzzle. Per comprendere il finale di Inception, immagino che tutto dipenda dall'occhio di chi guarda.
D'altra parte, se guardiamo al lavoro di Nolan applicando il filtro del meta-cinema, appare naturale l'incertezza di DiCaprio. Lui, come il suo personaggio, non sa davvero dove sta vivendo. Lui, come il suo personaggio, è prima concentrato sul totem, sulla trottola che potrebbe rivelargli se il mondo in cui si trova è reale o è un sogno e poi sul ritrovare i figli che da troppo tempo non vede. Che ha sognato, letteralmente, senza mai vederli in faccia. DiCaprio ce lo conferma: tutto dipende dall'occhio di chi guarda e Cobb, in ultima analisi, decide di rivolgere la sua attenzione altrove.
Il finale secondo Michael Caine
Michael Caine, attore feticcio di Nolan, in Inception interpreta Miles, il mentore di Cobb. È Miles che insegna a Cobb tutto quello che sa sui sogni, su come ingannare la mente dei sognatori diventando un vero e proprio ladro di pensieri. E, anche in questo mescolando finzione scenica con la realtà, è compito di Caine riportare ordine nelle cose. Nel 2018 il fenomenale attore inglese, ospite del Film4 Summer Screen, ha spiegato il suo privilegiato punto di vista sulla faccenda:
Quando ho ricevuto la sceneggiatura di Inception, sono rimasto un po' perplesso e ho detto a Nolan: 'Non distinguo il sogno dalla realtà nelle scene che giriamo. Quando è l'uno e quando invece siamo in una dimensione reale?'. La risposta, da parte sua, è stata eloquente: 'Beh, quando tu appari in scena, ci troviamo nella realtà'.
Perciò Caine impugna la parole dello stesso Nolan utilizzandole come la proverbiale lampada di Diogene per fare luce sulla realtà delle cose. Caine è in scena, Miles con lui e Nolan dice di aver trasformato la presenza del personaggio in una cartina al tornasole: vederlo insieme a Cobb significa che ci troviamo nella realtà. Quindi la parola di Nolan è legge - ammesso che il regista abbia detto la pura verità a Caine - e allora perché non scoprire cosa pensa il regista della faccenda?
Il finale secondo Christopher Nolan
Nolan, come era prevedibile, non ha mai parlato in maniera diretta del finale di Inception: per trovare qualcosa a riguardo occorre viaggiare indietro nel tempo fino al 2015, durante un incontro tra il regista e alcuni studenti dell'Università di Princeton (New Jersey). In quell'occasione il regista ha alzato la posta del ragionamento raccogliendo l'attenzione intorno al concetto stesso di realtà, uno dei pilastri che sorreggono l'intero sviluppo narrativo di Inception. Ecco come all'epoca ha aperto il suo intervento Nolan:
Tradizionalmente durante questi incontri qualcuno inizia il discorso parlando della necessità di 'inseguire i sogni'. Io non voglio farlo perché non ci credo. Io voglio voi inseguiate la vostra realtà.
Il registra ha approfittato per alzarsi un assist di cui era molto difficile non approfittare. Ecco come ha continuato:
Ho l'impressione che con il passare del tempo tutti noi abbiamo iniziato, in un certo senso, a considerare la realtà come un cugino povero dei sogni. Io vorrei farvi riflettere sull'eventualità che i nostri sogni, le nostre realtà virtuali, tutte queste strutture astratte che ci piacciono e con cui ci circondiamo, sono in effetti sottoinsiemi della realtà.
Stando poi a quanto ha riferito l'Hollywood Reporter all'epoca, Nolan si è poi concentrato nello specifico sugli ultimi minuti di Inception:
Cobb era fuori con i suoi figli, era nella sua realtà soggettiva. Alla fine, non gli importava più sapere la verità e questo ci porta forse a una conclusione: forse, tutti i livelli di realtà sono validi.
Quindi nessuna vera rivelazione da parte di Nolan, nessuna spiegazione capace di chiarire definitivamente il destino della trottola. E questo, in qualche modo, chiude il cerchio aperto all'inizio di questo discorso.
Il significato del finale
Unendo i proverbiali puntini enigmistici, partendo dall'altissima posta in gioco che vede come premio la capacità di controllare la realtà, passando dall'incertezza di Cobb/DiCaprio, spostandoci tra le monolitiche sicurezze di Miles/Caine e concludendo il percorso osservando il mondo attraverso le finestre concettuali spalancate da Nolan, cosa arriviamo a concludere?
La trottola può girare o può smettere di farlo, non è questa la cosa importante. La cosa importante è che l'uomo, la divinità creatrice di mondi immaginata da Nolan, può ridefinire il suo personale concetto di realtà arrivando di fatto a moltiplicare le possibilità della propria vita, anche riuscendo a guadagnare una sorta di immortalità nel mondo etereo dei sogni. Non ha senso inseguire cosa è davvero reale perché tutto può esserlo: la trottola stessa è la realtà e il fatto che giri o meno, adesso, non è più importante.
Ecco l'eredità di Inception.
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