The Outsider è una serie TV che funziona, ma solo in parte. Per certi versi, ricorda un po' la prima stagione di True Detective e getta le fondamenta su un mistero angosciante e apparentemente irrisolvibile, attingendo dal tema del gemello maligno.
I doppelgänger di Dostoevskij e Jordan Peele instillano nel lettore e nello spettatore il dubbio di non essere unico al mondo. Da qualche parte potrebbe esistere una persona esattamente identica a te che leggi o a me che scrivo, e andare a minare non solo alla nostra unicità, ma anche alla sicurezza e all'incolumità di entrambi. I doppi confondono le idee e possono essere fonte di non poca inquietudine, perlomeno nel genere horror. Quindi The Outsider, che vede lo sceneggiatore Richard Price adattare l'avvincente romanzo di Stephen King (forse uno dei suoi migliori recenti), trova terreno fertile approfondendo questo topos letterario e cinematografico per conto di HBO e presentando un percorso in cui alibi, accuse e prove varcano la soglia del surreale.
- Di cosa parla The Outsider
- Tra horror e true crime
- Somiglianza tra El Cuco e Pennywise
- Le note negative della serie HBO
- L'eccezionale cast dello show
Di cosa parla The Outsider
I dieci episodi che compongono la serie TV ruotano intorno all'omicidio di un bambino il cui corpo viene ritrovato dilaniato in un parco di Cherokee City. Solo un mostro potrebbe aver fatto una cosa del genere. E un'enorme quantità di prove - testimoni, filmati delle telecamere di sorveglianza, impronte - incastrano l'allenatore della squadra di baseball locale, Terry Maitland (Jason Bateman). Peccato che l'uomo non potesse commettere il crimine, perché nel momento dell'omicidio si trovava da un'altra parte. Inoppugnabili tracce di DNA e filmati lo confermano.
Il detective Ralph Anderson (Ben Mendelsohn) lo scopre solo dopo aver effettuato l'arresto di Terry nel modo più vistoso possibile, davanti a centinaia di spettatori nel corso di un inning decisivo, annegando la famiglia del ragazzo assassinato e la moglie dell'uomo accusato, Glory (Julianne Nicholson), sotto un torrente di dolore e stigmatizzazione sociale. La priorità di Anderson, quindi, diventa quella di scoprire come una persona possa trovarsi in due posti diversi nello stesso momento.
Tra horror e true crime
La premessa è interessante e la trasposizione televisiva mantiene in parte il tono kinghiano del materiale d'origine, pur avvicinandosi a straordinarie produzioni quali - come anticipato - True Detective e The Night Of per le atmosfere cupe e suggestive. È tutto un susseguirsi di "ha detto, ha fatto" via via che nuove prove vengono individuate e svelano un caso più irrazionale di quanto le forze dell'ordine potessero immaginare; il che è avvincente da guardare, soprattutto perché i true crime hanno addestrato gli spettatori a seguire le indagini, tra ricerche di DNA e marche temporali.
L'intreccio narrativo del romanzo originale rende il mistero gratificante, ed è stimolante da seguire insieme ad Anderson mentre mette insieme i pezzi del puzzle. Tuttavia, quando Price e i registi iniziano a liberare la storia dalla sua imbrigliatura iniziale, la serie perde rapidamente di tensione. Il mistero va a diffondersi verso l'esterno, rivelando fili ben nascosti che richiedono l'esperienza dell'investigatore privato Holly (Cynthia Erivo) per essere notati; non riesce però a rimanere avvincente come nelle prime puntate, nonostante la solida performance della Erivo. Eppure, è negli ultimi tre episodi che si percepisce davvero l'influenza di King.
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Somiglianza tra El Cuco e Pennywise
In The Outsider il pericolo proviene da un male antico: El Cuco, in linea di massima l'equivalente latinoamericano dell'Uomo Nero. È un'entità che cambia forma e diventa il doppelgänger di qualsiasi essere umano attraverso un semplice graffio; poi usa l'identità acquisita come copertura per uccidere, mutilare e letteralmente banchettare con i bambini. Come se non bastasse, rimane vicina ai cari delle vittime, attingendo energia dal loro dolore mentre si prepara a mutare in un'altra forma umana - per colpire ancora.
