Love After Love è il terzo film di Ann Hui presentato a Venezia. La regista cinese madrina della New Wave di Hong Kong era già passata dalla Laguna. Un arrivo tardivo, nel 2014 con The Golden Era, dopo trent'anni in cui ha plasmato il presente e il futuro del cinema della sua città. Nel 2017 il primo grande successo veneziano arriva con A Simple Life, con cui conquista il pubblico e la critica. Forse è stato anche quel film a metterla in lizza per un Leone D'oro alla Carriera, il primo a una regista donna.
Lei non si scompone, commenta divertita l'onore ricevuto:
Mi dovrei sentire diversa ora che ho il Leone d’Oro? Non credo, in passato avevo solo l'energia per sopravvivere, ora trovo la forza di essere gentile e di aiutare gli altri, ora sì.
La sua lezione di cinema in Laguna è in dialogo costante con i giovani che sognano la sua stessa carriera. Ann Hui stessa ha tanti allievi e discepoli, ma il ruolo di maestra non le piace molto. È molto più difficile che fare la regista insegnare ad esserlo ad altri, confida. Non crede nemmeno troppo nel valore aggiunto della sua generazione. La regista è estremamente consapevole di essere parte una realtà e un cinema che sono già nel passato.
Alle volte mi chiedo cosa posso insegnare io ai giovani d'oggi - chiosa - ci sono tecnologie nuove che loro sanno usare già meglio di me. Soprattutto vivono in un mondo diverso da quello che ho vissuto e raccontato io e nessuno meglio di loro può catturarlo in un film.
Dal wuxia alla realtà
Sono passati più di 30 anni quando affiancava King Hu sul set di grandi classici del wuxia cinese, tra gli anni '60 e '70. All'epoca il cinema in cantonese era tutto incentrato sulle arti marziali e l'azione, coreografato e spettacolare. Ann Hui fece parte di quella rosa di nomi che si chiese se non fosse giunta l'ora di portare il quotidiano al cinema.
Sentivamo l'influenza della new wave francese, volevamo portare la quotidianità in sala. All'epoca del mio debutto non avevo mai girato un dramma, ero molto spaventata. Il risultato è stato...per molti versi disastroso.
Riguardo al suo film The Secret - thriller basato su un efferato crimine davvero accaduto - ricorda divertita come il pubblico in sala ridesse quando un particolare personaggio parlava in cantonese.
Pensavo si stessero divertendo. Scoprii tempo dopo che il cantonese che avevo usato era posticcio, suonava davvero poco naturale ed era per questo che ridevano.
Forse per modestia, la regista non sottolinea quanto quel film fu cruciale per l'apertura di una nuova stagione di cinema a Hong Kong, quanto sia stato riconosciuto da subito come un titolo cult che apriva una nuova era. Per realizzare The Secret Ann Hui collaborò con la polizia, cercò tutto il materiale possibile in merito. Questo è rimasto un punto focale della sua idea di cinema. Anche dopo parecchi scivoloni in passato.
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Nel 1984 la regista diresse l'adattamento di Qing cheng zhi lian, tratto da uno scritto di un'autrice che amava molto, Zhang Ailing. Il film era ambientato tra Hong Kong e Shanghai negli anni '40.
All'epoca pensavo di aver fatto un buon lavoro, ma subito dopo scoprii che avevamo sbagliato tutto. Io su ogni set penso sempre a dare il massimo, penso di non poter fare di meglio. Quando mi accorgo degli errori che ho fatto, cerco di non ripeterli: così miglioro film dopo film.
Love After Love vuole essere anche un'ammenda a quell'errore: tratto da uno scritto della stessa autrice, vanta una ricostruzione storica dettagliata e sontuosa. Forse figlia del responso di Qing cheng zhi lian: quando mi parlano di quel film è sempre per le incongruenze storiche, ricorda, non riesco mai a discuterne dal punto di vista cinematografico.
Conosci il vocabolario espressivo dei tuoi attori
Sono tante le lezioni che Ann Hui ha imparato in trenta e più anni di carriera. Con gli attori per esempio ha deciso di non provare molto prima di girare. È lei a sottoporsi a studi e provini, è lei a dover essere più preparata. Come regista - rivela - sento il dovere di recuperare tutto il lavoro svolto dai miei attori prima di lavorare con me. In questo modo conosco il loro vocabolario espressivo, il loro range e posso chiedergli "fammi quel sorriso triste che facevi in quel film".
Insomma, se gli attori non sanno cosa stanno facendo ma il regista sì è la cosa migliore: lo dice sempre un suo amico di nome Wong Kar-Wai, dice ridendo.
Con gli attori è cruciale il rapporto umano. Bisogna sapere che tipo di persone sono davvero. Secondo Ann Hui per esempioil celebre attore Chow Yun-fat nella vita di tutti i giorni è esattamente come appare sul set e nei film, ma non per tutti è così. Inoltre spesso il tempo riserva delle sorprese: mi sono ritrovata a riscrivere alcuni ruoli di un film perché nel giro di due anni un'attrice era diventata molto magra ed elegante, mentre io la ricordavo più sexy, spiega.
La cosa più importante con gli attori?
Avere fiducia in loro, non trattarli da stupidi. Fare in modo che anche loro abbiano fiducia in te. Negli anni ho imparato come ottenerla in pochi istanti.
Essere cineasti oggi
Quando ho visto That Day, on the Beach nel 1983 ho subito pensato che Hong Kong Wave era morta, finita. Due anni dopo uscì A Time to Live, a Time to Die di Hou Hsiao-Hsien. Lo rividi quattordici volte. Sia i nostri film sia quelli di questa generazione inseguivano il realismo, ma i loro avevano una marcia in più.
Altri registi sono rimasti intrappolati nel passato, non Ann Hui. Ha reagito come sempre: studiando, interrogando il reale. Dopo aver visto queste pellicole numerose volte, ha parlato con i loro sceneggiatori. Mi sono resa conto che il loro modo di scrivere cinema era profondamente diverso, spiega. Noi partiamo sempre dagli attori e narriamo fiction, gli sceneggiatori di questi film invece sono molto fattuali, raccontano la realtà che conoscono e hanno vissuto. Negli anni anche nel mio cinema la storia ha preso il sopravvento.
Quando si parla di carriera però Ann Hui non ha un'idea precisa del percorso da seguire, anzi, si dichiara una fan. Se una cosa mi piace, se un progetto mi interessa, allora lo giro, senza farmi troppe domande. Anzi, la regista si dice stupita dai suoi giovani allievi: alcuni si pongono un sacco di regole, di limitazioni. Per me non funziona così.
D'altronde è cambiato il modo di fare cinema da quanto lei ha esordito, persino l'unico anno è stato foriero di stravolgimenti impensabili:
Spesso mi viene chiesto di aiutare qualcuno a entrare nell'industria del cinema di Hong Kong e io rispondo che non esiste. Dopo la pandemia siamo in una terra selvaggia, soli. Tuttavia oggi la tecnologia è estremamente semplice ed economica rispetto al passato. Con un buon progetto in testa, si può girare un film d'esordio con meno circa diecimila dollari statunitensi.
Ann Hui non nasconde le difficoltà, ma sottolinea che a guidare un giovane regista deve essere la voglia di girare. Il suo consiglio è proprio questo:
Girate, girate sempre, accettate tutto: documentari, serie TV. Io stessa l'ho fatto in passato. Non è importante più nemmeno avere una piattaforma. Cominciate a girare, quando avrete finito ci saranno molte opzioni in dove far vedere il vostro film.
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