Ann Hui è la persona più attesa del cartellone veneziano di oggi martedì 8 settembre 2020. Nonostante le tante difficoltà logistiche e una delegazione drasticamente ridotta per l'epidemia di Covid-19 in corso, la regista cinese ha fatto di tutto per essere presente alla cerimonia in cui riceverà il Leone d'Oro alla carriera. Ripensando all'annuncio dell'onorificenza, Hui rivela divertita che i suoi amici erano un po' preoccupati per lei:
Erano preoccupati che avrei ricevuto il premio insieme a Tilda Swinton, risultando bruttina a fianco a lei. Per fortuna le due cerimonie sono separate.
Dopo questo momento di levità la conferenza stampa si fa subito seria e molto calda. Non potrebbe essere altrimenti date le circostanze in cui è stato ultimato il film che presenta fuori concorso, un dramma storico intitolato Di Yi Lu Xiang (Love After Love). Bastato sul racconto breve d'esordio della scrittrice cinese Zhang Ailing, il film è ambientato in una sontuosa Hong Kong degli anni '20 del Novecento, dove la giovane protagonista proveniente da Shanghai rimarrà invischiata in un infelice storia d'amore mentre la zia la usa come esca per attrarre facoltosi magnati locali.
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Love After Love stupisce per la sontuosità delle sue ambientazioni e la ricchezza dei suoi costumi. Nessuno penserebbe che il montaggio di un film tanto raffinato sia stata una lotta contro il tempo e contro i lacrimogeni. È quasi una tradizione che ogni edizione di Venezia abbia un film completato e consegnato davvero all'ultimo - era successo anche a Tre Manifesti a Ebbing, Missouri - ma il ritardo di Ann Hui è figlio del difficile momento vissuto dalla città di Hong Kong.
Lavorare tra pandemia e lacrimogeni
Love After Love è stato girato mentre la metropoli balzava agli onori delle cronache internazionali per la cosiddetta protesta degli ombrelli. In quei giorni difficili Hui e i suoi collaboratori hanno continuato a lavorare al film e al suo montaggio, ma al rientro a casa ogni sera dovevano affrontare la realtà di una città in rivolta:
Ogni giorno tornavo a casa guardando su Google Maps quali zone fossero occupate dagli attivisti, per capire come evitare gli scontri e i lacrimogeni. Poi è cominciato il lockdown, era difficile contattare gli attori e lo staff. Alla fine ci siamo dovuti spostare a Taipei.
Sulle rivolte in sé però Ann Hui decide di non prendere posizione. Lo fa con l'onesta intellettuale di chi sa di dover tutelare gli interessi del proprio film e lo dichiara apertamente. Tra i grandi finanziatori della pellicola, spiega, c'è un produttore cinese che ha molto contribuito al progetto. Prosegue spiegando che il film ha passato il visto della censura con solo un paio di tagli, circostanza non troppo frequente. Per questi motivi preferisce non pronunciarsi sulla questione politica e sulla situazione in corso. Prosegue: posso solo dire che in quei giorni in città il clima era misto, le persone avevano opinioni variegate.
Tra i tanti elementi preziosi del film c'è la colonna sonora del maestro giapponese Ryūichi Sakamoto. Ann Hui ha spiegato di essere riuscita a mettersi in contatto con lui poco prima dell'inizio del lockdown, chiedendogli di curare la colonna sonora del film. Sakamoto è una sua vecchia conoscenza: la regista cinese in passato avrebbe tentato, senza riuscirci, di convincerlo a recitare in un suo film:
Volevo fortemente lavorare con lui, perché mi piace la sua musica e la sua recitazione. Quando aveva ventisette anni andai a Tokyo per tentare di convincerlo a fare l’attore in un mio film. Il suo agente mi ha spiegato che si voleva concentrare sulla musica, quindi non se ne fece nulla.
Una storia d'amore contemporanea
Non è la prima volta che Ann Hui porta su grande schermo una storia firmata da Zhang Ailing. Nel 1984 la regista diresse l'adattamento di Qing cheng zhi lian, ma il risultato a suo dire non fu riuscito. Da lettrice più che trentennale di Zhang Ailing, Ann Hui spiega perché è così attratta dalla sua opera:
Secondo me questo film è soprattutto una storia d'amore e questa volta sono contenta del risultato finale. Leggo i libri dell'autrice da oltre trent'anni anni, mi colpisce sempre la modernità delle sue descrizioni sull’amore.
Nel film l'impenitente donnaiolo George e sua sorella Kitty vengono descritti come "mezzosangue", in quanto la loro madre è di origine europea mentre il padre è di Hong Kong.
I due incolpano i propri geni di una certa debolezza caratteriale e di una lussuria a malapena trattenuta. Interrogata in merito a queste battute "scomode" la regista ha precisato:
Tra i miei amici ci sono alcuni eurasiatici e riscontro spesso come abbiano un complesso d’inferiorità. A causa dei loro tratti si sentono inferiori, sono molto isolati nonostante spesso abbiano una bellezza non comune. Volevo che si parlasse di questi loro sentimenti, di questa discriminazione. Fortunatamente le etnie si stanno mescolando sempre più e ormai è una circostanza meno insolita del passato.
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