Il film Netflix #Yara è il racconto delle indagini svolte da Letizia Ruggeri, un coraggioso pubblico ministero, che non si arrende davanti a nulla pur di risolvere l'omicidio di una tredicenne di Brembate.
La morte della giovane Yara Gambirasio sconvolge l'intera città, e Letizia ha un unico debole indizio dalla sua parte: tracce di DNA che non sono sufficienti senza un database con cui metterle a confronto.
Diretto dal premiato regista Marco Tullio Giordana (La meglio gioventù), Yara si basa su una storia vera, uno dei fatti di cronaca nera più drammatici del nostro Paese: scopriamo meglio la vicenda che ha ispirato il film Netflix.
- L'omicidio di Yaga Gambirasio
- Il primo sospettato: Mohammed Fikri
- Chi è Massimo Bossetti
- Le indagini e la sentenza
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L'omicidio di Yaga Gambirasio
Brembate di Sopra, 26 novembre 2010. È tardo pomeriggio quando la tredicenne Yara Gambirasio scompare nel nulla. La giovane stava tornando a casa a piedi dopo gli allenamenti di ginnastica ritmica (nel film viene mostrato che invece era andata in palestra a portare lo stereo a un suo amico) ma non è più rientrata.
Non vedendola arrivare, i genitori cominciano a chiamarla, però il suo cellulare risulta spento. Preoccupati, ne denunciano la scomparsa.
Iniziano le ricerche: in base alle prime indagini, la polizia stabilisce che Yara si trovava in palestra fino alle 18:40, successivamente le telecamere di sorveglianza smettono di funzionare e non è possibile recuperare filmati. Alle 18:44, il cellulare della giovane aggancia la cella di Ponte San Pietro in via Adamello; alle 18:49 quella di Mapello, a tre chilometri da Brembate; alle 18:55 la cella di Brembate di Sopra in via Ruggeri. Infine, il segnale scompare.
Il primo sospettato: Mohammed Fikri
Il primo indagato per la scomparsa di Yara Gambirasio è Mohammed Fikri, operaio marocchino di 22 anni che lavora nel cantiere edile di Mapello dove i cani molecolari sembrano aver rilevato l'ultima traccia della ragazza. Ad avanzare le ipotesi di colpevolezza c'è una sua possibile fuga e un'intercettazione telefonica in arabo, rivelatasi poi vana a causa di un errore di traduzione, in cui il ragazzo pare dica: "Che Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io" (invece la traduzione corretta è: "Che Allah mi protegga"). L'operaio risulterà quindi estraneo alla vicenda.
In seguito, Mohammed riuscirà a dimostrare che il viaggio in mare verso il Marocco era programmato ben prima dell'omicidio di Yara, ma le accuse a suo carico verranno ritirate solo nel 2013.
Chi è Massimo Bossetti
Il corpo senza vita di Yara viene ritrovato tre mesi dopo la sua scomparsa, il 26 febbraio 2011, lungo un torrente sito a circa 10 chilometri da Brembate di Sopra. L'autopsia rivela la presenza di sei ferite da arma da taglio sul corpo, nonché numerosi colpi di spranga, un trauma cranico e una profonda ferita al collo, ma non appaiono segni di violenza sessuale. Nei mesi successivi, si ipotizza che la morte sia sopraggiunta dopo l'aggressione, per ipotermia e indebolimento dovuto alle lesioni.
Sugli slip e i leggings della giovane emergono tracce di DNA appartenenti a un uomo, forse l'assassino, chiamato Ignoto 1, che si scoprirà essere Massimo Bossetti, operaio di Mapello, incensurato di 44 anni.
Sposato con figli, l'uomo viene arrestato il 16 giugno 2014 con l'accusa di omicidio.
Le indagini e la sentenza
Facciamo un passo indietro. Le indagini sull'identità di Ignoto 1 sono fin da subito complesse e minuziose, volte ad analizzare tutti i DNA delle persone entrate in contatto con la giovane vittima, fino a risalire a un parziale legame genetico tra l'Ignoto 1 e Damiano Guerinoni. Vengono effettuati nuovi test di DNA tra i suoi familiari e ciò porta a un nuovo riscontro: tre cugini con una compatibilità più alta. Per trovarli, gli investigatori hanno bisogno del DNA del padre, Giuseppe Guerinoni, autista di autobus deceduto nel 1999.
Con l'aiuto di una parente del defunto, si scopre che Ignoto 1 è suo figlio, concepito fuori dal matrimonio. Ulteriori indagini portano gli investigatori a rintracciare Ester Arzuffi, la donna il cui DNA corrisponde per parte materna a Ignoto 1, che, in seguito alla prova genetica, viene successivamente identificato come Massimo Bossetti.
Portato in caserma, l'uomo si proclama innocente ed estraneo alla vicenda fin da subito, sostenendo che le tracce di DNA rinvenute sugli indumenti intimi di Yara fossero state trasferite accidentalmente dopo il furto di alcuni suoi attrezzi da lavoro da parte di qualcuno. Le indagini si chiudono ufficialmente il 26 febbraio 2015, con la Procura di Bergamo che dichiara Bossetti colpevole e chiedendo il rinvio a giudizio.
Il 3 giugno 2021, le diverse istanze presentate dagli avvocati dell'imputato (tra cui quella del riesame dei reperti d'indagine) sono state rigettate dalla Corte d’Assise di Bergamo.
Il film è disponibile su Netflix dal 5 novembre.Quando esce il film di Yara?
Yara Gambirasio è interpretata da Chiara Bono.Chi interpreta Yara Gambirasio nel film?
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