Una grande artista. Una donna piena di passione. Mia Martini ha lasciato un segno indelebile nel mondo della musica italiana (e non solo). Ma ha pagato un prezzo altissimo.
La vita non ha risparmiato asprezze alla cantante e autrice di Bagnara Calabra. L'abbandono del padre, l'esperienza del carcere, i contrasti con i discografici, la difficile storia d'amore con Ivano Fossati, le operazioni alle corde vocali. E poi, la maldicenza che ha emarginato "Mimì" dal mondo dello spettacolo e l'ha segnata nel profondo. Eppure, l'interprete di Piccolo uomo, Minuetto, E non finisce mica il cielo e Almeno tu nell'universo ha trovato la forza di rialzarsi ogni volta e splendere ancora. Fino alla tragica morte, avvenuta nel 1995.
Nel 2019, RaiFiction ha voluto ricordare e rendere omaggio alla maggiore delle sorelle Bertè (ma in realtà, la secondogenita di quattro) con il film Io sono Mia. Il biopic diretto da Riccardo Donna e interpretato da Serena Rossi condensa la parabola personale e artistica della cantante in una produzione che - al di là di alcuni limiti - è un tributo, "una denuncia e una sorta di risarcimento" (come ha dichiarato la protagonista a Il Corriere della Sera) a una delle artiste più talentuose e significative della storia musicale del Belpaese.
La trama di Io sono Mia
Sanremo, 1989. Mia Martini partecipa al Festival con Almeno tu nell'universo. Per la cantante si tratta del ritorno in scena dopo un'assenza di 6 anni e nei suoi confronti c'è poco interesse, ma il direttore del settimanale Epoca incarica la giornalista Sandra Neri di intervistarla. La donna è nella cittadina ligure per incontrare Ray Charles e non è entusiasta della proposta, ma non può fare altro che accettare.
Sandra fissa un appuntamento con Mia, che non ci mette molto a capire di essere un ripiego. Tuttavia, inizia a raccontare di sé e con la memoria torna al 1970 e alla vita bohémienne a Roma con la sorella Loredana. In un lungo flashback, la cantante ripercorre gli anni che l'hanno portata a incontrare Tino Notte (l'impresario che avrebbe iniziato a raccontare che portava sfortuna, in seguito al rifiuto di "Mimì" di lavorare con lui) e Alberigo Crocetta, il produttore che l'ha lanciata e che ha scelto per lei il nome di Mia Martini. Tra i ricordi emerge anche il primo incontro con Anthony, artista e amico di una vita.
La cantante racconta del grande successo di Padre davvero e di come la canzone abbia causato una nuova rottura con il suo (con il quale si era riconciliata da poco), ma l'evidente disinteresse della giornalista la spinge ad abbandonare l'intervista. Tuttavia, il treno dei ricordi è partito e Mimì continua a ripercorrere la sua carriera e rivive il fortunato periodo iniziato con un'altra sua celebre hit, Piccolo uomo.
Dopo il burrascoso inizio, Mia e Sandra capiscono di avere in comune molte più cose di quanto non credano e il racconto della cantante riprende dall'incontro con Franco Califano. Il "Califfo" scrive per Mimì il brano Minuetto e per Mia inizia un nuovo, vorticoso periodo di concerti, tournée e successi, che culmina nell'incontro con il fotografo Andrea. Tra i due nasce una storia d'amore appassionata, che tra alti e bassi durerà quasi 10 anni.
Nel mentre, la cantante rompe con la sua casa discografica, finisce in bancarotta, deve affrontare la sempre più dolorosa infamia di portare sfortuna e partecipa a una serie di trionfali spettacoli con Charles Aznavour. Tuttavia, decide di non proseguire la tournée con il grande cantautore per stare con Andrea.
Ma le maldicenze sul suo conto e le tensioni con il compagno finiscono per causare a Mia un crollo nervoso e fisico. La cantante è costretta a sottoporsi a un intervento alle corde vocali, che cambia la sua timbrica, però non le impedisce di tornare a fare ciò che ama. Nel 1982, è sul palco dell'Ariston con E non finisce mica il cielo, per il quale riceve il Premio della critica, che viene istituito appositamente per lei. Tuttavia, la fine della sua storia d'amore e la morsa della calunnia che non la lascia mai la spingono a ritirarsi a vita privata.
