The Manchurian Candidate: cosa vuol dire il titolo di libro e film?

The Manchurian Candidate è un'espressione che indica un preciso tipo di persona: cosa significa? Scopriamolo insieme, con il romanzo di Richard Condon e i film con Frank Sinatra e Angela Lansbury, Meryl Streep e Denzel Washington.

Autore: Chiara Poli ,

Pubblicato da Richard Condon (L’onore dei Prizzi, Un’infinità di specchi) nel 1959, The Manchurian Candidate ha scritto una pagina importante della letteratura americana.

Leggendolo non si può non provare un senso di disturbo, ed è proprio lì che l’autore vuole portarci: a una storia disturbante, in particolare per il rapporto del protagonista con la madre ma non solo: la guerra in Corea, la nuova politica americana, e il lavaggio del cervello in puro stile Arancia Meccanica, ma con soggetti inconsapevoli trasformati in armi letali.

Il candidato della Manciuria - questo il titolo italiano - è un romanzo duro, spietato, in cui veniamo spinti a provare un senso di disgusto per la manipolazione di uomini inconsapevoli, al fine di arrivare a convincere l’intero popolo americano della bontà di eventi scaturiti da un complotto.

Condon costruisce una storia in cui il mondo appare per quello che è davvero e che i romanzi dell’epoca, per la maggior parte, si guardano bene dal ricordare: un luogo oscuro in cui meccanismi malati, sete di denaro e di potere e plagio diventano gli unici strumenti a disposizione di chi non ha le qualità per emergere in modo onesto.

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Il candidato della Manciuria

Il candidato della Manciuria

Il titolo: cosa significa The Manchurian Candidate?

Con Manchurian Candidate si fa riferimento a una persona, in particular modo un politico, che viene usato da un nemico. Un Manchurian Candidate è di fatto una persona di potere usata come un burattino da forze occulte, siano esse uno Stato straniero o altre forme di potere, dalle lobby alle organizzazioni militari.

Il riferimento alla corruzione, al tradimento e alla slealtà è immediato e fortemente radicato nella cultura statunitense. 

Con una precisazione: un Manchurian Candidate può essere perfettamente consapevole del ruolo di traditore o specchietto per le allodole che sta ricoprendo, oppure può esserne all’oscuro. Magari perché sostenuto da finanziatori che lo manovrano senza che se ne renda conto oppure, come nel caso del romanzo di Condon, per via di manipolazioni mentali che lo trasformano in uno strumento inconsapevole.

Il tema del lavaggio del cervello, della manipolazione mentale e dello sfruttamento dei punti deboli altrui per spingerli a fare tutto ciò che si vuole è un tema molto caro all’America, studiato dai profiler dell’FBI fin dal momento del loro arrivo sulla scena delle forze dell’ordine e periodicamente tornato alla ribalta (per esempio con il caso di Charles Manson e la sua “famiglia”, pronta a fare qualsiasi cosa Manson ordinasse) con grande interesse mediatico.

La trama del romanzo di Richard Condon

Negli Stati Uniti degli anni ’50, impegnati nella Guerra di Corea, il sergente Raymond Shaw torna dal fronte con una medaglia d’onore appuntata sul petto.

Tornando alla quotidianità, sovrastato da una figura materna manipolatrice, crudele e priva di scrupoli, Raymond si trova a fare i conti con i traumi psicologici di chi ha è stato in guerra e con le ambizioni politiche del patrigno, che la madre di Raymond, Eleanor, vuole far arrivare fino alla Casa Bianca insistendo sul pericolo della minaccia comunista e sfruttando anche il figlio che ha combattuto contro di esso diventando un eroe di guerra.

Insieme a Raymond è tornato dalla Corea anche il maggiore Bennett Marco, tormentato dagli incubi come tutti i soldati di rientro ma in particolare da un incubo ricorrente ambientato in Manciuria, dove dottori e scienziati cinesi sottopongono lui e il resto della sua squadra a esperimenti per il controllo mentale.

Marco crede che si tratti di un brutto sogno, mentre si tratta in realtà di ricordi, ma l’unica cosa di cui è consapevole è lo straordinario eroismo del sergente Shaw, che ha salvato la vita a lui e a tutto il resto della pattuglia, battendosi con onore e coraggio contro il nemico.

