Non è facile confrontarsi con un classico, specie uno dedicato al pubblico delle famiglie e quindi interiorizzato in tenera età da molteplici generazioni. D'altronde nessuno ha obbligato Disney a ficcarsi nella situazione non semplice di trovare una degna sostituta a Julie Andrews, nel suo ruolo forse più iconico: quello di Mary Poppins, la tata praticamente perfetta sotto ogni punto di vista.
Definizione che calza a pennello anche per il musical del 1964. A mezzo secolo di distanza non sembra invecchiato di un giorno, con le sue musiche e animazioni ancora accattivanti, le svolte narrative brillanti e quell'ironia molto tagliente che fa riscoprire e riamare uno dei più grandi film di sempre targati Disney anche in età adulta.
La bella notizia per la Casa del Topo è che, con i giusti accorgimenti, gli interpreti più indicati e qualche aggiornamento all'epoca attuale, riesce a non far sfigurare troppo il sequel, arrivato 55 anni dopo l'originale. La cattiva, per gli spettatori, è come venga riletta l'enorme eredità di quel classico. Cambiamenti che dicono molto della società e della Disney di ieri e di oggi.
Il ritorno di Mary Poppins: la trama del film
È un periodo di difficoltà per il Regno Unito e per il mondo intero: la crisi economica del 1929 è arrivata a lambire anche il viale dei Ciliegi, dove vive la famiglia Banks. Michael è diventato grande, si è sposato e ha avuto tre figli. Ora è costretto a badare a loro da solo, perché sua moglie Kate è morta di recente, lasciandolo preda del dolore (e allungando il già notevole elenco di orfanelli Disney) e della confusione. Come badare alla casa, alla famiglia e ai conti che non tornano?
Costretto a fare il cassiere nella banca dove militava il padre per sbarcare il lunario, Michael ha messo da parte le ambizioni da pittore e il ricordo di Kate per salvare la sua casa e la sua famiglia. Purtroppo però la crisi incalza e le rate del debito contratto con la banca si accumulano. Così una tranquilla domenica mattina di tubi rotti in cucina e dispensa vuota si trasforma in un ulteriore incubo quando bussano alla porta due avvocati con un avviso di pignoramento della casa.
Michael e sua sorella Jane hanno solo pochi giorni per ritrovare il documento che attesta la proprietà del padre di alcuni titoli della banca, o perderanno la casa di famiglia. I fratellini Banks sono impegnatissimi ad aiutare il padre, deciso una volta per tutte a sbarazzarsi dei ricordi e delle ambizioni del passato. Uno di quei ricordi - un vecchio aquilone rattoppato e con una bizzarra fascia femminista come coda - prenderà il volo e a riportarlo a terra sarà proprio Mary Poppins, tornata in via dei Ciliegi per salvare i Banks, i piccoli di ieri e quelli di oggi.
Non sarà un compito facile però: chiuso nel suo dolore, Michael è divenuto sordo ai consigli della ex tata, mentre i suoi figli sono convinti di non avere bisogno di una persona che badi e a loro e anzi, di poter a loro volta prendersi cura del padre.
Il ritorno di Mary Poppins: la recensione del film
Non è semplice confrontarsi con un classico, ma se hai dalla tua un impero finanziario influentissimo, non è nemmeno impossibile. Il ritorno di Mary Poppins compie la saggia scelta di distanziarsi di un paio di decenni dal suo predecessore. Così ha lo spunto di novità giusto per temi, arredamenti, abiti e ambientazioni, senza però rinunciare a quella vibrazione di bel tempo antico e Inghilterra di una volta.
L’inglesità della pellicola è poi garantita da una batteria di interpreti che incarnano l’essenza stessa della britishness contemporanea. L’attesa ovviamente era tutta per Emily Blunt, che non fallisce. Con quella sua punta di ruvidità è perfetta per interpretare la saggia ma anche vanitosa e capricciosa Mary Poppins, che anzi somiglia ancor di più al personaggio dei romanzi di P. L. Travers, ben più radicale di quello di Julie Andrews.
Il vero cuore narrativo del film (e un ottimo stratagemma per esporre la nuova Mary il minimo necessario) è Ben Wishaw, in un’interpretazione stellare. Il suo Michael vedovo e arrabbiato, miope eppure così empatico da dire ai suoi ragazzi “spero di diventare saggio come voi da grande” fornisce un’anima dolente e commovente a un film più che tradizionalista e mediato. Si potrebbe parlare quasi di rivelazione, se non fosse che Wishaw ha alle spalle un decennio di interpretazioni incredibili ed è il cuore di un altro grande classico moderno per ragazzi: la doppietta di film di Paddington, in cui dà voce proprio l’orsetto protagonista.
Quando la dimensione narrativa si fa piccola nel suo tradizionalismo, Il ritorno di Mary Poppins tira fuori il suo grandeur produttivo: camei eccellenti (Meryl Streep, l’inglesissimo Colin Firth, il ritorno di Dick Van Dyke), strepitosi costumi di Sandy Powell (bellissimi quelli che “mimano” il design dell’animazione 2D), un numero musicale degno di Chicago in cui si sente tutta la mano del regista Rob Marshall, le musiche e la presenza scenica di Lin-Manuel Miranda. C’è la computer grafica sì, ma ricalca le orme della tradizione d’antan.
Il ritorno di Mary Poppins è quindi un film che utilizza tutto il suo potere e il suo prestigio per mettere in scena uno spettacolo gradevole, con un paio di picchi memorabili e idee interessanti. Non era un traguardo semplice da raggiungere. Rimane però lontanissimo l’originale, che anzi, viene frettolosamente rivisto in un’ottima rassicurante, perbenista e capitalista che sembra un vero e proprio dietrofront dalla pellicola del 1964.
A fare la differenza in quella storia era il piglio sorprendentemente irriverente con cui quel film irrideva il mondo dei grandi. La banca era un covo di affaristi che brancolava nel buio, folli che prendevano decisioni sulla base di storielle, che arraffavano monetine ai bambini, temendo la concorrenza persino della vecchina dei piccioni.
La madre suffragetta incurante dei figli per correre dietro a cause progressiste, senza però smettere di far moine al padre, è un altro esempio di personaggio indimenticabile nel suo essere ridicolo e sferzante. Nella Jane di oggi, sindacalista che si limita ad essere carina e portare qualche cartello a una non meglio precisata manifestazione, non c’è un briciolo di quell’allegra anarchia, di quella gioiosa rivoluzione immaginifica contro gli schemi e le inquadrature della società classista e capitalista inglese.
È con una certa tristezza - di adulti - che si assiste a un lieto fine che vede il caro vecchio capitale salvatore della patria. È il colosso Disney di oggi a mancare dell'audacia di ieri, costringendo persino un personaggio praticamente perfetto sotto ogni aspetto come Mary Poppins - una che scende dal cielo con una borsa magica e un ombrello parlante - a fare almeno un paio di capatine nel luogo meno "superfantasticoso" che ci sia: una banca.
Mary Poppins arriverà nei cinema italiani il 20 dicembre 2018.
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