Nella Palermo del 1980 due gruppi famigliari festeggiano Santa Rosalia tra canti, balli, fuochi d'artificio e alleanze rinnovate. Due esponenti influenti di Cosa nostra e i rispettivi codazzi di soldati semplici e parenti sono ai ferri corti a causa di un'insaziabile avidità. Finito il tempo del contrabbando di sigarette, Palermo è divenuta la capitale mondiale dell'eroina, venendo attraversata da un fiume di morte e denaro che dà alla testa anche alle strutture gerarchiche e "d'onore" della mafia siciliana.
Nelle foto dell'evento compare anche Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi. Tre mogli e otto figli, pur facendo parte dei ranghi più bassi dell'organizzazione ha saputo mettere insieme un piccolo impero. Subodorando la smania di potere del rivale corleonese Totò Riina, Buscetta torna in Brasile, per evitare una mattanza che di lì a poco decimerà la sua cosca e la sua stessa famiglia.
È da quella notte di pace sospesa prima della guerra che cambiò il volto di Cosa nostra che prende il via il nuovo, imponente film di Marco Bellocchio, con protagonista Pierfrancesco Favino nei panni del traditore per antonomasia. Quello che svelò a Falcone e allo Stato i meccanismi interni di un'organizzazione mafiosa di cui, fino ad allora, si dubitava persino l'esistenza stessa.
Travolgente Bellocchio
La presenza di Marco Bellocchio in concorso a Cannes 72 si è rivelata fortunatamente più che una semplice rappresentanza, strappando 13 minuti di applausi alla prima mondiale del film in Croisette. Il traditore è un crime all'italiana solido e di sostanza, che ci fa reincontrare un Bellocchio vigoroso e rigenerato rispetto ai suoi ultimi, altalenanti progetti (Sangue del mio sangue e Fai bei sogni).
È con l'energia di un regista con la metà dei suoi 80 anni che Bellocchio tiene le redini di una storia articolatissima, ricolma di personaggi, passaggi, confronti e giudizi (umani e di tribunali). Il film deve dare fin da subito un colpo di reni e un'infornata di spiegazioni testuali in sovrimpressione, tanto è complessa la vicenda narrata. Anche l'approccio biografico di Bellocchio guarda al presente cinematografico internazionale.
Il film infatti non segue un andamento strettamente cronologico e non narra l'intera parabola di Buscetta, bensì si concentra sugli anni '80 e '90, dallo scoppio della guerra fratricida al maxiprocesso di Palermo (e relativi codazzi giudiziari), facendo avanti e indietro nella linea temporale per integrare e spiegare quanto sta avvenendo dentro la testa di Buscetta e dentro Cosa nostra.
In molti hanno citato la celebre trasmissione di Rai3 Un giorno in pretura e non hanno tutti i torti. Nonostante la verve, il film fatica a scrollarsi di dosso una certa allure televisiva. Se è vero che nella seconda parte il respiro si fa più ampio e il racconto più incisivo, la sezione giudiziaria del film non sempre centra il bersaglio; vedi ad esempio il confuso segmento riguardante Andreotti.
C'è posto per un solo traditore
Il traditore vede al centro la figura di Tommaso Buscetta, in quello che tenta di essere a più riprese una sorta di ritratto sfaccettato di un uomo che si crede d'onore in tutte le sue contraddizioni e i suoi vizi (le donne, le menzogne e un certo sottile edonismo).
Di fronte a una prova non semplice, Pierfrancesco Favino dà una buona performance senza però riuscire ad annullare nello spettatore la consapevolezza che lui è l'interprete dietro il personaggio. Bisogna però rilevare come il film ammucchi protagonisti, antagonisti e comprimari tutt'attorno, senza mai riuscire a farli sembrare poco più che ombre.
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Lampante in questo senso è il trattamento riservato a Cristina, la terza moglie di Buscetta interpretata da Maria Fernanda Cândido, spesso presente in scena ma quasi esposta, esibita tanto da Buscetta quando da Bellocchio in quanto soggetto sensuale, laddove s'intuisce la possibilità di creare un personaggio femminile di ben altro spessore.
Anche il giudice Falcone (Fausto Russo Alesi) rimane molto defilato, così come è incisivo sino un certo punto Pippo Calò (Fabrizio Ferracane), il nemico giurato del protagonista, traditore della sua fiducia e dei suoi figli.
Solo Totò Riina (Nicola Calì) riesce a irradiare un'energia pericolosa, animale, ponendosi sullo stesso livello di Buscetta, pur comparendo e parlando pochissimo.
Visioni dal Continente
Durante il maxiprocesso c'è un passaggio che risulta incredibilmente emblematico della resa dell'intero film. Un pentito sta rendendo la propria testimonianza in un siciliano fittissimo e veloce (tanto che a più riprese il film è sottotitolato). A un certo punto un avvocato spazientito si alza e si lamenta con la Corte che "gli avvocati venuti dal Continente non stanno capendo una parola".
L'impressione di fronte a Il Traditore è la stessa: è una pellicola che racconta tanto e chiarisce pochissimo, lasciando spiazzati quanti non hanno già un ricordo vivido della vicenda o peggio ancora non sono italiani e colgono tutt'al più una sorta di seguito storico e morale alle vicende de Il Padrino, complice la ricorrenza di citazioni di Corleone e corleonesi.
Il traditore sarà nelle sale italiane a partire dal 23 maggio 2019.
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