Illusioni perdute potrebbe essere il miglior film visto nel 2021 sul tema dell'impatto che i social media hanno sulla nostra personalità e sull'intimità di ciascuno di noi. Un risultato davvero sorprendente, considerando che si tratta di un film in costume basato sull'opera dello scrittore francese Honoré de Balzac e ambientato nel XIX secolo.
Sontuoso e magnifico sia per regia sia per ambientazioni e costumi, il film corona il desiderio del suo regista Xavier Giannoli (Corpi impazienti, Marguerite) di portare su schermo l'ascesa e la caduta di Lucien de Rubempré, un giovane poeta di campagna che decide di trasferirsi a Parigi per tentare la strada del successo letterario.
Giannoli sognava di realizzare un adattamento della storia da ben 25 anni ed è riuscito a farlo con una produzione ricchissima di mezzi: il film è costato 19 milioni di euro e vede al fianco del protagonista Benjamin Voisin (Estate '85) attori del calibro di Gerard Depardieu e Vincent Lacoste, oltre alla presenza nel cast del regista Xavier Dolan.
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La trama di Illusioni perdute
La storia di Lucien de Rubempré fa parte dell'imponente opera dello scrittore francese Honoré de Balzac, autore del ciclo di romanzi La Commedia umana, in cui ritrae ed esplora ogni genere di personaggi e "tipi" umani. Lucien (Benjamin Voisin) è un giovane ragazzo di campagna con la passione per la poesia che intesse una relazione romantica con una nobildonna sposata di nome Louise (Cécile de France). I due decidono di fuggire a Parigi per vivere la loro relazione e sostenere lo sforzo del ragazzo di diventare un letterato affermato.
Giunto nella grande città e scontratosi con la realtà frenetica della metropoli e crudele dei salotti mondani, Lucien si ritrova a dover lavorare per sopravvivere e decide d'intraprendere la carriera del giornalista. Parigi è invasa di giornali dalle tirature ingenti, che ospitano articoli salaci e invettive dirette ai potenti della politica e dell'alta società. Lucien scopre di avere un talento per le caricature e i pezzi in cui irride e demolisce i pezzi grossi della società parigina, divenendo in poco tempo ricco, famoso e molto temuto dalla società bene della città.
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L'amore per l'intrattenitrice con il sogno della recitazione Coralie (Salomé Dewaels) e l'ambizione mai sopita di riabilitare l'antico cognome nobiliare del padre ed entrare a far parte dell'aristocrazia francese porteranno Lucien sulla strada della rovina, rivelando la squallida natura del lavoro di giornalista e delle relazioni umane e lavorative su cui si fonda la vita dell'ambizioso protagonista.
Vizi e virtù del giornalismo
Chi pensa che i film in costume siano solo romanticismo e nostalgia farebbe bene a dare un'occhiata al bellissimo film di Xavier Giannoli, tanto sontuoso nelle immagini quanto sferzante nelle conclusioni. Grazie a un'ottima elaborazione della scrittura incisiva e illuminante di Balzac, il regista riesce a raccontare l'alba dei mass media e l'enorme impatto che i primi giornali hanno avuto sulla società francese, plasmando la realtà, creando miti e distruggendo vite.
L'inizio dell'era dei media di massa è raccontata con distacco da Balzac e ripresa con altrettanto acume da Giannoli, che attraverso la parabola di Lucien ritrae un mondo frenetico e affascinante in cui i giornali e i giornalisti fanno di tutto, tranne che informare il pubblico. L'obiettivo dei giornalisti è rendere felici gli azionisti e aumentare il fatturato dell'azienda per cui lavorano, intessendo un'intricata rete di relazioni umane in cui gli amici sono tanto importanti quanto i nemici, costruendo un'immagine pubblica apparentemente schietta e libera da condizionamenti. L'errore di Lucien è credere in questa libertà, pensare veramente che le penne dei giornalisti abbiano la capacità di mitigare il potere mai sopito dell'aristocrazia.
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Protagonista perfetto del film è la star nascente del cinema francese Benjamin Voisin, capace d'incarnare i lati più puri e più sinistri del protagonista. Al suo fianco brilla un cast di vecchie e nuove glorie del parterre attoriale francofono, con tanto di sigillo di qualità garantito dalla presenza iconica di un Gerard Depardieu nel ruolo di un editore faccendiere. A sorpresa tra gli interpreti brilla anche un Xavier Dolan incredibilmente a suo agio nei panni dell'attore, lontano dai propri film, mentre Vincent Lacoste si conferma una garanzia.
La scommessa di Xavier Giannoli è decisamente vinta. Il suo film opulento è vibrante, sferzante, ma soprattutto capace di fare da specchio al mondo di oggi, tessendo un film di signicati e rimandi tra il nostro presente e quello di Lucien, vecchio di due secoli eppure più attuale che mai. Il maggiore merito di Illusioni perdute è quello di dimostrare come si adatti al meglio un classico. Giannoli non sceglie né con approccio iconoclasta, né con timore reverenziale, mettendo in luce e in risalto quegli elementi che provano quanto Balzac sapesse guardare dentro le persone e la società, cogliendo la tragedia nella commedia umana, quei tratti tipicamente umani e sociali che due secoli di guerra, scienza, tecnologia e storia non hanno saputo scalfire né cancellare.
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