Dopo tanta attesa Elden Ring è arrivato. Il nuovo titolo di From Software, sviluppatori nipponici famosi per aver in pratica creato il genere dei soulslike con Demon’s Soul (di cui è uscito un remake grafico a fine 2020 in esclusiva PS5) e Dark Souls, ha finalmente visto la luce. Elden Ring ha ricevuto ai The Game Awards il premio di gioco più atteso per ben due anni di fila e l’hype che circondava questo nuovo lavoro di Hidetaka Miyazaki, director di quasi tutti i giochi recenti di From Software, era cresciuto fino alle stelle. Dal 25 febbraio finalmente tutti i fan hanno potuto mettere le mani su questo nuovo capolavoro e dopo ben 150 ore e più di gioco sono finalmente pronto a parlarvene, per analizzare nel dettaglio ogni aspetto di quest’opera magnifica, talmente densa di contenuti da sembrare infinita.
Elden Ring è un titolo così incredibile che è riuscito a farmi provare delle sensazioni genuine e di meraviglia che solitamente si hanno solo quando si gioca da bambini, quando tutto è nuovo e ci appare sorprendente, soprattutto per la mancanza di esperienza. Dopo anni e anni in cui ho provato ogni tipo di videogioco, facendo un po’ il callo alle varie esperienze che il mondo videoludico attuale può offrire, mai avrei immaginato di poter riprovare emozioni simili a quelle di quando ero piccolo e giocai per la prima volta a capolavori immortali come Final Fantasy VII o Metal Gear Solid. Elden Ring ci è riuscito e vi voglio spiegare i motivi per cui questo titolo è già considerato da tutti un capolavoro.
Protagonisti di un’epopea fantasy
La sensazione che si prova nel muovere i primi passi nel mondo di Elden Ring è quella di essere veramente in un universo fantasy di cui noi siamo solo una piccola parte e dove il ruolo di eroe dovremo conquistarcelo con le unghie e con i denti. Il mondo aperto proposto per la prima volta da From Software ha una sua anima e vive di vita propria. Noi siamo dei nuovi arrivati, nessuno ci conosce e non abbiamo diritto a nulla, nemmeno i nostri compagni Senzaluce, che incontreremo alla Tavola Rotonda (l’Hub del gioco dove potremo parlare con i vari PNG, comprare oggetti e potenziare le nostre armi), ci vedono di buon occhio. Per loro siamo semplicemente l’ennesimo Senzaluce senza nome pronto a morire in quelle terre afflitte dalla Disgregazione. L’unico modo che abbiamo di farci valere è quello di vincere ogni battaglia e diventare sempre più forti in modo da reclamare il titolo di Lord Ancestrale e porre fine a una situazione di stagnazione ed eterno dolore che sta pian piano distruggendo ogni cosa.
Elden Ring ci presenta infatti un mondo chiamato Interregno dove vigeva l’Ordine Aureo dell’Albero Madre, un gigantesco albero dorato retto dal potere dell’Anello Ancestrale. Un giorno però alcuni misteriosi figuri pianificarono una congiura e, dopo aver rubato la Runa della Morte, compirono il primo omicidio di un semidio. Godwyn l’aureo cadde, segnando la prima morte in assoluto di un essere divino, e poco tempo dopo l’Anello Ancestrale si infranse dando inizio all’epoca chiamata Disgregazione, con i semidei rimasti a lottare tra loro per ottenere frammenti dell’Anello Ancestrale e divenire i nuovi Lord. Questa lotta provocò però solo morte e distruzione e servì soltanto a distorcere la gloria dei semidei, ormai talmente assetati di potere da perdere la benedizione della Grazia. Così i Senzaluce, appartenenti a popolo che un tempo, per motivi non rivelati, perse la grazia dell’Albero Madre, ora vengono nuovamente guidati da fasci di luce dorati che li spingono a ristabilire l’ordine e reclamare il ruolo di Lord Ancestrale. Il nostro personaggio sarà proprio uno dei Senzaluce (o Tarnished, in inglese) chiamato a compiere questo epico viaggio nell’Interregno.
