Se i crimini del cattivo della saga fanno già da titolo al film era inevitabile che lo stesso sfuggisse con relativa facilità ai suoi carcerieri. Con un rocambolesco colpo di mano che evidenzia tutta l'ingenuità del ministero della magia statunitense (e degli sceneggiatori), Grindelwald è di nuovo a piede libero, pronto a radunare i suoi seguaci e a scatenare il mondo magico contro i babbani fino ad assoggettarli. Dopo un primo capitolo introduttivo e dai toni decisamente più gentili, Animali Fantastici: i crimini di Grindelwald vuole chiaramente immergersi in un'atmosfera più oscura, dando il via a un'escalation d'azione e di colpi di scena che avvicini velocemente questo prequel alla saga che gli ha dato i natali.
Duole constatare che nonostante l'impegno profuso, Animali Fantastici: i crimini di Grindelwald rimanga un pallido spettro rispetto anche al capitolo più debole della saga originaria. Per quanto infusa di magia e spettacolari colpi di scena, la nuova creatura di J. K. Rowling vive della luce riflessa del suo predecessore, faticando moltissimo non solo a creare nuovi personaggi carismatici e irresistibili come i loro predecessori, ma anche a compiere la necessaria opera di attualizzazione dei contenuti di una saga che ha ormai compiuto 20 anni.
Questione di carisma
Animali Fantastici sembra soffrire innanzitutto di una cronica mancanza di personalità. Lo si capisce immediatamente quando Jude Law entra in scena con il sorriso beffardo e i modi eleganti di un giovane Albus Silente. Forte della rilevanza del suo personaggio e del carisma consumato del suo interprete, l'attore inglese si mangia vivo il protagonista putativo della saga. Newt Scamander è invece rallentato dai suddetti Animali Fantastici (unica nota lieve in un film dai toni molto drammatici) e soprattutto da intrallazzi amorosi che lo fanno sembrare un dodicenne impacciato e non l'eroe per caso di un mondo (magico e non) sull'orlo del precipizio.
Che la saga abbia sempre faticato a trovare la giusta quadra per far convivere risvolti amorosi più credibili con un'orientamento universale e adatto anche al pubblico dei più piccoli è un fatto accertato. Qui però la sceneggiatura sembra fare il passo più lungo della gamba, insistendo già su una serie di coppie e triangoli amorosi tra personaggi appena introdotti o ancora poco sviluppati, ancora non così vicini al cuore del pubblico da essere così fondamentale analizzarne le diatribe sentimentali. D'altronde tra tutti i volti nuovi l'unico che sembra funzionare veramente è quello di Daniel Fogler, che si conferma il personaggio più irresistibile della saga, anche senza avere poteri magici di sorta.
La compagine femminile rimane invece un mezzo disastro di buone intenzioni naufragate in personaggi scritti col pilota automatico, totalmente dipendenti dalla controparte maschile. Spiace in particolare constatare come i personaggi di Queenie e Tina si arenino sul bisogno di creare connessioni e contrasti con i protagonisti maschili, senza creare una propria identità indipendente. In particolare alla legimens tocca il ruolo più ingrato di tutti: quello di trasformarsi nella bionda sciocca che si fa ingannare dal primo qui pro quo.
Destino ben più misero viene riservato alle new entry Nagini e Leta Lestrange, agnelli sacrificali sull'altare di un film che ha una fretta disperata di dividere i tanti protagonisti in due grupponi: quello dei buoni e quello dei cattivi. Se lo svolgimento narrativo di Nagini è puramente funzionale al personaggio di Credence (ancora una volta un Ezra Miller più che sottoutilizzato), quello di Leta Lestrange evidenzia tutta la mancanza di coraggio di Animali Fantastici. La sua femme fatale dovrebbe essere dark, forse persino crudele, ma la saga non ha abbastanza fegato dal farle compiere qualcosa di davvero irrimediabile, in un senso o nell'altro; neppure una scelta precisa tra i due Scamander.
Odio Parigi
Grindelwald odierà anche Parigi, ma l'ambientazione europea unita alla spettacolarità sontuosa della produzione del film aiutano David Yates a uscire dalle sabbie mobili in più di un'occasione. Dal ministero della magia francese alla splendida chiamata alle armi dei fedelissimi del villain, Animali Fantastici: i crimini di Grindelwald è un tripudio visivo che sa essere spettacolare. Finalmente poi si sfoderano per davvero un po' di bacchette per qualche incantesimo ben più spettacolare (e mortale) di un paio di accio e lumos. Il merito è del cattivo, che si dimostra ben più precoce di Voldermort nel saper allestire un finale degno di un duello all'ultimo sangue.
Non mancano poi un paio di colpi di scena davvero emozionanti, anche se purtroppo l'enigma centrale - quello riguardante l'identità di Credence - diviene palese non appena il film tenta timidamente di imbastirlo sottotraccia. A rifletterci a mente fredda però tutti i momenti di trepidazione (dalla bacchetti di Grindelwald all'apparizione dei docenti di Hogwarts e di un vecchio amico di Silente) traggono la loro emozione proprio dalla connessione con la saga principale. Anzi, c'è persino un pizzico di paura di fronte al rischio concreto che qualche personaggio venga irrimediabilmente "rovinato" nell'operazione.
Una partita a scacchi senza scacco matto
I problemi principali di Animali Fantastici: i crimini di Grindelwald sono due: la mancanza di coraggio e la necessità di affrettare il ritmo, senza però poter compiere nulla di risolutivo. Lo scopo principale di questo film sembra essere infatti quello di risistemare i personaggi sullo scacchiere, definire le squadre e poi dare il via al capitolo successivo, che profuma già di nuovo inizio. Così i due principali protagonisti della pellicola - Silente e Grindelwald - giocano una partita a scacchi a distanza, senza mai scendere in campo, muovendo le proprie pedine in attesa di ulteriori sviluppi.
Johnny Depp si ritrova tra le mani un epilogo così direttamente legato alla stretta attualità statunitense che ci si aspetta quasi di vedere qualche mago sfoggiare un famigerato cappellino rosso o un cartello elettorale tra le mani. Nonostante il make up stiloso e la cattiveria genuina, rimane qualche dubbio sulla scelta dell'attore per questo ruolo delicato. Jude Law invece riesce a far immediatamente suo un Silente molto inglese e già in grado di esprimere tutta quella malinconica ambiguità propria del personaggio. Il suo Silente giovanile è già il manipolatore che conosciamo, sulla carta sempre dalla parte dei buoni, ma con più di un punto interrogativo (di una macchia?) nelle sue scelte passate e future.
Nonostante i proclama delle scorse settimane, la storia d'amore che davvero interessava alla stampa e al pubblico - la prima che potrebbe scardinare l'omogenea eterosessualità del mondo magico e dell'intrattenimento per ragazzi degli studios - rimane appannaggio dell'occhio acuto degli intenditori. Un cavillo magico salva ancora un volta capra e cavoli, rivelando l'arcano solo a chi di fatto già conosceva "il segreto" di Silente.
Animali Fantastici: i crimini di Grindelwald saprà sicuramente intrattenere il pubblico, far discutere e meditare gli appassionati alla ricerca di indizi ed espandere l'universo di J.K. Rowling. La possibilità di costruirsi un'identità forte e indipendente dall'ingombrante predecessore sembra ancora fuori dalla portata della nuova saga.
Animali Fantastici: i crimini di Grindelwald sarà nelle sale a partire dal 15 novembre 2018.
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Voto di Cpop
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