Nel lungo viaggio di accettazione e rielaborazione dell'identità nazionale degli Stati Uniti post 11 settembre, il cinema action ha avuto un ruolo fondamentale, così come il contributo che Peter Berg ha dato in qualità di produttore e regista.
Il regista di Lone Survivor e Boston - Caccia all'uomo ha dettato forse più di ogni altro i toni e i temi di un cinema americano che scende a patti con la lunga scia di morti e sangue causata dalla guerra al terrorismo. Tanto che 12 Soldiers - un progetto che non vede il suo intervento diretto - si può tranquillamente definire un film bergiano, per come ricalca pedissequamente un certo modo di raccontare l'eroismo statunitense di personaggi straordinari eppure fortemente calati nel quotidiano.
Alla regia di 12 Soldiers invece c'è l'esordiente danese Nicolai Fuglsig, uno che è approdato al cinema dopo un lungo giro di reportage di guerra fotografici e una gavetta fatta di centinaia di spot pubblicitari. L'estetica da videoclip e l'esperienza in campo militare si rivelano un'arma vincente per raccontare una delle storie più bizzarre legate al decennio di permanenza militare statunitense su suolo afghano, iniziato all'indomani del crollo delle Torri Gemelle.
Un'incredibile storia vera
Con i suoi portamento possente e il suo fisico statuario - senza contare il suo ruolo di Dio del tuono per Marvel - Chris Hemsworth fa la sua figura in sella ad un destriero. Eppure c'è qualcosa di profondamente contraddittorio nella locandina di 12 Soldiers: cosa ci fanno un gruppo di attori statunitensi in mimetica, a cavallo, mentre imbracciano delle armi automatiche? Tra le storie vere provenienti dalla guerra al terrorismo islamico che il cinema statunitense ha macinato negli ultimi anni, forse quella di questo film è la più incredibile, pur essendo rigorosamente autentica.
Di recente desecretata, la missione dell'unità speciale Alpha 595 - guidata dal giovane capitano Mitch Nelson - aveva già un carattere straordinario sin dal suo concepito. Destinato a una carriera da scrivania e senza alcuna esperienza sul campo, Mitch si fa reintegrare in tutta fretta dopo l'attacco a New York e si offre volontario con i suoi 11 uomini per una missione che ha i contorni del suicidio. Il piano prevede di andare come avanguardia dell'esercito statunitense in pieno territorio nemico, dove oltre 50mila miliziani di Al Qaeda girano armati e sperano di catturare un soldato statunitense, sulla cui testa pendono taglie ricchissime. L'obiettivo è quello di spezzare l'assedio dei talebani in una regione strategica, che consentirebbe loro di utilizzare la lunga stagione invernale per trasformare tutto il nord del paese in un immenso campo di addestramento per terroristi.
Bisogna quindi stringere un'alleanza con uno degli ambigui signori della guerra del nord, un guerriero di nome Adbul Rashif Dostum, reclutato dalla CIA. In perenne guerra con i suoi avversari e con i talebani, l'uomo ha un piccolo manipolo di guerrieri da mettere a disposizione degli statunitensi, in cambio di una copertura aerea. Anche così la disparità numerica tra terroristi e "buoni" è di 5000 a 1.
Cavalli contro carri armati
Qui entra in gioco il talento di un esordiente dalla mano dotata come il danese Nicolai Fuglsig. Per la riuscita del film sono infatti cruciali un paio di scene di battaglia di vaste proporzioni ed enorme complessità, anche contando sull'aiuto in post produzione degli effetti speciali. Giunti su suolo afghano infatti Mitch e i suoi uomini scopriranno che l'unico mezzo di locomozione disponibile per muoversi e scendere in battaglia sono i cavalli. Si troveranno così a dover imparare a cavalcare nel giro di poche ore e ad affrontare i carri armati e i mezzi militari del nemico dalla sella dei loro destrieri.
È evidente come 12 Soldiers dosi le forze per tutta la sua durata, concentrando le sue energie su quel pugno di scene d'azione in cui gli uomini a cavallo si scontrano con i terroristi. La scelta di Fuglsig rivela come sempre che il grande produttore Jerry Bruckheimer ha davvero l'occhio lungo: il risultato finale riesce infatti ad essere realistico dal punto di vista militare senza rinunciare a una certa qual estetica, seppure declinata in toni minimali.
Il problema è che esaurito il potenziale degli uomini che cavalcano in battaglia, a 12 Soldiers rimane davvero poco o nulla. La sceneggiatura sembra voler essere quanto più verosimile possibile (forse per controbilanciare i suddetti destrieri e l'esito più che positivo della missione), ma adotta un tono eccessivamente trattenuto. Il risultato è che Chris Hemsworth, Michael Shannon e soci incarnano personaggi senza mai un guizzo di carisma o personalità, uomini dimessi che si muovono su grande schermo esclusivamente per raccontare una storia, senza mai distinguersi uno dall'altro.
Nonostante la missione sia un suicidio annunciato, 12 Soldiers manca di verve, di pathos, persino di un po' di quella retorica dell'americano buono contro il terrorista cattivo. Gli scontri ideologici tra personaggi e fazioni sono così standardizzati da risultare pretestuosi. 12 Soldiers è del tutto incapace di farci stare in pena per dei protagonisti così vaghi nella loro descrizione e amorfi nella loro personalità che allo spettatore del loro destino importa davvero poco. Insomma, nel bene e nel male Peter Berg e Clint Eastwood rimangono gli unici in grado di dire qualcosa di forte e carismatico sugli Stati Uniti di oggi a partire dai loro nuovi eroi per caso.
12 Soldiers sarà nelle sale dal 11 luglio 2018.
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