Come in It, a opporsi all'entità malvagia è un gruppo di individui che non ha idea di cosa stia affrontando, ma sa che deve in qualche modo fermarla una volta per tutte. Ci sono anche echi di Pennywise nel Cuco, non ultima la sua preferenza per i bambini, e richiami al Bob di Twin Peaks.
Le note negative della serie HBO
Il problema di The Outsider risiede soprattutto nella narrazione, che spesso termina le scene (o anche interi episodi) in modo inspiegabile, quasi sbagliato si potrebbe azzardare: d'altro canto, gran parte del senso di terrore generato dallo show si poggia sull'occulto, come i bambini che parlano con una presenza invisibile nel cuore della notte o la misteriosa figura che nasconde il volto dietro una felpa con cappuccio, quindi avrebbe dovuto essere una priorità quella di non chiudere le puntate in modo fiacco (ne ricordo una, forse due che si sono concluse con un po' di suspense). Il crescendo di tensione avrebbe meritato di essere più continuato e meno spezzettato. The Outsider ha molti aspetti positivi, ma il ritmo non è uno di questi (per la maggior parte è davvero glaciale): troppo tempo viene speso in scene evitabili di Ralph che rifiuta ostinatamente di accettare l'elemento soprannaturale, anche davanti a prove innegabili. Il suo scetticismo sembra rispecchiare la stessa ambivalenza di Richard Price nei confronti del materiale di partenza. Lo showrunner ha minimizzato tanto gli elementi surreali di The Outsider, quasi che si vergognasse di abbracciare l'horror.
Certo non è necessario che un adattamento sia estremamente fedele al libro da cui è tratto. La serie di Mr. Mercedes, per esempio, ha inventato nuovi personaggi e ha cambiato il destino di Bill Hodges. Il primo adattamento televisivo in assoluto di un romanzo di King, Le notti di Salem del 1979, modificò invece Barlow il vampiro: da figura in stile Dracula (nel libro) a mostro primordiale modellato sul Conte Orlok di Nosferatu il vampiro (nella serie). Entrambe le trasposizioni hanno funzionato perché rispettavano il materiale originale, pur personalizzandolo. The Outsider invece non lo fa.
L'eccezionale cast dello show
Lo show HBO può contare su un meraviglioso cast. Anche se molti personaggi sono in qualche modo messi in ombra da quelli principali, ogni scena mette in evidenza un nuovo attore che dà il suo prezioso contributo alla serie TV. C'è l'avvocato dell'imputato (Bill Camp); il gestore dello strip club (Paddy Considine); la moglie amorevole ma esausta del detective (Mare Winningham); il poliziotto succube della malvagia entità (Marc Menchaca). La città è, insomma, piena di personaggi che la rendono viva e vibrante. Di fatto, al di là di Bateman (che interpreta il sospettato principale ma non sembra a suo agio nella parte), la recitazione è eccellente: dal fascino stropicciato di Mendelsohn traspare l'immagine di un uomo che ha sofferto e ha puntato tutto sul lavoro; il temperamento ribollente della Nicholson è quello di una moglie che non si dà pace; l'espressività minima della Erivo comunica, a suo modo, gli scheletri nell'armadio del suo personaggio.
Dire che The Outsider sia una serie mediocre sarebbe un'eresia. Seppur con qualche scelta narrativa opinabile e un ritmo lento, lo show tratto dal romanzo di Stephen King è un mystery drama inquietante e coinvolgente, che potrebbe regalare più di qualche soddisfazione ai fan del genere. Il senso di oppressione che oggetti, luoghi e persino ombre proiettano sui personaggi rende questa trasposizione un dramma che racconta di esseri umani costretti a venire a patti con le loro certezze, con il proprio senso morale. Un'esperienza visiva che affonda le radici nelle insicurezze dell'individuo, svelando la propria natura horror un pezzettino alla volta.
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Voto di Cpop
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