A contribuire alla narrativa di Elden Ring c’è un autore d’eccezione. Come saprete, il background narrativo del titolo è stato scritto in gran parte da George R. R. Martin, autore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. La presenza del famoso scrittore è tangibile: in Elden Ring esistono moltissimi personaggi e quest a loro legate, con una densità di comprimari mai vista prima in qualsiasi altro Souls. Si sente inoltre una lore più massiccia e presente in ogni aspetto del gioco e basterà visitare qualsiasi luogo importante per percepire il peso che questo ha nella storia di Elden Ring, anche se magari non si riuscirà ad afferrare sin dall’inizio ogni dettaglio della storia.
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Elden Ring infatti riprende lo stile di narrazione dei vecchi Dark Souls, dove starà al giocatore mettere insieme i pezzi di un puzzle immenso, tra antiche civiltà, diverse razze e culti variegati, senza contare le storie di Senzaluce e semidei. Bisognerà dunque analizzare ogni dettaglio dei ricchi scenari di gioco e leggere la descrizione di ogni oggetto, così da cogliere anche il più piccolo indizio, che potrà svelarci nuovi risvolti della storia e del background narrativo del gioco. Questo stile di narrazione, tipico dei titoli di From, probabilmente non piacerà a tutti, soprattutto a chi preferisce una storia lineare raccontata in modo classico, ma c’è da dire che, se paragonato ad altri Souls, qui siamo davanti a un gioco con una trama più chiara e molto più narrata.
Personalmente trovo estremamente affascinante come ogni luogo all’interno del mondo di gioco abbia una sua storia, forse poco importante ai fini della trama generale, ma indubbiamente intrigante, una volta che se ne scoprono i retroscena. Per fare un esempio pratico: avvistato un castello in lontananza, mi sono avvicinato fino a trovarlo assediato da alcuni semiumani, creature simili a orchi e goblin. Entrato nel castello, nel cortile ho trovato un cadavere di una creatura che non avevo mai incontrato prima, mentre venivo attaccato da diversi soldati, tra cui un potente cavaliere con una forte mossa legata all’arte del sangue. Dopo averlo sconfitto, all’esterno del castello ho incontrato un personaggio che, con poche semplici frasi, mi ha rivelato del rapimento della madre dei semiumani a opera di un cavaliere impazzito per via dell’arte del sangue. Ho capito inoltre che il castello apparteneva in origine a un PNG incontrato qualche tempo prima. È stato davvero esaltante scoprire con che maestria questa piccola storia fosse stata narrata, principalmente attraverso elementi visivi e poche frasi pronunciate da un personaggio incontrato casualmente. Il mettere insieme i pezzi della narrazione da solo, come con un puzzle, mi ha fatto sentire appagato: ero riuscito a comprendere l’intera vicenda, che all’inizio mi era invece sembrata incomprensibile. E questo è solo un piccolo esempio dell’incredibile quantità di storie presenti all’interno di Elden Ring.
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Il gioco presenta poi svariati finali, anche se quelli principali sono fondamentalmente tre, con qualche variazione a seconda delle vostre azioni. Alcuni di questi finali andranno ad approfondire ulteriormente le vicende del background narrativo di Elden Ring, ma bisognerà portare a termine delle quest legate a personaggi particolari; il rischio di perderle è molto alto e bisognerà prestare attenzione. C’è da dire che, da questo lato, il nuovo titolo di From è molto più permissivo con i giocatori, lasciando molto tempo per risolvere determinate quest e permettendo di saltare qualche passaggio senza conseguenze. Inoltre, in caso di ferite o uccisioni di PNG importanti compiute per sbaglio, basterà andare da Miriel, un PNG affettuosamente ribattezzato in rete come la “Tartaruga Papa” (dato che in effetti è una tartaruga gigante con in testa una mitra, tipico cappello papale), la quale potrà assolvere i vostri peccati facendo tornare neutrali quasi tutti i PNG divenuti ostili.
Ovviamente sarà difficile riuscire a fare ogni quest senza una specifica guida, data la vastità del titolo, ma anche questo è il bello di Elden Ring. Mai come in questo gioco mi sono sentito così parte della storia e, soprattutto, il background narrativo dà l’impressione di essere così vasto che spero vivamente di vedere in futuro qualche spin-off in altri formati, magari fumetti o serie animate, dato che l'universo dell'Anello Ancestrale offre una quantità infinita di storie da raccontare.
