L’adolescenza è a tutti gli effetti un periodo di transizione, un momento complesso nella vita in cui gli stimoli e le pressioni nei confronti del futuro sottintendono a più percorsi possibili, di pari passo a un cambiamento che interessa la sfera emotiva, quella fisica e soprattutto quella mentale. I Colori dell’anima (The Colors Within), il film d’animazione diretto da Naoko Yamada, su una sceneggiatura di Reiko Yoshida, s’insinua nella vita di alcuni ragazzi che si trovano proprio a vivere un momento del genere, fondendo alla rappresentazione diretta del loro privato una narrazione dai tratti romantici e smielati, in parallelo ad alcuni elementi che interessano direttamente sia la sfera personale sia quella più fantasiosamente cromatica.
Lo stesso titolo del film, I Colori dell’anima, suggerisce fin da subito la spinta romantica e sentimentale del lungometraggio, disponibile al cinema dal 24 febbraio 2025, anticipando lo spirito particolare che anima non soltanto gli eventi principali al centro del racconto, ma anche una particolare delicatezza tecnica sempre coerente con quanto rappresentato e in qualche modo distintiva e riconoscibile. Tutto torna alla dimensione delle battaglie personali ne I Colori dell’anima, tutto torna all’intimo confrontarsi esistenziale e ai dubbi possibili nei confronti della vita, del futuro e del presente.
Vedere i colori delle persone
La storia al centro de I Colori dell’anima è piuttosto semplice in realtà, fondendo elementi da “slice of life” a trovate più intimamente astratte. Al centro di tutto troviamo la giovane Totsuko, una ragazza che vive in una sorta di collegio religioso femminile, fortemente connessa con la propria fede. Differentemente da tutte le altre persone, però, lei possiede il dono di poter scorgere i colori delle persone, distinguendone l’indole profonda solamente attraverso il proprio sguardo. Questa capacità, quindi, la porta spesso a confrontarsi, involontariamente, con i crucci interiori del prossimo, contribuendo alla costruzione di una particolare sensibilità che l’ha resa ciò che è quando incrociamo il suo cammino.
Potendo scorgere l’aura cromatica del prossimo, Totsuko entra facilmente in contatto anche con le persone che non conosce ed è proprio partendo dal colore interiore di una sua compagna di scuola, Kimi, che decide di legare con lei, scoprendo che suona la chitarra, cosa che si connette anche con il suo amore per la musica. A tutto ciò si collega il terzo giovane protagonista de I Colori dell’anima: Rui.
Anche lui, incuriosito da Kimi, un giorno decide di parlarle in una libreria e di proporle di suonare insieme, dato che ama la musica. Questa dinamica avviene mentre sul posto c’è anche Totsuko. Dalla casualità di un incontro del genere nascerà qualcosa, una miccia che, mano a mano, spingerà in avanti gli eventi di un film delicato e intimo, ma anche diretto e ispirato.
Crescere e maturare
Come anticipato in precedenza, fra le tematiche più importanti al centro de I Colori dell’anima troviamo proprio quelle della crescita e del cambiamento. Il racconto animato portato sul grande schermo da Naoko Yamada si sviluppa attraverso una coralità che distingue i suoi protagonisti in tre storie specifiche, tre narrazioni che continuano a incrociarsi con il passare del tempo. Ognuno di loro si trova in un momento particolare della propria vita, e questo dà modo alla regista di mettere in evidenza con naturalezza i loro tormenti, prendendo in esame per ognuno dinamiche personali differenti che spingono tutte verso l’ignoto di un futuro ancora tutto da definire.
Così ci troviamo a conoscere questi tre ragazzi, questi adolescenti che si sono trovati insieme per via dell’amore verso la musica, che qui si fa legame e strumento attraverso cui esprimere ciò che si custodisce dentro di sé. Di pari passo, abbiamo la lettura cromatica del mondo offerta dalla dote particolare di Totsuko e il contesto di un Giappone parecchio “quadrato” in relazione con l’essenza imprevedibile dell’essere umano. Ecco che I Colori dell’anima sceglie volutamente di concentrarsi sul delicato e sul personale, scansando ogni altro ragionamento in questo senso, così da esaudire l’essenza stessa dei suoi piccoli protagonisti, spogliandoli dei loro dubbi e delle loro incertezze.
Ognuno di loro, non a caso, si presenta al pubblico con alcuni crucci e riflessioni, con dinamiche personali irrisolte o comunque in divenire. In tutto ciò subentrano i legami d’amicizia e una particolare sensibilità perfettamente coerente con la forza della musica, della melodia che diventa quasi, e senza difficoltà, trattato personale e mezzo attraverso cui uscire dal proprio guscio di consuetudini e insicurezze, e finalmente brillare in qualche modo, al di là degli obblighi quotidiani della vita e delle aspettative del mondo degli adulti. Crescere significa tantissime cose diverse, e tutto I Colori dell’anima è pervaso da questo senso dell’ignoto, nei confronti di un domani verso il quale non vi è alcuna certezza chiara.
Fluire attraverso lo stile
Dal punto di vista tecnico, I Colori dell’anima è piuttosto avvolgente nel suo incedere, mostrandosi attraverso una regia che tenta in tutti i modi di farsi dinamica, cercando di catturare non solamente l’azione in corso, ma la sua stessa essenza. I primi piani e i dettagli contribuiscono a costruire un particolare intimismo direttamente con gli spettatori in sala, svelando ancora una volta la voce di un lungometraggio che si prende sempre e comunque i suoi tempi, dedicandosi alle animazioni e alla caratterizzazione generale.
Una dinamica del genere, specialmente in termini di ritmo narrativo, ha i suoi pro e i suoi contro, ponendo l’evoluzione del racconto su un binario che tende a rallentare troppo spesso e a dilungarsi in momenti creativi che avrebbero meritato qualche taglio in più. L’idea dei colori e della rappresentazione del prossimo in questi termini funziona, rendendo più spontaneo e affascinante il tutto, pur senza troppi approfondimenti in generale. I Colori dell’anima risulta essere un film interessante, anche se non troppo incisivo, facendo della delicatezza un tratto profondamente personale, al punto da risultare un’esperienza altrettanto leggera.
Commento
Voto di Cpop
70Pro
- La regia di Naoko Yamada crea un'atmosfera intima e coinvolgente, con un uso dei colori e dei dettagli che arricchisce la narrazione e studia le emozioni dei personaggi.
- Il film esplora con delicatezza l’adolescenza, la crescita personale e le incertezze del futuro, facendo emergere le emozioni dei protagonisti in modo genuino e toccante.
Contro
- La narrazione a volte tende a rallentare eccessivamente, con momenti che avrebbero potuto essere più concisi per mantenere un maggior dinamismo.
- Nonostante la delicatezza del racconto, il film non riesce sempre a suscitare un impatto emotivo forte, risultando a tratti più leggero e meno memorabile di quanto ci si aspetterebbe.
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