Il caso Collini è una storia vera? Il libro dietro il film di Kreuzpaintner

Il bestseller di Ferdinand von Schirach si ispira al passato dello scrittore (e avvocato penalista), ma anche la vicenda di Fabrizio Collini ha molti punti di contatto con quanto successo in Toscana nel 1944.

Autore: Alessandro Zoppo ,

"I morti non vogliono vendetta, solo i vivi la vogliono": sono le ultime parole di Fabrizio Collini (Franco Nero), il pensionato reo confesso che ha ucciso con tre colpi di pistola, infierendo sul cadavere, l'imprenditore ottantenne Hans Meyer (Manfred Zapatka), stimato amministratore di un enorme impero industriale, filantropo e appassionato di auto d'epoca. 

Il caso Collini arriva al giovane avvocato d'ufficio Caspar Leinen (Elyas M'Barek), che accetta di difendere quel misterioso anziano italiano emigrato in Germania nel dopoguerra: lottando contro le sue origini e chi lo ha formato, ovvero la pubblica accusa del professor Mattinger (Heiner Lauterbach), Leinen riesce a far emergere il passato oscuro di Meyer e le motivazioni che hanno spinto Collini a questo gesto estremo. 

Diretto da Marco Kreuzpaintner, già regista di Sommersturm, Krabat e il mulino dei dodici corvi e Beat e sceneggiatore della commedia-rivelazione Lui è tornato (rifatto in Italia da Luca Miniero con #Sono tornato), Il caso Collini è l'adattamento dell'omonimo bestseller di Ferdinand von Schirach, avvocato penalista di Monaco e berlinese d'adozione, autore di un autentico caso letterario e politico tradotto in 32 lingue. Ma la storia che si cela dietro questo dramma giudiziario è basata su fatti realmente accaduti?

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Il caso Collini (La Gaja scienza Vol. 1047)

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Nel libro, Fabrizio Collini è un operaio di Genova, mentre nel film l'azione è collocata a Montecatini Val di Cecina. La Liberazione del paese toscano dall'occupazione tedesca è avvenuta il 2 luglio 1944. Se la cittadina riuscì a scongiurare la rappresaglia tedesca, ciò non fu possibile in molte altre località vicine. 

La strage di Montecatini

Le stragi nazi-fasciste hanno insanguinato numerosi paesi della zona, basti pensare a Guardistallo, Castelnuovo e soprattutto all'eccidio del Padule di Fucecchio, commesso il 23 agosto da un reparto della 26° Divisione corazzata, comandata dal generale Peter Eduard Crasemann, che ordinò il massacro di 174 civili, uomini, donne e bambini. 

Due omicidi particolarmente brutali e raccapriccianti ricostruiti dagli storici, furono quelli di Maria Faustina Arinci, una donna di 92 anni sorda e cieca, e di Maria Malucchi, una bimba di appena 4 mesi. Un gruppo di soldati tedeschi e fascisti locali fece esplodere l'anziana infilandole una bomba a mano nella tasca del grembiule e poi trucidò la neonata. 

L'episodio accaduto a Montecatini che può aver ispirato il film è l'uccisione a Piazza del Popolo dei ventenni Bruno Baronti e Foscarino Spinelli, avvenuta la mattina del 24 luglio 1944. L'arresto dei due giovani avvenne in circostanze misteriose: non si sa se i ragazzi erano partigiani, se cercavano un rifugio per sfuggire ai rastrellamenti o se stavano semplicemente raggiungendo i loro parenti che si erano rifugiati in alcune capanne. 

Arrestati e seviziati dal tenente Wickmann, Bruno e Foscarino vennero torturati dai tenenti Hrause, Wick e Pohl ed impiccati ai lampioni di Piazza del Popolo. Gli ufficiali tedeschi vennero aiutati da Mario Pagnini, un collaborazionista italiano del 590° Battaglione Anticarro: la sua figura richiama in parte quella del padre di Lucchesi nel film.

Chi era di Baldur von Schirach

Il legal thriller di von Schirach è basato in realtà sulla sua vita privata. Il nonno dello scrittore, Baldur von Schirach, fu uno dei fondatori della Gioventù hitleriana e governatore nazista di Vienna. Al Processo di Norimberga, fu condannato a vent'anni di carcere per la deportazione di 185mila ebrei austriaci ma non ammise mai i crimini commessi. 