L’open world più bello di sempre
L’open world di Elden Ring è qualcosa di mai visto prima. Ho giocato a innumerevoli titoli basati su una struttura a mondo aperto, ma niente si avvicina a questo. L’esplorazione qui ha un fascino unico: ovunque si vada si troverà qualcosa di nuovo e interessante da fare, che sia una carovana da assaltare, un accampamento da visitare, una grotta da esplorare o un villaggio abbandonato conquistato da mostri o altre creature poco raccomandabili. Non ci si troverà mai in una situazione uguale all’altra, come accade invece in mille altri open world; anche quando si visiteranno due catacombe o due rovine che strutturalmente possono sembrare simili, in realtà ci si renderà presto conto del fatto che ci sono sempre differenze sostanziali. La cura che gli sviluppatori hanno messo in ogni centimetro quadrato dell’open world è pazzesca. Questa cura è presente in tutto il gioco e, più si va avanti, più sembra che il titolo non debba finire mai per quanto è vasto il suo mondo. Dopo oltre 150 ore io non ho sentito nemmeno un minuto di stanchezza durante l’esplorazione, e potrei andare avanti benissimo per altre 150 ore.
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Ogni regione ha la sua particolarità, tra le ventose pianure di Sepolcride, le nebbie della zona lacustre di Liurnia o i paesaggi a metà tra l’incubo e l’esotico di Caelid. La cosa più bella è che a ogni passo può succedere qualcosa di totalmente inaspettato, come la comparsa improvvisa di un boss oppure l’incontro con un nuovo PNG pronto a coinvolgervi in una tortuosa quest. Ho adorato poi quelli che ho ribattezzato i “mini dungeon”: grotte, miniere o catacombe esplorabili in un quarto d’ora o venti minuti, ma sempre pieni di sorprese e con una boss battle per concludere l’esplorazione in maniera epica. La cosa bella di Elden Ring è che, qualsiasi cosa si esplori, ne varrà sempre la pena, soprattutto per le ricompense ricevute: ogni mini dungeon completato ci premierà con utili tesori, tra armi, armature, incantesimi o ceneri. Lo stesso succede in qualsiasi altra zona, tra rovine che nascondono forzieri o chiese abbandonate che espandono la lore del gioco. Ogni area nasconde qualcosa di nuovo e unico e nessun altro open world, tra quelli oggi esistenti, è ugualmente denso di contenuti così diversi tra loro.
La possibilità di utilizzare Torrente, la nostra cavalcatura magica, facilita incredibilmente l’esplorazione e, anzi, permette di visitare aree normalmente non raggiungibili grazie alla possibilità di eseguire un doppio salto. L’aggiunta del salto, comando inedito nei precedenti titoli di From Software (era presente solo in Sekiro, che però era molto più action e funzionava in maniera diversa dal tipico Dark Souls), aggiunge una nuova dimensione verticale e così lo spazio si amplia enormemente rispetto al passato, cosa che si nota soprattutto nei Legacy Dungeon, ossia quelle strutture solitamente legate alla storia principale che ospitano i boss più importanti da battere.
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Uno dei primi esempi di questi speciali dungeon è il Castello di Grantempesta, dove troveremo, alla fine, Godrick l’Innestato. Questi luoghi ricordano molto le aree che formavano i precedenti Dark Souls, ma, proprio grazie alla possibilità di saltare, acquisiscono ora una nuova verticalità che ne aumenta a dismisura la varietà e la profondità. I Legacy Dungeon sono un capolavoro del level design: strutturalmente immensi ed estremamente piacevoli da visitare, invogliano a scoprirne ogni più piccolo segreto. E di segreti ce ne sono tanti e ben nascosti. Ad esempio, provate a trovare la strada per i sotterranei del Castello di Grantempesta, non così facili da raggiungere se non si esplora per filo e per segno ogni area del dungeon, ma una volta trovata la via la ricompensa sarà impagabile.
La cosa che però ho adorato più di tutto dell’open world di Elden Ring è l’incredibile libertà lasciata al giocatore. Non esistono tappe prestabilite e le cose da fare per forza per giungere ai titoli di coda sono pochissime. Volendo si potrebbero saltare completamente i primi due Legacy Dungeon e arrivare direttamente alla zona della capitale, basterà infatti avere solo due Rune Maggiori per entrare e proseguire. Il mondo di Elden Ring è vastissimo e allo stesso tempo riesce a dare al giocatore una varietà e una libertà uniche. È senza ombra di dubbio l’open world più bello mai creato in un videogioco.
