Ispirata a uno dei titoli più amati del mondo videoludico, Yakuza: Like a Dragon è un prodotto ambizioso che tenta di trasporre sullo schermo non solo la trama, ma anche l'essenza del mondo dei videogiochi di SEGA, in particolare Yakuza 0 e Yakuza Kiwami (remake di Yakuza 1). Tuttavia, nonostante la messa in scena visivamente affascinante e alcune coreografie di combattimento che riescono davvero a incantare, la serie non sempre riesce a convincere tutti, specialmente i fan più accaniti del videogioco originale, pur essendo chiaramente e dichiaratamente "qualcosa di diverso", rispetto alla sua controparte digitale.
Dopo aver visto i sei episodi in anteprima (dei quali i primi tre sono disponibili dal 24 Ottobre su Amazon Prime Video), proviamo a spiegarvi perchè ci ha convinto a metà.
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- Una trama complessa, ma non travolgente
- La messa in scena e il ritratto della società giapponese
- Combattimenti coreografati e azione di alto livello
- Libertà eccessive: un rischio per i fan del videogioco
Una trama complessa, ma non travolgente
La storia di Yakuza: Like a Dragon si snoda su due piani temporali: il 1995 e il 2005, in una Kamurocho fittizia che richiama fortemente il quartiere reale di Kabukicho a Tokyo. Il cuore della narrazione ruota attorno a quattro orfani: Kazuma Kiryu, Akira Nishikiyama, Yumi Sawamura e Miho che, cresciuti all'orfanotrofio Sunflower, vengono inesorabilmente risucchiati nel mondo violento della yakuza, nonostante le buone intenzioni del loro mentore Shintaro Kazama, ex membro della famiglia Dojima. Il continuo salto temporale tra il 1995 e il 2005 offre un'ampia prospettiva sull'evoluzione dei personaggi: Nishiki diventa il leader del Clan Tojo, Yumi la regina del blub esclusivo New Serena, mentre Kiryu, rilasciato dal carcere, si trova a dover fronteggiare nuove minacce per proteggere coloro che ama.
Il cuore della trama risiede nel conflitto tra il Clan Tojo e l'Alleanza Omi, un tema che, pur avendo delle forti potenzialità, non riesce a mantenere una tensione costante. Gli intrighi di potere e le faide tra le fazioni della yakuza, sebbene centrali, non riescono a rendere la storia particolarmente originale, lasciando un sapore di "già visto" per chi è abituato a trame più complesse. Pur non essendo una trasposizione perfetta, però, la serie è capace di mantenere una certa coerenza narrativa, seppur con qualche libertà rispetto alla trama originale del videogioco, cosa che potrebbe infastidire i fan più accaniti del franchise che, nonostante le continue dichiarazioni dello studio giapponese responsabile della creazione dei videogiochi del franchise abbia esplicitamente detto che la serie sarebbe stata un qualcosa di diverso, potrebbero non accettare alcuni cambiamenti.
La messa in scena e il ritratto della società giapponese
Uno dei punti più forti della serie è senza dubbio la sua capacità di ricreare l'atmosfera del Giappone tra il 1995 e il 2005. Kamurocho, con le sue luci al neon, i vicoli oscuri e le strade affollate, è resa in maniera impeccabile, restituendo un'immagine vivida e credibile del quartiere della metropoli giapponese, in particolare della sua vita notturna. La società nipponica degli anni '90, tra l’ossessione per il lavoro, la criminalità organizzata e le sottoculture emergenti, è ritratta con grande attenzione ai dettagli, offrendo una sorta di spaccato culturale che arricchisce l’esperienza visiva.
Anche la rappresentazione della yakuza è ben costruita: la struttura piramidale del potere, l'onore, la fedeltà e il concetto di "famiglia" sono tutti elementi centrali della narrazione. Tuttavia, la serie non si ferma a una rappresentazione romantica della criminalità organizzata, ma ne mostra anche il lato oscuro e violento, nonché le sue ripercussioni sui singoli individui, evidenziando come i protagonisti siano vittime di un sistema che li trascina in un vortice nel quale una volta entrati non si potrà più uscire.
Combattimenti coreografati e azione di alto livello
Uno degli elementi meglio riusciti di Yakuza: Like a Dragon è senza dubbio la coreografia dei combattimenti. Proprio come nei videogiochi, dove i protagonisti si confrontano in intensi scontri corpo a corpo, anche nella serie le sequenze di lotta sono curate nei minimi dettagli. I combattimenti sono brutali, viscerali e ben coreografati, regalando alcuni dei migliori momenti della serie. Il regista Masaharu Take, celebre per la sua capacità di dirigere scene d'azione ad alto impatto, riesce a trasporre fedelmente l’intensità delle battaglie viste nei videogiochi, trasmettendo quel senso di potenza fisica che è uno dei marchi di fabbrica del franchise.
L'attenzione ai dettagli, come il modo in cui i personaggi combattono, ricorda molto da vicino l’approccio del gameplay di Yakuza, sebbene in alcuni momenti sembri mancare la stessa varietà di mosse e strategie che hanno reso iconico il sistema di combattimento del videogioco. Tuttavia, per gli amanti dell’azione, queste scene rimangono uno degli aspetti più riusciti dell’intera produzione.
Libertà eccessive: un rischio per i fan del videogioco
Uno degli aspetti più controversi di Yakuza: Like a Dragon è il modo in cui si prende diverse libertà rispetto alla trama originale dei videogiochi. Mentre la serie si ispira pesantemente a Yakuza 0 e Yakuza Kiwami, molti dettagli sono stati modificati, o addirittura omessi, per adattare la narrazione al formato televisivo. Questo potrebbe risultare deludente per i fan più accaniti del franchise, che potrebbero percepire la serie come una versione annacquata e meno fedele dei giochi.
Per quanto assurdi, alcuni degli elementi che più sono mancati all'interno della serie sono quelli demenziali e molto spesso non-sense, che spezzano la drammaticità del momento e sono diventati un marchio di fabbrica della serie, avendo preferito un approccio più dark e per certi aspetti "noir".
Nonostante questo, però, per un pubblico più vasto e meno legato alla fedeltà assoluta, questi cambiamenti potrebbero non essere un problema, rendendo la serie più accessibile a chi non ha familiarità con il materiale originale.
Commento
Voto di Cpop
75Pro
- Coreografie dei combattimenti ottime
- Bella rappresentazione della società giapponese e della sua evoluzione nel corso di 10 anni
- Storia diversa dalla controparte videoludica che sa intrattenere adeguatamente...
Contro
- ...ma potrebbe non piacere ai fan del celebre franchise
- Trama non sempre così brillante e originale
- Mancanza di alcuni elementi tipici del franchise che sarebbe stato carino vedere su schermo
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