Mimì cambia idea e decide di tornare a Sanremo nel 1989, dopo che Andrea le chiede di incontrarla per dirle che sta per sposarsi e l'amico Bruno Lauzi le porta il brano Almeno tu nell'universo.
Il lungo viaggio nei ricordi finisce dietro le quinte dell'Ariston. Quando Mia sale sul palco, ad attenderla c'è un nuovo presente e un futuro tutto da scrivere. Ma che purtroppo si interromperà troppo presto, il 12 maggio 1995.
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Io sono Mia: le differenze tra realtà e finzione
Il biopic Io sono Mia copre 20 anni della vita privata e professionale della cantante (con alcuni flashback agli anni in cui era una bambina) in poco più di 100 minuti e inevitabilmente presenta delle scelte narrative nel senso della semplificazione. Riccardo Donna ha potuto contare sulla consulenza di Loredana e Olivia Bertè per portare sullo schermo una rappresentazione quanto più possibile realistica e veritiera della cantante. Tuttavia, i ritmi della fiction e alcuni divieti hanno inevitabilmente condotto il film a discostarsi dalla realtà.
In particolare, in Io sono Mia mancano due personaggi che hanno avuto un ruolo molto importante nella vita della cantante, Renato Zero e Ivano Fossati. I due hanno chiesto (e ottenuto) di non apparire nel biopic dedicato all'artista di Bagnara Calabra e sono stati sostituiti (in parte) dai personaggi inventati di Anthony e Andrea. Le motivazioni dei due cantanti e autori sono rimaste private, ma la loro scelta ha fatto molto parlare.
In una intervista a Intimità, Serena Rossi ha dichiarato di non conoscere neppure lei le ragioni della decisione di Zero e Fossati:
Non ci sono voluti essere. Ce lo hanno imposto, non si può forzare una persona a fare una cosa che non vuole fare. [...] Ci siamo rimasti tutti un po' male, però viva la libertà. Il film ci insegna anche questo, che ognuno è libero di fare ciò che vuole. Pazienza.
Tuttavia, ha aggiunto che il film ha saputo trovare una soluzione al problema:
Inventandoci una storia d'amore con un fotografo, Andrea, artista anche lui, crediamo di aver comunque raccontato abbastanza fedelmente il loro amore e le dinamiche di coppia che poi hanno portato Mimì a fare certe scelte importanti per la carriera.
L'attrice è tornata sull'argomento in un'altra intervista a Il Corriere della Sera, rivelando che la decisione di Fossati le è dispiaciuta e ha costretto a rivedere la narrazione. Ma ha concluso che probabilmente è stato giusto così:
Ci sono rimasta sicuramente molto male. Anche perché la sceneggiatura era partita in un altro modo. Ci sono rimasta male per [Mia Martini, n.d.r.]. Poi però mi sono data una spiegazione romantica: voglio credere sia stato tutto un atto d'amore di Mimì, che abbia scelto lei che facesse parte del suo film solo chi le voleva veramente bene.
In Io sono Mia è stata reinventata anche l'intervista che fa da fil rouge ai flashback che raccontano la storia della cantante. La rivista Epoca ha effettivamente dedicato un pezzo all'artista dopo il Festival di Sanremo del 1989 (l'articolo è stato pubblicato il 5 marzo), ma a firmarlo è stato il giornalista Paolo Butturini.
E proprio in quell'occasione, Mia Martini ha fatto il nome dell'uomo che avrebbe messo in giro la maldicenza sul suo conto e che non è Tino Notte:
Tutto è cominciato nel 1970. Allora iniziavo ad avere i miei primi successi. Fausto Paddeu, un impresario soprannominato 'Ciccio Piper' perché frequentava il famoso locale romano, mi propose una esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita. 'Ciccio Piper' ne approfittò subito per appiccicarmi l'etichetta di porta jella.
In ogni caso, al netto delle licenze narrative e di una rappresentazione a volte un po' troppo didascalica dei personaggi e degli eventi, Io sono Mia riesce nell'intento di raccontare una donna e un'artista di grande talento e complessità.
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