Guerriero, mago, paladino o qualsiasi cosa tu voglia essere
La libertà di cui ho appena parlato circa l’open world è presente anche nel combat system, dato che la quantità di armi, armature, magie e arti è spropositata, per usare un eufemismo. In generale chi ha già giocato a un Dark Souls si ritroverà a casa, dato che avremo il classico attacco leggero e forte e la schivata, più i vari tasti adibiti alla parata o a colpi speciali vari in base al vostro equipaggiamento nella mano destra e sinistra. Rispetto ai Souls ho notato una maggiore flessibilità nell’utilizzo della Stamina, che ora permette di compiere attacchi, schivate e parate più spesso e con maggior frequenza, infatti la barra verde si esaurirà ora con molta meno facilità.
Le funzioni dei falò, delle anime e delle fiaschette Estus sono rimaste uguali, soltanto con nomi diversi. I falò diventeranno i Siti di Grazia, le anime saranno ora le Rune e le fiaschette le ampolle delle lacrime. Sarà anche possibile ottenere una pozione speciale che, una volta bevuta, ci darà due effetti di potenziamento che saremo noi a scegliere in base agli oggetti inseriti nell'ampolla. Ad esempio, sarà possibile ottenere una rigenerazione costante della salute o un potenziamento a una delle nostre statistiche. Un’aggiunta intelligente al sistema prevede il recupero dell’utilizzo delle fiaschette con l'uccisione di gruppi di nemici durante l’esplorazione dell’open world, cosa furba che permette di ottimizzare i tempi, senza essere costretti a riposare per forza in un Sito di Grazia e s interrompere dunque l’esplorazione. Il gioco è ricco di piccoli accorgimenti del genere, che rendono l’esperienza del combattimento e dell’esplorazione molto più agevole, come anche la presenza di molti più Siti di Grazia nella mappa e la possibilità di teletrasportarsi in ogni momento in uno qualsiasi di questi (tranne che in alcuni momenti particolari del gioco). Le regole dei Souls ovviamente ci saranno tutte: alla morte si perderanno tutte le Rune, che scompariranno definitivamente se si morirà una seconda volta prima di averle recuperate.
Ci sono diverse classi iniziali da scegliere, che possono avere senso nelle prime ore di gioco, ma dopo la libertà data al giocatore nello scolpire il suo personaggio sarà totale e si potrà anche fare qualcosa di completamente diverso rispetto a quanto scelto all’inizio. Certo, alcune delle classi selezionabili possono facilitare la creazione di build specifiche, ma non c’è da preoccuparsi troppo perché, nel caso ci si accorga che la propria build non sia come la si voleva, o anche se semplicemente si desidera provare qualcosa di nuovo, sarà possibile, più avanti nel gioco, riassegnare tutti i livelli ottenuti fino a quel momento. Gli oggetti per riassegnare i punti si troveranno in gran quantità proseguendo nella storia principale, dunque il consiglio più importante che vi posso dare per iniziare è quello di sperimentare per capire cosa vi piace e cosa volete fare: poi, andando avanti, potrete sempre risistemare i punti delle vostre statistiche.
In Elden Ring avrete la possibilità di fare davvero qualsiasi cosa: dai semplici guerrieri, maghi, chierici o ladri tipici di ogni RPG fantasy, fino a degli ibridi elaborati che vanno dal classico mago/guerriero a qualcosa di più particolare. Volete fare un guerriero in grado di usare soltanto le magie del drago? Potete farlo. Volete utilizzare solo archi e oggetti da lancio? Potete farlo. Volete combattere con due armi e infliggere letali danni da sanguinamento con due katana o scimitarre? Potete farlo senza problemi. E vi dico di più, potrete anche specializzarvi a lanciare soltanto magie di una delle tante scuole presenti, ad esempio soltanto le fiamme nere o soltanto gli incantesimi che creano armi magiche, o ancora potete diventare dei provetti alchimisti combattenti con l’utilizzo dei profumi, speciali miscugli inseriti in apposite boccette e in grado di generare diversi effetti dalle esplosioni ai potenziamenti. Statistiche permettendo potrete fare anche cose assurde, come utilizzare contemporaneamente due martelli giganti o spadoni a due mani. Mi fermo qui, ma potrei fare altri mille esempi diversi. Suppongo però che il concetto dell’incredibile libertà che Elden Ring offre nella creazione di un personaggio sia chiara.