Quando inizia a lavorare per l’intelligence statunitense, Marco vede aumentare i dettagli dell’incubo: la sua squadra è circondata da alcune signore anziane dell’aspetto innocuo, alla presenza degli agenti segreti cinesi e sovietici.

Quando scopre che un altro membro della squadra ha lo stesso incubo, Marco inizia a indagare. Mentre le vite di Shaw e Marco procedono, con l’incontro di due donne con le quali sembrano pronti a sistemarsi, quando scopriamo che Raymond è stato trasformato in un agente dormiente dai comunisti con l’aiuto di Eleanor, pronta a tutto pur di far entrare suo marito nello studio ovale.

Raymond è stato manipolato in modo da dimenticare immediatamente i propri incarichi: in questo modo è un burattino perfetto, totalmente incapace di tradire i suoi “padroni”. Il fattore scatenante, che attiva l’agente dormiente Raymond Shaw, è il suggerimento di giocare a un solitario con le carte. La carta della regina di quadri - evidente simbolo della figura materna - lo trasforma in un assassino spietato verso il bersaglio indicato.

Il senatore Johnny Iselin, patrigno di Raymond, sta per partecipare alla convention nazionale del suo partito quando Marco scopre cosa sta succedendo a Raymond e come viene attivato. Eleanor riesce a far nominare Iselin vicepresidente e ordina al figlio, con il controllo mentale, di uccidere il Presidente così che al suo posto venga insediato il marito. Ma Marco interviene e cambia gli ordini di Raymond Shaw: all’inaugurazione della convention, il soldato estrae l’arma e spara uccidendo la madre e il patrigno, per poi rivolgere l’arma contro se stesso…

Gli adattamenti cinematografici

Dal romanzo di Condon sono stati tratti due film: Va’ e uccidi di John Frankenheimer (1962) e The Manchurian Candidate del Premio Oscar Jonathan Demme (2004), con due trame e due approcci al testo molto diversi.

Il primo film, con Frank Sinatra nel ruolo di Bennett Marco e Laurence Harvey in quello di Raymond Shaw, vanta un cast di star (da Janet Leigh ad Angela Lansbury, La signora in giallo, nei panni di Eleanor) per raccontarci in modo piuttosto fedele la storia del romanzo, trasformandola però in un’eroica lotta dell’America contro il complotto comunista e alleggerendo il ruolo di Eleanor.

Nel finale, dopo che Marco ha ricordato le manipolazioni al plotone perché ricordasse l’eroismo di Shaw e a Shaw perché uccidesse il candidato alla Presidenza, è lo stesso Raymond Shaw a salvare la democrazia americana uccidendo la madre e il patrigno, per poi puntare l’arma contro di sé. Il suo sacrificio consapevole dà al film un sapore eroico e patriottico assente dal romanzo di Condon.

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Nel secondo adattamento, interpretato da Denzel Washington per il ruolo di Marco e Liev Schreiber per quello di Shaw, mentre Eleanor ha il volto di Meryl Streep e il senatore Jordan (padre dell’innamorata di Raymon) quello di Jon Voight.

Jonathan Demme aggiorna la storia ambientandola durante la Guerra del Golfo, che ci regala un Raymond Shaw eroe di Desert Storm e candidato alla vicepresidenza, una Eleanor Shaw che è un’influente senatrice (impossibile attribuirle questo ruolo negli anni ’50 e ’60: le porte della politica erano chiuse alle donne) e un Marco che, grazie ai suoi incubi e ai ricordi, risale alla multinazionale Manchurian Global che ha operato su tutta la squadra in Kuwait il lavaggio del cervello.

Manipolato dalla madre, che lo controlla come agente dormiente come nel romanzo originale, Raymond uccide i rivali politici ma per l’assassinio del Presidente viene scelto Bennett Marco. Ben e Raymond però iniziano a capire di essere controllati e Shaw si uccide in nome della libertà, mentre Marco viene salvato da un’agente dell’FBI e fatto credere morto perché sia libero.

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