Con questo romanzo (il secondo dopo la raccolta di racconti Un colpo di vento, adattati per una serie televisiva sulla ZDF), von Schirac ha voluto affrontare a viso aperto e senza mezzi termini le proprie origini: le responsabilità individuali e collettive, la distanza tra legge e giustizia, la "questione della colpa" (come la definì il filosofo tedesco Karl Jaspers), il concetto di "Vergangenheitsbewaeltigung", ovvero fare i conti con il proprio passato.

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Elyas M'Barek e Franco Nero in una scena del film Il caso Collini
Nel caso di Fabrizio Collini e Hans Meyer nulla è come appare

In un'intervista concessa a Die Zeit, lo scrittore ha spiegato in questo modo le sue motivazioni. 

Ho sentito la necessità di scrivere finalmente qualcosa di me in relazione al nazionalsocialismo, o più precisamente, sul modo in cui la Repubblica Federale ha fatto i conti con il proprio passato. Se cresci con un cognome come il mio, fin dall'età della ragione, devi porre a te stesso alcune basilari domande e trovare altrettante basilari risposte con cui convivere. Questo è ciò che ho fatto: è una mia precisa responsabilità.

La legge Dreher del 1968

Questo capitolo doloroso e mai risolto della Germania del dopoguerra è citato nel film in riferimento alla legge Dreher del 1968, dal nome di Eduard Dreher, pubblico ministero presso il tribunale speciale di Innsbruck sotto il Terzo Reich, uno che chiedeva la pena di morte anche per i reati più lievi.

La legge, conosciuta come Egowig, modificò l'articolo 50 del codice penale ed entrò in vigore dal 1° ottobre 1968 senza neppure una discussione nel Bundestag. Cosa prevedeva? Faceva cadere in prescrizione la maggior parte dei processi in corso contro i criminali nazisti. Una vera e propria amnistia generale, che ribaltò i concetti di responsabilità diretta, di complicità e di concorso nel delitto e fece sì che soltanto alla fine degli anni '70 l'opinione pubblica tedesca incominciò a capire gli orrori del nazismo e ad elaborare l'Olocausto.

D'altronde nella Germania del dopoguerra, giudici e funzionari di stato erano gli stessi che avevano avuto ruoli politici e amministrativi durante il Nazismo. Fu la tristemente celebre ordinanza nota come "Huckepackverfahren" (traducibile in "come viaggiare con qualcuno sulle spalle") a stabilire che per ogni persona che non aveva un passato nazista, se ne poteva assumere una (e poi sempre più di una) compromessa con il regime.

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Un primo piano di Franco Nero nel film Il caso Collini
Il caso Collini è una riflessione sui labili confini della giustizia

Il vero processo al quale il libro e il film fanno riferimento è quello che si è celebrato nel 2002 ad Amburgo contro Friedrich Engel, l'ex capo delle SS accusato di numerosi eccidi di civili in Italia durante la Seconda guerra mondiale, dalla strage del Turchino a quella di Cravasco. 

Condannato in primo grado, "il boia di Genova" ha vissuto indisturbato in Germania per più di cinquant'anni in attesa del secondo grado di giudizio. Soltanto nel 2002 è stato condannato a sette anni, che non ha mai scontato: Engel è morto ad Amburgo il 4 febbraio 2006 all'età di 97 anni, senza aver mai pagato per i crimini commessi.

Von Schirac ha raccontato in un'intervista concessa all'Espresso come è venuto a patti con questa pesante eredità.

I crimini quotidiani che finiscono in tribunale o nelle pagine di romanzi sono completamente diversi dall'orrore programmato a tavolino da assassini come mio nonno. I moventi di un criminale, anche psicopatico, possono interessarci: quelli dei nazisti no. Lì non c'è nulla da indagare, nessuna ratio può attenuare la condanna senza appello dei reati di Baldur von Schirach.

Nel 2012, in seguito al successo clamoroso del libro e alla discussione che ha sollevato, l'allora ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ha istituito presso il suo Dicastero una Commissione indipendente per far luce sul passato, con l'apertura di archivi che fino ad allora erano stati sottratti a indagini pubbliche e ad analisi scientifiche forensi.

Resta un nodo ancora da sciogliere: il rifiuto della giustizia tedesca di dare esecuzione alle condanne dei colpevoli di numerose stragi e di risarcire le vittime italiane delle stragi naziste, confermata da una vergognosa ratifica della Corte di giustizia europea.

"Metterò tutto il mio impegno – ha recentemente dichiarato al Manifesto il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi – per affiancare i familiari delle vittime delle stragi naziste nella loro richiesta di risarcimento alla Germania e verificare la possibilità di far costituire la Regione stessa parte civile".

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