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Anche la quantità di armi disponibili, tra quelle normali e quelle speciali, è incredibile. Ce ne saranno a centinaia e fino alla fine del gioco farete fatica a scegliere quale utilizzare, dato che trovarne una di cui vi innamorerete e che vorrete usare come vostra nuova arma principale sarà facilissimo, anche quando sarete convinti di non voler più cambiare l'arma utilizzata fino a quel momento. Stessa cosa vale per la miriade di incantesimi, sia da mago che da chierico, presenti.
Elden Ring aggiunge inoltre nuove possibilità al già vasto arsenale: le Ceneri di Guerra e l’evocazione degli spiriti. Le prime sono delle mosse speciali da assegnare alle armi, che non solo vi permetteranno di personalizzarle, ma anche di cambiarne l’affinità. Ad esempio potremo trovare una mossa speciale che permette di sparare un getto infuocato: potremo dunque equipaggiare questa Cenere di Guerra a una spada lasciandola con un bonus di danno normale, come se fosse una spada qualunque, oppure potremo rendere la spada infuocata, diminuendo i danni da taglio ma aggiungendo quelli da fuoco. Questo sistema sostituisce le vecchie pietre per potenziare le armi, rendendole elementali o basate su particolari statistiche, ma il sistema così è molto più semplice e versatile, dato che si potranno provare nuove ceneri o tornare a quelle precedenti senza perderne nessuna. In questo modo avrete modo di sperimentare varie mosse speciali e affinità di tutti i tipi senza dover perdere oggetti.
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Gli spiriti invece sono delle vere e proprie evocazioni che costano Punti Focus o PF (in pratica il mana del gioco) che permettono di utilizzare magie e mosse speciali delle armi. Queste evocazioni sono un’aggiunta molto ben riuscita, che ci permetterà di chiamare degli spiriti in nostro aiuto sia contro i boss che in alcune aree speciali solitamente molto affollate. Quando vedremo al lato dello schermo un simbolo a forma di tomba, vorrà dire che in quell’area sarà possibile evocare uno spirito. Questi sono tantissimi: si va dai semplici lupi (i primi che riceveremo) a orde di semiumani, gruppi di soldati e bestie feroci di vario tipo, fino agli spiriti leggendari. Questi ultimi avranno dei nomi specifici e rappresenteranno dei combattenti straordinari. Anche gli spiriti potranno essere potenziati alla Tavola Rotonda, per fare in modo che siano più efficaci in battaglia.
Boss battle indimenticabili
Il sistema di progressione del personaggio è a grandi linee invariato rispetto ai vecchi Souls. Ottenendo le Rune dai nemici sconfitti, potremo poi utilizzarle per salire di livello in un Sito di Grazia. Ogni livello potrà essere utilizzato per aumentare una delle caratteristiche di base: Vitalità, Mente e Tempra, che determinano la quantità rispettivamente di Salute, PF, Vigore; Forza, Destrezza, Intelligenza, Fede e Arcano per le abilità in combattimento. Intelligenza servirà principalmente per gli incantesimi da mago classici, Fede per quelli da chierico e Arcano è invece una nuova statistica che racchiude in sé la vecchia Fortuna, che determinava la probabilità di ottenere oggetti dai nemici sconfitti, ma che soprattutto è legata all’effetto del Sanguinamento e ad alcuni incantesimi specifici, come ad esempio quelli draconici.
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Anche il funzionamento dell’equipaggiamento a grandi linee rimane invariato. Potremo equipaggiare tre diverse armi per mano, così da poterle alternare velocemente, e in più sarà possibile equipaggiare quattro parti di armature. Ovviamente dovremo sempre fare attenzione al peso massimo che possiamo trasportare, un punteggio legato alla statistica Vigore. Con troppo peso addosso ci sarà difficile schivare con efficacia e dunque converrà tenersi leggeri, per poter rotolare con maggior efficacia di fronte agli attacchi nemici, a meno che non vogliate diventare un tank inamovibile basato su armatura pesante e scudo torre. In questo caso bisognerà tenere d’occhio la statistica della Stabilità, il vecchio Poise del primo Dark Souls, che determinerà quanto potrete vacillare in combattimento. Più alto è il valore e più probabilità ci saranno di non essere interrotti dagli attacchi nemici mentre si sta compiendo un’azione offensiva. Questo valore è presente anche negli avversari e infatti troveremo una meccanica simile a quella di Sekiro: ossia se riusciremo a sbilanciare l’avversario tramite ripetuti colpi, sarà poi possibile infliggergli un colpo di grazia.
Ci sono poi i Talismani, oggetti che daranno svariati bonus al nostro personaggio. Si inizierà solo con uno slot, ma, andando avanti con il gioco, potrete averne fino a quattro equipaggiabili contemporaneamente. Tra i Talismani, che sostituiscono in tutto e per tutto gli effetti dei vecchi anelli, alcuni miglioreranno le statistiche, altri aumenteranno la salute o il peso trasportabile, altri ancora potenzieranno gli incantesimi e così via. Ci saranno poi le Rune Maggiori, ottenibili sconfiggendo i boss principali del gioco. Queste saranno molto potenti, ma per essere usate andranno prima equipaggiate e poi attivate: per farlo bisognerà utilizzare una Saetta Runica, oggetto ottenibile sia trovandolo casualmente durante l’esplorazione che comprandolo da alcuni specifici venditori. La maniera più facile di ottenere quest’utile oggetto è però quella di aiutare un altro giocatore in cooperativa online a battere un boss, oppure invadendo e sconfiggendo altri personaggi giocanti. L’effetto delle Rune Maggiori potrà veramente fare la differenza: per farvi solo un esempio, quella di Godrick, il primo boss, quando sarà attiva darà 5 punti extra a tutte le statistiche principali.
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Ogni potenziamento e bonus sarà fondamentale per affrontare la moltitudine di nemici e boss che il gioco vi manderà contro. Le tipologie di nemici non si contano e ogni area ha le sue creature uniche, spesso contestualizzati dalla lore del gioco. Ne troverete di tutti i tipi, dai classici draghi, non morti e soldati nemici, a esseri strani e spesso inquietanti che popolano le lande dell’Interregno. Come in ogni titolo di From non sottovalutateli mai, perché il pericolo è sempre pronto a sorprendervi.
Per quanto riguarda le Boss Battle, vero e proprio marchio di fabbrica di From Software, non se ne sono mai viste così tante: forse in questo gioco superano persino il centinaio, in totale. Certo, è vero che molti boss, soprattutto nel mondo aperto e nei mini dungeon, sono ripetuti, ma era onestamente impensabile pensare di realizzare un centinaio di boss tutti differenti l'uno dall’altro. C’è da dire che anche in caso di boss uguali, spesso ci saranno delle varianti che li renderanno comunque sempre diversi. Ad esempio, alcuni potranno attaccare in coppia con un altro boss già affrontato, altri avranno dei normali nemici come spalla, altri ancora persino nuovi attacchi. Insomma, difficilmente avvertirete una sensazione di già visto, anche con boss già affrontati in altre occasioni.
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Ci sono poi i boss principali, solitamente personaggi importanti della storia, che però non sarà obbligatorio affrontare; ma alcune delle battaglie con i boss più belle di Elden Ring saranno proprio quelle opzionali. Gli scontri con i boss principali rappresentano ovviamente le battaglie più epiche ed esaltanti del gioco e a volte saranno caratterizzate da meccaniche uniche. Inutile dire che queste boss fight presenteranno anche dei notevoli picchi di difficoltà, molto più alti del normale. L’epicità di questi scontri però sarà altissima e la difficoltà serve proprio a distinguere i loro boss protagonisti dalla massa di altre creature affrontate in precedenza. Spesso si affronteranno delle vere e proprie leggende dell’Interregno, considerate imbattibili da tutti, dunque è giusto che siano scontri spettacolari e complessi da portare a termine. Come è tipico dei Souls, la soddisfazione salirà alle stelle quando si riuscirà ad abbattere uno di questi nemici. Senza fare spoiler, ho trovato alcune dinamiche di certe boss battle stupende, tanto che alcune sono entrate di diritto tra le mie preferite dei titoli di From Software. Raggiungere questo nuovo traguardo in fatto di epicità sarà dura per i giochi del futuro, anche per lo stesso team di Miyazaki.
Un mondo fantasy decadente da cartolina
Passando al lato tecnico, Elden Ring è graficamente molto bello da vedere. Ho giocato il titolo su una PS5 e non ho mai sperimentato gravi crash, bug pesanti o altro di problematico. Il titolo in modalità performance è andato liscio a 60 FPS per tutto il tempo. Certo, non mancano alcuni difetti, tra cui quelli che il team di From Software si porta dietro dal primo Dark Souls. Ad esempio anche qui ogni tanto si riscontra la compenetrazione poligonale degli oggetti tra loro, nemici che possono colpire attraverso le pareti, telecamera che in certe boss battle impazzisce e ho notato anche una certa frequenza di pop up della vegetazione nel mondo aperto, specialmente quando si va a cavallo. Tutti questi però sono problemi irrisori che non rovinano assolutamente l’esperienza di gioco. Bisogna inoltre ricordare che il titolo è cross-gen e che è stato fatto per essere in grado di girare anche su PS4 e su Xbox One.
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A livello artistico il titolo è fuori scala. Ci sono dei paesaggi maestosi e incredibili che mi hanno fatto davvero cadere la mascella a terra. Spesso mi sono fermato per scattare qualche foto come se fossi in vacanza in un luogo esotico di villeggiatura, bello e mortale allo stesso tempo. Si può dire che l’unica grossa mancanza di Elden Ring sia l’assenza di un Photo Mode, ormai sempre più presente in moltissimi giochi. Ci sono alcuni scorci davvero incredibili, con zone che sono allo stesso tempo stupende da vedere e geniali nella loro concezione e struttura, come quelle sotterranee, di cui non vi dirò nulla. Il mondo di Elden Ring è incredibile da vedere e da vivere in ogni sua sfaccettatura.
Anche per quanto riguarda la componente multiplayer ci sono poche variazioni rispetto agli ultimi Souls. Anche in questo titolo si potranno evocare uno o più giocatori per affrontare insieme aree ostiche e boss battle e la cosa bella è che stavolta si potranno esplorare intere zone o dungeon insieme ai propri amici senza particolari restrizioni. I nostri compagni di avventura scompariranno soltanto quando si ucciderà un boss qualsiasi. L’unica cosa un po’ fastidiosa è il fatto che se si va in giro nell’open world insieme a un amico e ci si imbatte in una nuova zona, come uno dei tanti mini dungeon o anche una regione diversa, bisognerà per forza farlo disconnettere per poterci entrare, e poi rievocarlo una volta superata la barriera di nebbia visibile solo in queste condizioni. Questo sistema di cooperativa è un po’ macchinoso per l’esplorazione e poteva essere snellito. In generale però non ci si può lamentare, dato che nella mia esperienza ho evocato giocatori e mi sono fatto evocare senza mai grossi problemi di lag o altro e in tempi rapidissimi.
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Anche le invasioni sono ben gestite: finché giocherete da soli non dovrete preoccuparvi di eventuali invasori, a meno che non decidiate di vostra spontanea volontà di usare un oggetto per far arrivare dei giocatori ostili nel vostro mondo. Quando si gioca con qualcuno come alleato, invece, si può venire invasi, anche se ci sono degli oggetti che possono richiamare automaticamente altri giocatori in vostro aiuto. Il PVP risulta divertente e molto vario, anche se il bilanciamento è sempre a rischio, data l’enorme rosa di build realizzabili, e dunque la possibilità che arrivi qualche combinazione di armi o poteri che possa sbilanciare completamente il PVP è alta, anzi, se è già presentata una situazione simile, che fortunatamente è stata corretta con l’ultima patch. Si spera dunque che From continui a tenere monitorata la situazione del multiplayer competitivo in modo da non creare sbilanciamenti troppo esagerati.
Il verdetto
Dire che Elden Ring è un capolavoro è riduttivo. Il nuovo titolo di From Software è magnifico in ogni suo aspetto, curato in ogni particolare in maniera meticolosa e in grado di offrire una libertà senza precedenti ai giocatori, sia nell’esplorazione che nel gameplay. Non ho mai visto un open world così ben fatto sin da quando questa tipologia di giochi è nata ed è indubbio che questo titolo entrerà di diritto nella storia dei videogiochi come uno di quei capolavori più unici che rari, che sono in grado di rivoluzionare il panorama videoludico. Anche se non avete mai provato un soulslike in vita vostra o il genere non vi ha mai attirato, ripensateci: Elden Ring è un’esperienza che chiunque sia appassionato di videogiochi dovrebbe provare almeno una volta.
Commento
Voto di Cpop
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